domenica 13 marzo 2022

Stralcio

 

"E come si fa, stasera, per il conto? Tre giorni fa, un’eternità, Irina era semplicemente contrariata di non poter più pagare il parcheggio con Apple Pay, l’applicazione per cellulare che qui tutti usano, perché la carta di credito in plastica è desueta quanto l’assegno da noi. E poi ho voluto pagare il nostro pranzo con la mia Visa e non ci sono riuscito, ed è in quel momento che tutti e due abbiamo cominciato a capire che le sanzioni, l’uscita dal sistema Swift, non erano una faccenda fra Stati e banche, che colpisce solo marginalmente le persone o prosciuga i loro risparmi, cosa a cui i russi sono abituati, ma che ben presto impedirà loro di pagare qualunque cosa. In previsione del momento in cui le carte non si bloccheranno più una volta su due, come succede per il momento, ma ogni volta che si proverà a usarle, questo pomeriggio ho scelto di ritirare dei rubli, il massimo possibile per non rischiare, e mi hanno consigliato di andare in una filiale della Vtb, una banca sufficientemente piccola per non essere ancora colpita dalle sanzioni (i servizi ormai si dividono fra quelli che sono sotto sanzioni e quelli che non lo sono ancora ma presto lo saranno). C’era almeno una ventina di persone davanti a ogni sportello bancomat, tutti russi, preoccupati ma calmi, e tutti con la testa sollevata verso un display che indicava il cambio del rublo, dell’euro e del dollaro. Tre giorni fa un rublo valeva poco meno di dieci centesimi di euro, oggi sta a quindici, se riesco a ritirarne sarò uno sceicco, mentre le persone che mi stanno intorno guardano i loro risparmi sciogliersi a vista d’occhio. Vorrei intavolare una conversazione, ma anche se non sono ancora stati segnalati casi di aggressività verso gli stranieri a Mosca, siamo comunque noi che ci becchiamo le conseguenze delle sanzioni; molti espatriati di mia conoscenza cominciano ad abbassare la voce quando parlano al telefono in francese per strada, meglio tenere un profilo basso. Ho una fifa matta che il bancomat si ingoi la mia carta; non succede ed è già qualcosa, ma non mi fa ritirare nulla. Per fortuna ho pagato in anticipo l’albergo e il mio biglietto. Per il resto, è assolutamente imprevedibile. Xaver cerca di pagare per primo, ha tre carte di credito diverse, nessuna funziona. La mia sì, inspiegabilmente, ma è il suo ultimo respiro. E il taxi per l’aeroporto, lunedì? Se mi trovassi bloccato a Mosca perché non posso pagare il taxi? La Visa e la Mastercard annunciano sabato che lasciano anche loro la Russia. Per fortuna, Pavel mi ha dato una busta di contanti. ***
Un boomer russo
«Ho già visto tutto questo, più in piccolo. Ero inviato a Bagdad, giornalista giovanissimo, in un tempo in cui l’Iraq era un Paese prospero, uno dei più piacevoli dove vivere in Medio Oriente. Sapevamo che Saddam gassava un po’ i suoi curdi ma si guardava da un’altra parte, tutti i capi di Stato gli dichiaravano la loro amicizia. Quando invase il Kuwait, credeva che tutti avrebbero protestato un po’, così per forma, e che poi tutto sarebbe passato, business as usual . Ma non passò: il mondo intero si coalizzò contro di lui, embargo, sanzioni, il Paese prospero diventò un Paese paria, regredì all’età delle caverne ed è ancora lì che si trova. È questo che ci sta succedendo. Putin è diventato un paria, ma anche noi diventiamo dei paria. È pazzesco, sai, quello che avrà vissuto uno della mia generazione. Uno che è stato adolescente in Unione Sovietica e poi, a vent’anni, quel miracolo assoluto, totalmente inimmaginabile, della fine degli anni Ottanta. Passare di colpo da Cernenko a Gorbaciov, e poi il golpe, i carri armati a Mosca, i primi locali notturni a Mosca, i primi viaggi all’estero. I soldi a fiumi, la criminalità, il Far West degli anni di Eltsin. Voi non ne avete la minima idea in Francia, la minima idea. Che avete vissuto voi, poveri piccoli? Il maggio ’68? L’elezione di Mitterrand? Ho paura di Le Pen, e che sarà mai! Uno della mia età in Russia ha esperienze per dieci vite, e ora che credevamo di poterci riposare, che non ci sarebbe successo più nient’altro che le cose normali della vita, comprare una dacia, invecchiare, ammalarci, morire, ecco che ci arriva addosso questo, nella peggiore delle ipotesi la fine del mondo, nella migliore delle ipotesi ritorneremo dentro la nostra topaia».
(da Racconto di una guerra - oggi su Repubblica - di Emmanuel Carrére)

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