sabato 3 agosto 2019

Tutto nitido, pure la farsa


Trentottovirgolaottopercento: direi che ci siamo quasi per consegnare la guida del paese ad un incapace per di più cazzaro verde. Ci avviciniamo sempre più al ritorno dell'ennesimo uomo forte, una nostra prerogativa innata, naturale, storica. 
Le cause? Le solite: colori sbiaditi, principi cardini di forze politiche gettate alle ortiche, opposizione intenta a farsi del male, coalizione al potere diretta e guidata da un solo lato. In questo stagno, nella stagnazione del rigore democratico, nell'affievolimento delle norme costituzionali, nasce, s'erge, appare sistematicamente l'uomo della provvidenza, il forte, l'adulato, l'unto. 
Questione di mesi e vedremo il Cazzaro uscire da Palazzo Chigi con elmetto, falce e fascio di grano sotto braccio. 

Analizziamo alcuni aspetti: l'azienda del pagatore seriale di tangenti alla mafia, che comunemente chiamiamo forza italia, è attualmente sul carro funebre in attesa di essere cremata. Dopo decenni di autentiche prese per il culo, il popolo adulante ha cambiato soggetto, il Cazzaro appunto. L'Erotomane attualmente sta meditando di ricreare un movimento, l'Altra Italia, continuando a credere, come gli anziani usano pensare, che il solito, stucchevole meccanismo, l'uscita pubblica sul predellino dell'auto, le cazzate amplificate dai media, le promesse alla luna, le frasi blaterate solo ed unicamente per rimbambire maggiormente gli allocchi della corte, suscitino l'adesione di un tempo tanto adulterato da dover essere tra qualche anno oggetto di studio da equipe di sociologi e neuropsichiatri. 
Il partito azienda curante gli interessi di Al Tappone è per fortuna liofilizzato. E questa è una buona notizia. Non buona invece è quella che i voti degli adepti delle fregnacce arcoriane, migrino in braccio al Cazzaro. 

L'opposizione attuale, il PD è intento all'autodistruzione: Zingaretti non ha avuto la forza, forse non ce l'ha realmente, di vaporizzare i renziani i quali, stan cercando quella diversità ideologica che permetta loro di sganciarsi per formare un nuovo partito. Fanno gli ambientalisti e smaniano di bucare per 60 km una montagna per accelerare il trasporto di merci su rotaia, in un mercato in odore decadente. Predicano nuove politiche sbranandosi per aspetti legati alle vecchie. Annichiliti e stantii sperano ardentemente che il paese finisca a scatafascio per riproporsi come novità, pur con ragnatele appiccicate ovunque.

Ma l'aspetto più melanconico riguarda il M5S: senza nerbo, senza adeguata cultura, senza quel decisionismo rappresentante il fior fiore della gestione dello stato, hanno ceduto e concesso tantissimo al partner di maggioranza, finendo per contare più nulla, come un peto in un hangar durante le prove di una turbina d'aereo. Avendo contratto il Virus Poltrona, temono di andare a casa, concedendo e sbiadendo pilastri fondamentali del loro status. La prossima settimana ad esempio il ministro degli Interni (tutte le volte che abbino questo ruolo fondamentale all'attuale ministro di quel dicastero, mi soggiunge la diarrea) ha deciso di riconvocare i sindacati per parlare di flat tax, cosa questa che se fosse contornato da normo politici causerebbe immediatamente la tanto sospirata crisi di governo; invece, pensate un po', il Bibitaro continua imperterrito a ricevere scudisciate senza nulla proferire, quasi assuefatto ad un ridimensionamento di proporzioni tale da ricordare disfatte epocali. 

Insomma: prepariamoci ad accogliere il nuovo faro. Se vi venisse voglia di piangere, fatelo con circospezione e riservatezza.    


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