domenica 30 luglio 2017

Ansa


La protezione civile raccomanda di evitare luoghi particolarmente assolati. Hanno ragione...


Iniziativa


Propongo di dar vita ad un'iniziativa pacifica che chiamerei "Una lettera mensile rinsavente."

Spiego brevemente: il presidente della scuola svizzera di Milano, ha approvato un regolamento interno in cui, introducendo una norma qui sotto allegata, sconsiglia a studenti affetti da disturbi dell'apprendimento, quali dislessia, discalculia, Adhs, Sindrome di Asperger, autismo e disturbi comportamentali, di frequentare l'istituto. Inoltre visto che l'istituto è privo di ascensore, la scuola svizzera fa presente di non essere adatta a studenti con gravi handicap motori.



Credo che occorra rispondere, in maniera pacata e civile, a questa forma inusitata di discriminazione.

Chi dunque lo volesse, potrà inviare mensilmente una lettera indirizzata a

Scuola Svizzera di Milano
Via Appiani, 21
20121 Milano 
C.A. Avv. Luca Corabi De Marchi.

Nella lettera sarà sufficiente scrivere in bella evidenza, uno dei tre nomi di personaggi che, in base a questo regolamento, non avrebbero potuto frequentare suddetto istituto:

Albert Einstein
Alan Turing
Stephen Hawking.


Partecipate numerosi! 
E se volete una volta al mese date evidenza dell'invio della missiva!

L'ennesimo ritorno



Che sia ancora in prima pagina è già una gravissima anomalia democratica. Che indichi strade costituzionali, illumini la via a noi poveri sudditi, pure. Nove volte prescritto grazie a leggi da lui stesso modificate, una sola volta condannato e attualmente ancora sotto processo, ha sventrato e svenduto in vent'anni le risorse di una nazione per i suoi porci comodi. Ha pure una specie di fratello, Marcello Dell'Utri ideatore del partito azienda, attualmente in prigione per concorso esterno di stampo mafioso. Ha gestito un partito che, stando a pentiti e ad intercettazioni, pare rappresentasse politicamente il riferimento per affari e malaffare. 

Eppure è ancora lì, al solito recitando la parte del salvatore della patria, in realtà avidamente proteso ad inglobare nuove risorse, a tramare per le sue aziende tra l'altro, visto che sono reti televisive nazionali, mai messe in grado di non nuocere al bene comune da nessun avversario politico incontrato, di qualunque colore, cosa questa che ha relegato un punto focale della democrazia, il conflitto di interessi, a smargiassata di sagra paesana. 

Chiunque in questi 25 anni di suo predominio culturale rincoglionente, ha tentato di arginarlo democraticamente è caduto, ammaliato, ai suoi voleri, riverendolo in modalità prono, lasciandoli pertanto strada libera verso le sue epiche scorribande.
Anche il Pifferaio Egoriferito di Rignano lo ha coccolato, accarezzato, ascoltato, tentando addirittura di ergerlo a padre costituente.

Dunque è di nuovo tra noi, pronto a lanciare fregnacce, a scorticare verità e valori, forte del fatto di avere a che fare con un manipolo di coglioni inebetiti al punto di aver creduto in larga maggioranza, durante l'Era del Puttanesimo, alla parentela tra il ras egiziano e quella minorenne a lui molto vicina. Prepariamoci, al solito, al peggio, alle insulse comparsate televisive vespiane, anzi vespasiane, questa volta però con una certezza in più: la fine certa della Politica e l'avvento definitivo dell'Affarismo Consociativo.

Pazzesco!



Mai avrei pensato di condividere una presa di posizione di Cenerini! Chiedono trasparenza?!?!?? No al poltronificio???!!!! Hanno veramente la faccia come ... come...

sabato 29 luglio 2017

Alta degenerazione


Avendo le dita pulsanti e luccicanti come quelle di ET, non posso esimermi dal commentare lo stralcio del regolamento approvato dalla Scuola Svizzera di Milano, oggettivamente strana nel suo stesso dna in quanto non riesco a comprendere come codesti isolazionisti, stretti discendenti dei parenti dell'Imbianchino, possano insegnare a chi o cosa se non lo stile a loro più congeniale, ossia sbattersene i coglioni di tutti, in special modo dei bisognosi, sfanculando qualsiasi principio solidale a parte quelli creanti lucro, vedi la sede della Croce Rossa internazionale, per vivere racchiusi tra le loro montagne linde ed intonse, estraniandosi da qualsiasi problematica umanitaria ed internazionale, eccezion fatta per la Nestlè, impegnata da decenni a far essiccare seni con latte materno da sostituire con prodotti altamente remunerativi, per poi ad ogni estate venire a scassare gli zebedei dalle nostre parti per respirar salmastro, rimanendo maestri solo dell'accoglienza di capitali trafugati e sottratti alle giuste tasse nazionali. Che il loro razzismo fosse sofisticato è cosa ben nota. Che generasse una ghettizzazione di tale portata, ancora no. Se esistesse qui da noi un governo composto non da mestieranti, oggi stesso questa cosiddetta scuola svizzera perderebbe il riconoscimento dell'equiparazione al nostro ordinamento scolastico. Ma questi furbetti per un'ignoranza certificata capeggiati da tal Luca Corabi De Marco, han compreso da Macron il nostro squallore politico, la nostra assenza ingiustificata dal pensiero e sono tranquilli. Personalmente però, prendo impegno settimanale ad inviare al preside De Marco una lettera con solo due parole, nome e cognome: Stephen Hawking.
Ogni settimana, per almeno un anno. Chissà che non impari qualcosa. Anche se ne dubito.


giovedì 27 luglio 2017

Ordinaria amministrazione


Che c'è di strano se uno appena compie 74 anni, sforna due inediti da solista (Gotta Get a Grip - England Lost) tra l'altro neppure malaccio, con testi duri e sfavillio di chitarre ed armoniche e scalpita per entrare in studio a sparare un nuovo album con la band in auge dagli anni '60, oltre naturalmente a partire a breve per l'ennesimo tour europeo, vero Sir Mick Jagger?

H2O


Come il grafico dimostra (fonte Repubblica) l'aumento del costo annuo dell'acqua ha raggiunto percentuali sfacciatamente alte, in media più del 70%. In blu il costo nel 2007, in rosso quello del 2015. Si evince soprattutto l'enorme presa per il culo post referendum del 2011. E chi giustifica dicendo che i costi siano in gran parte per il rifacimento della rete idrica, occorrerebbe spernacchiarli sonoramente, visto che il 60% della rete idrica ha più di trent'anni!
E da noi come saranno le cifre?


Rieccoli!


Tintinnano, fremono come vergini in attesa dello sposo (cit.) il brusio metallico dei trofei paciosamente riposti per l'immortale gloria, preannuncia un ritorno dopo 1234 giorni anzi, un ricollocamento nella sede più consona alla storia di chi, annichilendo avversari in ogni dove, ha stravolto convincimenti, ha spalancato mandibole nel globo, ha riorganizzato schemi affascinando intenditori, riavvicinando alla nobile arte distaccati annoiati, esausti da catenacci e sbadigli. 
Come l'airone cenerino ritorna al suo nido, il prezioso esposto dalla cassaforte, così oggi gli Impavidi si riaffacciano dalla loro fortezza per il proscenio a loro più consono, dove hanno sempre vissuto da dominatori.

Vamos!


mercoledì 26 luglio 2017

Auguri Sir!!!



Auguri Sir Mick per questi 74 anni portati alla stragrande, quasi da quarantenne mascherato! 
E' proprio vero: Time is on your side! 

(P.S. quando mi fracassano le gonadi dicendomi "questo no, ti fa male!" la porto sempre, e con rispetto, ad esempio. Lei continua a correre cantando sul palco, una delle cose più difficili per un artista; l'unica volta che lo feci per prova, ero ventenne allora, espulsi parte di un bronco!)


Articolo


mercoledì 26/07/2017
Sorrisi e furboni

di Marco Travaglio

Nella sinistra italiana, specializzata in dibattiti inutili, polemiche oziose e batracomiomachie nominalistiche pur di non andare mai alla sostanza delle cose, c’è grande fermento a proposito dei sorrisini, delle smancerie, dei baci e degli abbracci che si sono scambiati, alla festa della fu Unità di Milano, la sottosegretaria pidina Maria Elena Boschi e il fondatore di Campo progressista Giuliano Pisapia. Il quale, criticato da Mdp per quell’eccesso di trasporto verso la statista aretina, ha annullato un fondamentale incontro con Roberto Speranza di cui, se si fosse tenuto, nessuno avrebbe saputo nulla. Ovviamente Pisapia è libero di abbracciare e sorridere a chi gli pare, specie se si tratta di pezzi grossi del partito che l’ha sostenuto per 5 anni come sindaco di Milano e che l’altra sera lo aveva invitato alla sua festa. Ma, con buona pace di Aldo Cazzullo che sul Corriere irride alle critiche a Pisapia (“forse per soddisfare gli scissionisti del Pd, doveva prendere a schiaffi la Boschi”) e di Michele Serra che fa altrettanto su Repubblica (“confondere la gentilezza con la debolezza è un equivoco tipicamente infantile”). Se ai sorrisi e agli abbracci fosse seguito il discorso chiaro e netto che i suoi simpatizzanti si sarebbero attesi da un leader che si propone di riunire la sinistra dispersa e disorientata dopo quattro anni di politiche berlusconiane targate Pd, nessuno avrebbe fatto caso alla forma dei convenevoli e tutti avrebbero badato alla sostanza delle sue parole.
Invece, per l’ennesima volta, quelle parole di rigorosa discontinuità dal renzismo Pisapia non le ha pronunciate, limitandosi ai soliti pensierini ambigui e fumosi che fanno pensare al peggio. E cioè delle due, l’una: o Pisapia non ha la statura del leader di sinistra che vorrebbe essere, oppure non ha alcuna intenzione di diventarlo. E, nel secondo caso, chi sperava che intorno a lui si coagulasse quel vasto movimento di opinione che in America si è riunito attorno a Sanders, in Francia attorno a Mélenchon e in Gran Bretagna attorno a Corbyn, dovrà rassegnarsi all’idea di un Pisapia stampella di Renzi e cercarsi un altro approdo. La Boschi non è una passante: è uno dei simboli viventi della catastrofe renziana; la donna che ha prestato il suo nome a una controriforma costituzionale devastante e poi devastata dai due terzi degli elettori; la donna che col caso Etruria incarna il neofamilismo amorale, le doppie verità 2.0 e i nuovi conflitti d’interessi fra politica e affari subentrati a quelli berlusconiani. E Pisapia che fa? Se la ritrova davanti, o accanto, in un dibattito dinanzi agli elettori di centrosinistra.
E non dice un monosillabo sui chiarimenti che Lady Etruria deve ai risparmiatori sugl’interventi indebiti su vari banchieri per salvare – fra i tanti istituti decotti – proprio quello amministrato così bene dal padre, sulle bugie in Parlamento per scavallare la mozione di sfiducia, sulla querela annunciate e mai presentate contro De Bortoli, sulle non-risposte alle domande del Fatto? La Boschi, come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, è la testimonial di quel governo Genticloni che ha appena truffato 3 milioni di lavoratori che avevano firmato i referendum della Cgil contro i voucher, ritirati e poi ripristinati per impedire agli italiani di votare: possibile che Pisapia non abbia trovato nulla da obiettare? La Boschi è uno dei volti più noti di quel Giglio magico che s’è pappato l’Italia per tre anni, distribuendo centinaia di poltrone di potere ad amici e amici degli amici, con i risultati sotto gli occhi di tutti; quel Giglio Magico che non ha ancora restituito i finanziamenti avuti da Salvatore Buzzi, appena condannato a 20 anni per aver corrotto alcuni pezzi grossi del Pd; quel Giglio Magico che copre i conflitti d’interessi e le indagini sul sindaco di Milano Beppe Sala, successore e beniamino di Pisapia: possibile che l’aspirante leader della sinistra non trovi le parole per porre una questione morale che tutti vedono? Non un sospiro sui favoritismi di Etruria, sul verminaio di Expo e sulle pesanti condanne per l’ex Mafia Capitale (frettolosamente archiviate dai partiti dietro il falso dilemma mafia sì-mafia no)?


Questi sono i temi che i suoi potenziali elettori avrebbero voluto sentir affrontare con impietosa franchezza da Pisapia, a prescindere dagli abbracci e dei sorrisi alla Boschi. Siccome si è guardato bene dall’affrontarli, e non ha ancora chiarito se il suo Campo progressista è alternativo o complementare al PdR (il Partito di Renzi, che ormai è tutt’altra cosa dal Pd, ammesso e non concesso che il Pd sia mai stato qualcosa), piuttosto si candidi a vicesegretario del Pd: carica oggi occupata da tal Martina, cioè vacante. Perchè non è affatto vero quel che scrive Serra: “il fatto che Pisapia sia stato… costretto a chiarire e a spiegare è mortificante, non certo per lui, ma per un luogo politico – la sinistra – che sembra diventato una somma di insicurezze e (dunque) di debolezze”. In politica i chiarimenti e le spiegazioni non sono mai troppi. Soprattutto se i leader continuano a non chiarire e a non spiegare i propri pensieri, ma a mascherarli furbescamente dietro le fumisterie politichesi per tenersi le mani libere. Non sappiamo se Corbyn abbraccerebbe Blair: ma, anche se lo facesse, gli direbbe tutto ciò che pensa di lui e delle sue politiche, e nessuno s’insospettirebbe. Non sappiamo se Mélenchon farebbe lo svenevole con Macron (l’idolo dei renzusconiani che, nel breve volgere di un mesetto, s’è già sgonfiato in Francia e pure in Italia): ma, anche se lo facesse, parlerebbe così chiaro nessuno dubiterebbe della loro incompatibilità. Se a Pisapia basta un sorriso alla Boschi per far pensar male la gente di sinistra, non è colpa della gente di sinistra. É colpa sua.

martedì 25 luglio 2017

Anniversario


Visto che oggi è l'anniversario della caduta in serie B della Giuventus, ripropongo un carme che composi allora, tra risa e canti. Da tenere presente che quello fu l'anno dei mondiali vinti e che la prima partita in B fu Rimini - Juventus

Il minatore (2006)

Questa è la storia di un minatore
che toglieva carbone a tutte le ore
lavorava in miniera
ed aveva solo una passione vera!

Tifava juventus in modo scalmanato
tanto che nessuno lo aveva mai emulato.

Era maggio del duemilasei
e dopo aver mangiato polenta e osei
festeggiò con un urlo i 29 camei
che la sua squadra avea conquistato
ma che per gli altri invece aveva ladrato.

Scudetto disse con gioia e fremore
mentre prendea l'ascensore
che lo portava nel ventre della montagna
portandosi con se avea solo un giornale e la lasagna!

Ma la sorte si sa è brutta e troia!
In quella lurida nottaccia boia,
la caverna venne giù
e lui ahimè non ci vide più!

"Cosa è stato? Una frana
porca puttana!!!"
Sono fregato e sepolto vivo!
Non vedrò più il sole e neanche l'ulivo!"

Il povero e triste minatore
pensava di aver contate le ore!
Ma il destino tante volte riserva
solo per pochi la fortuna in conserva!

Aveva con se le lasagne
e per dissetarsi vide l'acqua nelle stagne.
Intanto nella valle ove c'erano pure gli orsi
scattarono subito i soccorsi
ma i più capirono che molte ore
sarebbero servite per trovare il minatore.

E lui nella pancia della terra
avea caldo come in serra
e l'unico pensiero che lo risollevava
era l'amore per la sua squadra!

“Appena mi tirano fuori da stò tormento
vado a Torino a far l'abbonamento.
Il prossimo anno oltre alla terza stella
voglio anche la Coppa più bella!”

Con Zambrotta, Ibra e Cannavaro
lotteremo come un giaguaro
e faremo il culo a tutti
e Luciano sconfiggerà i farabutti!

Quelli che continuano a dir che noi rubiamo
che con le macchine l'arbitro turbiamo
quelli che ci danno dei ladri
e quelli che ingiuriano sui nostri padri!

Noi siam puliti come la neve
e vinciamo sempre con le nostre leve
e siamo onesti lindi e corretti
perchè il Moggi sconfigge gli inetti!

Ed il tempo passava
e lui sapeva che il mondiale incalzava.
Triste pensò che avrebbe perso le partite
e per quel danno li venne la pancreatite!

"Ma in fondo così non dovrò penare
a vedere il Brasile furoreggiare!
L'Italia non vincerà sicuro
e ahimè i miei campioni bianconeri soffriranno duro!"

Cosi il poveretto pensava
e con agosto l'ansia aumentava!
"Porca miseria se fossi all'aria aperta stato
non mi sarei perso il ritiro precampionato!"

"Avran già fatti i calendari!
Con chi inizieremo a veleggiar nei mari?
Con la Lazio o la Fiorentina ?
Non importa tanto sarà una passeggiatina!

Vinceremo nuovamente il tricolore
e sarò in corteo per tante ore!
La terza stella acquisiremo
e tutti gli altri consoleremo!"

E venne il giorno del salvamento
quando gli amici lo portarono su per il mento!
Urlava dalla gioia e cantava a squarciagole
quando scorse finalmente il sole!

Abbracci, canti, risate
pollo, vino ed insalate!
Ma il gelo calò quando verso sera
chiese lumi sulla squadra bianconera!
Vide occhi bassi e gelo intorno
e lui pensò " Del Piero è andato al Livorno!"
Chiese ancora, molto accigliato
e domandò chi si era squagliato.

Nessuno poté dirgli ancora la triste verità
ed iniziarono a prepararlo per pietà!
Vedi dissero nella vita ci sono tante cose belle,
la gnocca, la pasta e le stelle

ed è sciocco soffrire per il pallone
quando è delizia stare sotto il solleone.
Ti devi fare una ragione
e pensare che grosso sia il magone!

"Abbiamo ceduto Buffon!"
Urlò come un capron!
Ma vide sempre gli occhi per terra
e pensò che Capello fosse andato in Inghilterra!

Scorse in un angolo una copia della Gazza
con la foto di Cannavaro con l'uomo Bazza
e capì che il dolore disumano
fosse quello di aver perso il capitano!

Ma la gente non andò in fondo
e disse solo "c'è del peggio al mondo!".
E lui piangendo urlò "ditemi la verità se no esco pazzo
che non ci sto capendo un cazzo!"

Gli amici gli dissero "qui dentro in questa cesta quadra
c'è il nome della prima squadra
che la Juve incontrerà impreparata
nella prossima prima giornata!"

E lui apri il cesto di vimini
e lesse interdetto "Rimini!"
“Sono molto meravigliato
il Rimini ha fatto un sorpasso esagerato!”

Non è così quasi piansero in coro
non è che la rimonta l'han fatta loro!
E' che senza sconti lasciando tutti lì
siete piombati ... in serie B!!!

L'urlo fu straziante e prolungato
come quando l'orso vien stanato!
Pianse amaramente e a più non posso
e pensava che fosse meglio entrar nel fosso!

La morale della storia non veritiera
è che è meglio vivere al buio in miniera
che con coraggio oggi più di ieri
tifare in B per i bianconeri!

Chi?


E' capitato, capita e capiterà!
Non so se a voi sia mai successo, ma poco tempo fa mentre ero affaccendato nell'abluzione quotidiana con la Gazza, improvvisamente ho sentito alcuni che commentavano l'arrivo di una star in città. 
"Lui? Viene lui qui?!!" 
"Non ci posso credere!! Ma davvero?" 

Incuriosito mi sono avvicinato, cercando di carpirne il nome. Mentre passavano in cervice attori, cantanti, modelle e quant'altro, ecco un tizio a me vicino esclamare "Bob Sinclar alla Spezia?? Ma vi rendete conto?"
Impassibile ma spaesato come accorgersi di essere senza pantaloni ad una cresima, ho indugiato con infinito surplace, scrutando occhi e favelle nell'attesa di capire chi fosse costui. 
Avrei potuto uscire con un "E chi cazzo è Bob Sinclar?" di fantozziana memoria, ma gli astanti non avrebbero colto questa mia impreparazione legata soprattutto al menefreghismo con cui da sempre tratto quella sorta di rumori che rispondono al nome di hip-hop, acid jazz (!!!) e soprattutto la famigeratissima "house", da me considerata alla stregua di una convention di professionisti del martello pneumatico. 

Parte il quesito: occorre essere informati anche su sciagure musicali per rimanere a galla, per essere alla moda, per non passare da reperti archeologici? 
No! Non conosco nessun brano di questo artista, chiamiamolo così, non ho mai sentito nessun brano a lui riconducibile, sono ignorante in materia e me ne vanto. 
Quando sono in presenza di detto sferraglio di note senza dignità mi isolo, cerco disperatamente i miei auricolari per preservare staffe, timpani e canali cocleari da tal sopruso melodico, da questa insalata di fracasso tumultuoso preparata al buio, che di ortodosso non ha proprio una ceppa di niente! 
Si, lo ammetto: ghettizzo tale disfacimento neuronico in virtù di un nulla tanto detestabile quanto destinato al vuoto eterno.
Ognuno è libero di andare a vedere ciò che più gli aggrada, ci mancherebbe! 
Ma eventualmente stranirsi perché non conosco tale ignavo manipolatore di piatti, di equalizzatori usati come merdarelli no, questo no! 
Fiero di non saper una mazza su Bob ... come si chiama... ah si! Sinclar! 
W Guccini, il Blues e soprattutto il Rock, ovvero la basilare branchia della Buona Musica! E a culo tutto il resto! (cit.)   

domenica 23 luglio 2017

L'Era Imbelle


Marco Capedri, nickname Capedit, ragazzo brianzolo ha compiuto un'azione tipica di questi tempi che un tempo si definiva come "darsi una martellata sui coglioni!"
Ha trovato un posto meraviglioso ad un'ora da Milano, nel Canton Ticino, definendolo le Maldive a portata di mano. Risultato: milioni di visualizzazioni, orde di lombardi armati di Suv e rifiuti in quello che un tempo era un paradiso. 
Avessi trovato io un posto simile, nell'ipotesi di non essere nato in luoghi così tanto spettacolari come sono i gioielli attorno alla Spezia, purtroppo anch'essi martoriati troppo spesso da codesti nuovi vandali, avrei passato notizia, sotto giuramento massonico e dietro spauracchio di importanti pene corporali in caso di tradimento, a pochissimi e fedeli amici. Sarei partito ogni volta da casa con percorsi alternativi, per paura di essere seguito da qualche improvvido meneghino, rientrando a casa a serata inoltrata e, in caso di domande dei vicini, sarei stato sul vago nascondendomi dietro una fantomatica piscina.
Ma nell'Era Imbelle ove tutto deve essere pubblicizzato e reso noto a tutti in cambio di like, di notorietà, motore insostituibile per molti, la risultante è proprio questa: invasione di Unni, addio alla bellezza silente sostituita da caos e rumore che vorrebbe essere sdoganato come musica. Complimenti a questo neo scienziato, nickname Capedit!

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Da meditare


domenica 23/07/2017
LA CARTOLINA
La battaglia per restare umani

di Franco Arminio

In tanti, non tutti, stiamo combattendo una dura battaglia. Avviene se organizzi un festival, se fai un libro, oppure semplicemente nel tuo lavoro. La battaglia è in corso anche negli amori che cerchiamo o tentiamo di mantenere. Tutto sta avvenendo a un bivio: da una parte qualcosa che possiamo definire l’umano e dall’altra qualcosa che possiamo chiamare autismo corale. L’autismo corale è nella sostanza un tumore di tutti. E questo è possibile per il fatto che siamo connessi e dunque le cellule infette si sono estese ovunque, hanno toccato le passioni intime e quelle civili. La velocità vertiginosa dei cambiamenti sta producendo una sorta di immobilità dello spirito. Dunque, prima e principale conseguenza: niente amore, niente rivoluzione. L’autismo corale potrebbe diventare la nostra antropologia definitiva, quella con cui ci congediamo per sempre dall’umano. Non finisce nulla: semplicemente la vita dei vivi viene sostituita dalla vita dei morti. Non è una cosa che deve accadere per forza, si può ancora lottare, ma dobbiamo capire che ogni nostra giornata trova questo bivio e dobbiamo scegliere da che parte stare, dobbiamo sapere che infuria una battaglia sotto anestesia: sta morendo il sogno e pure la ragione.

Prurito


Sono dati in milioni di euro (fonte Repubblica) e descrivono la tristezza di chi lascia un posto di comando di mega società. A me personalmente pensando ai licenziamenti, allo sfruttamento, ad alcuni stipendi-schiavitù, prudono le mani..


Q.I.


Certamente questa notizia è frutto del Q.I. della nuova giunta visto che tra le sue fila si nascondono probabilmente discendenti di Newton, Archimede o Einstein. La precedente e quarantennale maggioranza, figlia del popolo, non ha potuto, purtroppo, mai arrivarvici visto l'enorme dispendio di sinapsi che la pensata riportata nell'articolo richiede. 
Ricordo una delle ultime asfaltature rosse in zona ospedale alle 11 del mattino di un giorno lavorativo, con gli esausti automobilisti in coda incazzati al punto di essere pronti a votare piuttosto Goebbels, Hess o Himmler che la giunta in scadenza.
La nuova opposizione obbietterà che di notte si disturba il sonno di molti, pochi però al confronto di chi invece al mattino,  bloccato, sfinito e maledicente astri e quant'altro si domandava come fosse possibile che nessuno, mentre il catrame fuoriusciva in una delle tre arterie cittadine, dei cervei dell'allora giunta avesse preso in considerazione il lavoro nelle ore notturne. Oggi finalmente lo sappiamo: erano troppo intenti a litigare sul nulla e questi impercettibili cambiamenti non erano alla loro portata, di pensatori di supercazzole in stile leopoldiano, offerte al potente di turno vedasi, ad esempio, il Bomba Scrittore rignanese.


sabato 22 luglio 2017

S'arricciano!


Il gioco appare chiaro, come non mai. Tendono a non farti arricciare le gonadi. Ci vogliono così sereni, paciosi, vorrebbero che fossimo tutti dei Vacchi. A volte ancora riesco a guardarmi attorno stranito. Ma come: esultano perché hanno salvato le banche con una ventina di miliardi di soldi nostri, dopo che quelle spelonche hanno imprestato valanghe di soldi a dei compari che non glieli hanno restituiti, dopo che hanno convinto brava gente a comprare spazzatura e io dovrei essere contento sapendo che ad Amatrice ci sono ancora le macerie da levare, che le prime casette già puzzano di corruttela, che le case dell'Aquila che ha costruito il Perverso Puttaniere ancora tra i coglioni, stanno cadendo a pezzi?
Tendono a sedarmi ma le gonadi s'arricciano lo stesso. Al pensiero che compreremo lo stesso gli F35 che perfino quel babbione platinato americano ha giudicato troppo costosi e che a noi non servono a un cazzo, mentre abbiamo pochi aerei antincendio e per colpa di "Control C" Madia volano solo 4 elicotteri antincendio su 32!
Tendono a porti davanti miti demenziali tatuati per rasserenarti, vedi quel fesso con il ragno sul collo che non voglio neppure nominare che impalmerà a breve sua Nullità. Ma riesco ancora a farmi arricciare le gonadi vedendo la corsa al futuro scranno di questa gentaglia votata da scapestrati. Tutti felici perché la mafia non è a Roma e nessuno, tranne Travaglio, a rimarcare il concetto che si, effettivamente non saranno mafiosi, ma sono ladri, tutti ladri, spaventosamente ladri. Mi si arricciano anche se l'Ebetino ha preso tutte le reti della tv pubblica, anche se mi nascondono le notizie, cercando di non farmi pensare al fatto che Alfano sia ministro degli esteri. S'arricciano pure allorché il Silente sul Colle elargisce l'ennesima ovvietà del tipo "occorre combattere la criminalità organizzata!"
E Sorrentino che divinizzerà l'Erotomane con un film? Ma dico: c'era bisogno di farlo proprio ora? Questo sta ritornando alla grande, sta riparlando, ripromettendo! E vorrebbero che dimenticassi che Marcello Dell'Utri è in galera per concorso esterno mafioso! E Dell'Utri ha fondato proprio quel partito che rischia di tornare al potere da solo o assieme al Bomba Scrittore! 
E non mi si dovrebbero arricciare le gonadi?

Occasione!


Ecco cosa intende il grande imprenditore Briatore per vacanza! Twiga di Viareggio, Presidential Gazebo con Tv e musica. Ad agosto solo 1000 euro al giorno! Questo si che è ragionare! Via musei, via cultura, via zaini e turismo povero! Che grande uomo Flavio!


venerdì 21 luglio 2017

Guarda chi c'è!


Scanalando, m'imbatto nel programma In Onda su La7 dove come ospite della serata c'è un miliardario imbalsamato che ovunque, in qualsiasi altro paese del globo, sarebbe giustamente in galera o in un centro rieducativo. Ed invece è ancora tra i coglioni, grazie e soprattutto per opera di un suo nipote imbelle, un egoriferito della malora che in questi anni non solo lo ha ascoltato, ma lo ha anche messo in condizione di rigenerarsi, diventando quasi un padre della patria. E nella stessa trasmissione ho potuto anche ascoltare il suo amico fondatore del partito azienda ed attualmente in galera per associazione esterna di stampo mafioso! Nessuno sembra meditare sul fatto che se il nanetto è ancora qui è solo per continuare a curare e difendere i propri sterminati interessi, come fece magnificamente durante il suo regno, l'Era del Puttanesimo.

Illuminante per una mefitica ombra


A leggere l'articolo qui proposto, prende un'insana malinconia, tendente alla rassegnazione. 
Forse non ci si può fare più nulla. E' maledettamente troppo tardi. Come se tra dieci anni, dopo che l'imbelle Trump ha stracciato gli accordi di Parigi, si tentasse di porre freno al riscaldamento globale bloccando l'emissione di anidride carbonica. Sarebbe e sarà anche in quel caso, troppo tardi. 

Viviamo immersi in un sistema invulnerabile, onnivoro, tanto perfetto da annichilire la maggior parte dei viventi. 
Chi ha i soldi, ruba alla collettività. Ecco il dogma di questo millennio. Non ci sono eccezioni alla regola. Tutti, chi più chi meno, dei miliardari incalliti sparsi nel globo, sottrae risorse agli altri. E lo fa spaventosamente bene, senza lasciar tracce, senza temere giuste condanne. Impuniti s'aggirano in amene località con fare da gradasso, senza vergogna, senza rimorsi. 
Miliardi di poveri Lazzaro attendono le briciole, moltissimi neppure quelle. La rassegnazione ha raggiunto picchi impensabili. I giovani non cercano neppure più lavoro e tra qualche lustro ci saranno eserciti di nullatenenti, di sfruttati con voucher e part time, ad elemosinare un pasto in qualche mensa per poveri. 
Nulla e nessuno può scalfire un ordinamento fondato sul Lucro. 
Leggete questo articolo tratto dal Fatto Quotidiano di oggi, e rassegnatevi! 

30 miliardi imboscati e stanno tutti zitti

di Elio Veltri
  
Cesare Beccaria, nel suo capolavoro Dei delitti e delle pene, che ha influenzato la cultura giuridica e civile dell’Europa, scrive: “l’unica e vera misura dei delitti è il danno fatto alla nazione”.

Nei Panama Papers è comparsa la terza lista di italiani con società nei paradisi fiscali: dopo quella Falciani e della banca svizzera Credit Suisse, sede di Milano, è la volta dello studio legale Ramon Fonseca e Jurgen Mossak di Panama. Per quanto è emerso dalle inchieste dell’International Consortium of Investigative Journalists di cui fa parte L’Espresso, si tratta di oltre 25 mila italiani che hanno imboscato circa 30 miliardi di euro nei paradisi fiscali per non pagare le tasse. Una mega finanziaria.

La ricchezza individuale nascosta nei paradisi viene stimata 7600 miliardi di dollari. Più del Pil di Germania e Regno Uniti insieme e quattro volte quello italiano. Soldi necessari per gli investimenti a sostegno dello sviluppo, per contenere il debito pubblico, garantire i servizi essenziali che si privatizzano.

Ma i soldi non si trovano più perché basta un colpo di mouse per spostarli in altri 10 paradisi fiscali. La soluzione del problema è politica e amministrativa: l’Europa dovrebbe varare norme che prevedano la chiusura dei paradisi fiscali europei ed embarghi finanziari per quelli degli altri continenti.

Nel dicembre del 2009 il Procuratore della Repubblica Vito Zingani alla Gazzetta di Modena aveva dichiarato: “Anche a Modena i soldi sporchi alimentano l’economia locale, quella onesta. Se per magia avessi il potere di sradicare il crimine dalla città, mi caccereste perché l’avrei rovinata”. In tempi recenti Antonio Costa, ex responsabile Onu per la criminalità organizzata, a Report ha affermato che tra il 2007-2008 banche italiane e non solo, in crisi di liquidità, avevano preso soldi dalle mafie. Il meno che si potesse fare era di convocarlo in Parlamento, segretare l’incontro, farsi dire il nome delle banche e mandare a casa i responsabili.

Vale la pena fornire qualche dato sull’incremento del fenomeno secondo il Fondo Monetario Internazionale (anni 1999-2001 in 84 paesi). Tra quelli Ocse l’Italia occupava il secondo posto con una incidenza del 27% del Pil, dopo la Grecia, a fronte di una media europea del 10-15%. Nel 2007, l’Eurispes dava valori più elevati: 549 miliardi di euro su un Pil di 1500 circa. Nel 2010 Sergio Rizzo citava una stima di Kris Network of Business Ethics che valutava l’evasione fiscale italiana circa 300 miliardi di euro. Nel 2004, per evitare di scrivere castronerie in un libro, avevo chiesto a Paolo Sylos Labini se con una montagna di economia sommersa e criminale, un qualsiasi progetto di sviluppo, a suo parere potesse decollare. Questa la sua risposta: “Caro Elio, conoscevo già i problemi cui accenni nella lettera, ma vederne l’elenco sintetico mi ha molto impressionato. Ce n’è abbastanza per essere angosciati”. Con la crisi è aumentata l’evasione e l’esportazione di capitali. Secondo uno studio della guardia di finanza, il 29% del totale dell’evasione è costituita da soldi portati illegalmente all’estero.

Quanto all’economia criminale, nel 2014 Bankitalia ed Eurispes la stimavano intorno ai 200 miliardi di Pil. Le mafie italiane si confermano prima azienda del paese, globalizzata e fiorente. Nel 2009 Piero Grasso in una relazione affermava che le confische corrispondevano al 5% del totale. A conferma, nel 2014 la Commissione Antimafia presieduta dall’onorevole Bindi dopo un lavoro di verifica, ha evidenziato la pochezza delle confische dei beni e l’inadeguatezza dell’Agenzia per l’amministrazione e la destinazione degli stessi.


Molto interessante Il Supplemento Statistico di Bankitalia (dicembre 2012) sulla ricchezza delle famiglie italiane: “Alla fine del 2011 la ricchezza netta (reale come case, terreni ecc. e finanziaria, come titoli e depositi bancari, meno i debiti, i più bassi d’Europa) delle famiglie italiane è pari a circa 8619 miliardi di euro, corrispondenti a poco più di 140 mila euro pro capite e 350 mila euro in media per famiglia. La componente finanziaria dell’intera ricchezza supera i 3500 miliardi di euro ed è la terza al mondo, superiore a quella di Francia e Germania. Quanti, di questi 3500 miliardi, sono poco puliti, imboscati nei paradisi fiscali ed evadono il fisco? A luglio 2014 il governo italiano ha comunicato che negli anni 2000-2012 lo Stato ha emesso ruoli di tasse accertate per 806 miliardi e ne ha incassato 69 (nove euro per ogni cento che avrebbe dovuto incassare). Al G8 di qualche anno fa il premier inglese Cameron detta l’agenda dichiarando guerra ai paradisi fiscali. A chi chiedeva al prof. Ukmar cosa si può fare per neutralizzarli, il grande fiscalista rispondeva: “Chiudeteli tutti”. In subordine “è necessario mettere al bando gli operatori che li usano”. Dei cinquecento miliardi sottratti ogni anno alle entrate sembra che nessuno si preoccupi.

Glielo diciamo?



Sebastian Kurk, ministro degli esteri austriaco, ci ha invitato, anzi, ordinato, con tono perentorio ad interrompere il traghettamento dei profughi, con queste parole:

"Pretendiamo che venga interrotto il traghettamento di migranti illegali dalle isole italiane, come Lampedusa, verso la terra ferma."

Glielo diciamo a questo austro xenofobo, come stanno le cose? 
Ma si, diciamoglielo!

Ministro Kurk, con preghiera di estendere tale nota a tutto il popolo austriaco, ottusamente e palesemente chiuso: fatevi i cazzi vostri!

Lo capiranno, tra una sacher e l'altra?  

Articolo di Repubblica


La cosca si trasforma in banda e Spezzapollici esulta in aula

ATTILIO BOLZONI

ROMA
MA dov'è finita questa mafia di Roma? Dove la dobbiamo cercare nell’aula di Rebibbia? Dove si è infilata se una bella ragazza, seduta dietro a Sergio Carminati, fratello di Massimo, esulta e salta come sulle gradinate dello stadio quando sente che Er Cecato si è beccato una condanna a vent’anni di galera?
Fra una mafia virtuale e una mafia reale ci è toccato oggi scrivere una cronaca di segni e di confini.
Dov’è? Forse nella gabbia numero 3 dove “Spezzapollici” — all’anagrafe Matteo Calvio — intuisce che gli è andata bene — “solo 9 anni” — e siccome non ha parlato come non parlano i veri uomini d’onore già si pregusta con una risata un’uscita di scena carceraria con tutti gli onori. O forse è in quel puntino nero che si vede e non si vede nel monitor che trasmette le immagini dalle segrete del 41 bis di Parma, un’ombra che si chiama Carminati Massimo. No, quella non è mafia, è soltanto “mondo di mezzo”, non è mafia è solo associazione a delinquere, è solo banda. È tutto quello che volete e tutto quello vi pare, ma a Rebibbia il 20 luglio del 2017 non di mafia non ce n’è proprio.
Alle due del pomeriggio siamo ancora prigionieri nella calca e nell’afa insopportabile di un’aula che sembra un’arena e c’è un popolo che tira un sospiro di sollievo, gli avvocati della difesa che si asciugano il sudore sulla fronte, gli imputati condannati a pesanti e a pesantissime pene che sorridono, quelli a piede libero che si abbracciano. Uno ci viene incontro e pensa pure di sfottere: «Vi dispiace che non c’è la mafia, vi dispiace eh?». È il braccio destro di Salvatore Buzzi, quello che diceva che si guadagnava di più con i migranti che con la droga. Anche lui, Carlo Guarany, “solo” 5 anni. Sandali ai piedi, uno sguardo spiritato, qualcuno ci racconta che vive in penintenza da quando è scivolato nei gironi di Mafia Capitale.
Ma quale Mafia Capitale? La cosca alle 13 in punto — quando la presidente Rosanna Ianniello ha cominciato a leggere quello che aveva deciso il suo Tribunale — è diventata banda. Magari in Appello diventerà club, in Cassazione circolo di lettura. «Ahhh, ahhhh, ahhh...», suono gutturale indecifrabile dietro la transenna dove sono schierati i familiari. Esce dalla bocca di una signora, parente di uno dei “due calabresi”, tutti e due assolti, uno è Rocco Rotolo e l’altro Salvatore Ruggiero. La donna che ha fatto “ahhh, ahhh ahh” è moglie di uno e piange di gioia. Dall’altra parte dell’aula, composti, tutti in borghese, gli ufficiali del Ros dei carabinieri che hanno condotto le indagini non fanno una piega. Sono venuti tutti qui a “presenziare” all’udienza della sentenza. Impeccabili, statue di marmo.
Dov’è finita la mafia? L’aula bunker di Rebibbia se l’è risucchiata. «Avvocato, avvocato, è caduta l’associazione mafiosa o no?», continuanano a chiedere i giornalisti che non decifrano al volo le parole della presidente Ianniello. «È caduta, è caduta», rispondono in coro. L’unica che non l’ha capito è una delle parte civili, un po’ lenta. Credeva che ancora che a Roma ci fosse la mafia.
Statue di marmo gli ufficiali dei carabinieri, statua di sale Maurizio Boccacci, grande amico di Massimo Carminati che non si è perso un’udienza del maxi processo e che dalle 11 del mattino è lì in prima fila — maglietta verde militare — è col piglio che si addice a un camerata come lui. Chi c’è nella cella numero 2? Non riusciamo a vedere. Chi c’è nella cella numero 3? C’è “Spezzapollici” e il suo inseparabile compagno di gabbia Luca Gramazio, consigliere regionale del Pdl condannato a 11 anni di reclusione ma — alla fine dei conti — contento pure lui. Uscirà presto, prestissimo. La mafia non c’è più.
C’è ressa in fondo. La sindaca Virginia Raggi dice qualcosa, i fotografi e i cameramen si avventano sulla preda. Ma poco più in là c’è uno dei pubblici ministeri, Paolo Ielo. È circondato dalle telecamere: «Sono state riconosciute due distinte organizzazioni criminali che non avevano il carattere della mafiosità, le sentenze vanno rispettate, è una sentenza che in parte ci dà torto, ma in parte riconosce la bontà dei fatti che erano stati contestati». Giri di parole. L’altro pm, Luca Tescaroli, non si nasconde e sta zitto, risponde solo con un sorriso amaro. In fondo all’aula, finalmente si alza, si mette in piedi una donna che per tutti i venticinque minuti della lettura della sentenza è rimasta in ginocchio con il capo chino. A pregare.

Cronaca da Rebibbia praticamente finita quando l’avvocato Giosuè Naso ci regala l’ultimo piccolo brivido. Un urlo da lontano, alcuni poliziotti che lo circondano, uno di loro che lo invita a identificarsi. Altre grida. «Mi segua ». «Sono un avvocato». «Stia buono, la devo identificare». «Buono a me non me lo dice». «Deve venire con me». «Mi faccia parlare con il suo funzionario ». Finiscono in una stanzetta. Arriva Ippolita Naso, la figlia dell’avvocato Naso e avvocato pure lei. Un po’ di trambusto, un altro penalista che si mette in mezzo — Valerio Spigarelli — e che viene identificato dai poliziotti. Futili motivi all’origine dello scontro, una permanenza prolungata nell’aula bunker. Un finale molto “de’ Roma”. Così cala il sipario su Mafia Capitale atto primo.

giovedì 20 luglio 2017

Descrizione ineccepibile


Lei, al solito, con questo articolo ha detto tutto!

giovedì 20/07/2017
Mattarella, maestro dell’ovvio

di Daniela Ranieri

Mattarella è una presenza, o quasi, rassicurante nelle nostre convulse giornate. C’è gente che non vede l’ora di essere condotta in commissariato per trovarsi di fronte al ritratto di Mattarella e da tale vista trarre pace e ristoro. Mattarella fa due cose, principalmente: depone corone e tace. Talvolta parla, ma nel suo caso è una variante del silenzio, un espediente per mezzo del quale può continuare a non dire niente riposandosi dal suo attivismo che consiste nel tacere, tenacemente e alacremente, come se avesse preso i voti anni addietro e osservasse la regola.

Ieri, nel discorso al Csm per ricordare Borsellino, ha detto che “è indispensabile diffondere, particolarmente tra i giovani, la cultura della legalità”, non dell’illegalità, e che il metodo del giudice era “un patrimonio prezioso perché basato sulla collaborazione tra un gruppo di colleghi affiatati, in grado di condividere conoscenze e prassi attraverso una costante e reciproca verifica degli orientamenti, al fine di arrivare all’adozione congiunta dei provvedimenti più rilevanti”. Come si vede, un minuto di silenzio sarebbe stata la stessa cosa.

Ultimamente Mattarella è molto occupato a parlare, cioè a tacere, in merito a questioni inattuali della vita democratica: omaggi, rimembranze, commemorazioni e persuasioni morali rivolte a soggetti imprecisati, che impegnano i quirinalisti in faticose identificazioni spesso anche con l’aiuto del Ris di Parma. Maestro della tautologia (“la democrazia è di tutti”), evita sempre accuratamente di impelagarsi in questioni attuali, preferendo giocare il ruolo di Spirito guida della nazione in affari ben più alti che le baruffe quotidiane, spesso macchiate dalle passioni umane. Il 25 aprile scorso esortò tutti a ricordare la Resistenza, ma, beninteso, “senza odio né rancore”, forse intendendo che al nazifascismo gli facciamo più male con l’indifferenza. I 215 orologi e pendole del Quirinale fanno a gara con lui a chi la spara più prevedibile: “Chi appicca incendi va punito con severità”, din. “La corruzione divora le risorse destinate ai cittadini”, don.

“Ciascuno concorra con lealtà alle spese della comunità”, din. “Non si può affidare ai trafficanti di esseri umani la chiave delle migrazioni”, don. E poi, bere molta acqua, non uscire nelle ore più calde, non sporgersi dal finestrino, cedere il posto agli anziani e ai mutilati di guerra, dare la precedenza. Questa correttezza da cartello stradale si riverbera sul Twitter del Quirinale, sul quale non ci perdiamo una commemorazione di Mattarella, ormai per antonomasia “persona perbene” (come se il fatto che il presidente della Repubblica italiana sia una persona perbene ci sorprendesse sempre un poco).

Mattarella è una specie di fiamma tricolore umana che viene tirata fuori dall’hangar per le celebrazioni e poi rimessa nel parcheggio. Qui appare in immagini di divismo esasperato: mentre esamina alcune monete in una teca, mentre pone una corona di fiori ai Caduti, mentre col Governatore del Canada esegue “la piantumazione di un castagno”. Mattarella con gesto atletico sostiene una pala piena di terra nell’atto di contribuire alla piantumazione dell’albero peraltro già piantumato. Il gesto, birichino quanti altri mai, gli provoca un cenno di sorriso sul volto, come a dire “per questa volta passi, ma non coinvolgetemi più in simili marachelle”. Per non maltrattare il dizionario con inutili interpellazioni, c’è un’espressione passepartout a cui Mattarella ricorre: “Non dimenticare”. Lo dice sempre: il 25 aprile; durante un brindisi coi presidenti dell’Ue (“Con Ue abbiamo avuto 60 anni pace e sviluppo, non dimenticarlo”); deponendo una corona alle Fosse Ardeatine; deponendo una corona alle vittime del sisma de L’Aquila; l’altro ieri a Sondrio per i 30 anni dall’alluvione della Valtellina, quando, deponendo una corona, s’è concesso uno strappo al protocollo: “Non possiamo, né dobbiamo, dimenticare”. Sulla legge elettorale, invece, ha deposto una corona immateriale: le ultime sue parole, si fa per dire, risalgono ad aprile, quando raccomandò di “farla subito”, forse a noi, forse ai politici (che, come si sa, hanno finto di non dimenticarlo e poi sono tornati a fare i loro comodi). Ecco, non dimentichiamo che se Napolitano era “custode della Costituzione” (tanto da preferirle quella di Renzi-Boschi-Verdini), Mattarella non disdegnò i tentativi di “svecchiamento” della stessa ad opera dei giovani leopoldi. L’anno scorso agli studenti della Columbia University disse che la riforma avrebbe influito “sull’efficienza e sulla velocità delle decisioni” e avrebbe portato a “un significativo recupero di competitività per il nostro Paese”.

Purtroppo vinse il No e siamo rimasti lenti, inefficienti e non competitivi; altrimenti con uno così peperino alla presidenza della Repubblica e uno statista tanto autorevole al Governo chissà dove saremmo arrivati.

Articolo


giovedì 20/07/2017
Autobomba e autostrage

di Marco Travaglio

Anche nel 25° anniversario delle stragi, come nei 24 precedenti, le commemorazioni per l’assassinio di Paolo Borsellino e della sua scorta hanno seguito un copione diverso, anzi opposto, a quelle di 57 giorni prima per Giovanni Falcone e i suoi angeli custodi. Per Falcone scendono e pontificano regolarmente a Palermo i vertici dello Stato, che invece per Borsellino si limitano a qualche fervorino di circostanza da Roma. Perché questa plateale disparità di trattamento nel ricordo di due giudici che, da quando sono morti ammazzati, viaggiano sempre in coppia come Stanlio e Ollio? Il motivo appartiene all’inconscio, al non-detto dello Stato. La strage di Capaci è facilmente spiegabile con la prava volontà di Cosa Nostra di liberarsi del suo nemico pubblico numero uno e di vendicarsi, tramite lui, dei politici che l’avevano tradita ingaggiandolo nel governo Andreotti e violando un patto di non aggressione pluridecennale. Che poi la strategia stragista pianificata da Riina&C. a dicembre del 1991, nel timore (poi rivelatosi fondato) che stavolta gli amici di Roma non avrebbero fatto nulla per aggiustare la sentenza del maxiprocesso in Cassazione, abbia avuto suggeritori e consulenti istituzionali (uomini dei servizi e loro amici della destra estrema e della P2), lo sanno solo pochi addetti ai lavori.

Dunque Falcone è il testimonial ideale della rappresentazione oleografica e telegenica dell’eterno derby Stato-Antistato: da una parte i cattivi e dall’altra i buoni, senza fastidiose “zone grigie” a guastare l’edificante quadretto. Borsellino no: per via d’Amelio è impossibile parlare di mafia senz’aggiungerci “Stato” e “trattativa”. Due parole scolpite a caratteri cubitali nel doppiofondo della coscienza lurida delle istituzioni, che non lo ammetteranno mai, aduse come sono a reprimere le voci di dentro, negando pure l’evidenza. Ma sanno tutto. Perciò, a ogni 19 luglio, si tengono a debita distanza da via d’Amelio: alcuni per nascondere una coda di paglia lunga da Roma a Palermo, altri per proteggersi con un’inconscia rimozione collettiva della memoria che neppure un genio della psicanalisi riuscirebbe a sbloccare.

Le sentenze di Cassazione che riempiono di ergastoli i mandanti diretti e agli esecutori materiali delle stragi parlano di via d’Amelio come di un’“improvvisa accelerazione”: Borsellino, nel piano stragista, fu un fuori programma dell’ultimo momento. Eliminando prima Lima, poi Falcone, di lì a poco Ignazio Salvo e terrorizzando altri bersagli politici come Andreotti e Mannino, Cosa Nostra aveva già raggiunto i suoi obiettivi.

Punire i “traditori” (Andreotti si era giocato il Quirinale) e costringere lo Stato a trattare. La Dc escluse dal governo Amato il ministro dell’Interno Scotti e il Ros corse da Ciancimino a proporgli una trattativa con Riina. Il quale di lì a poco consegnò il papello con le richieste allo Stato. Intanto la maggioranza di governo, che sull’onda dell’emozione per Capaci aveva varato il “decreto Falcone” sul 41-bis, l’aveva poi avviato sul binario morto, “dimenticandosi” di convertirlo in legge: senza nuovi attentati, il carcere duro sarebbe definitivamente evaporato a inizio agosto. Perché Riina decise di svegliare il cane che dormiva con l’“accelerazione” del 19 luglio, col risultato suicida di costringere il Parlamento, sotto la pressione dell’opinione pubblica, a convertire la norma che più terrorizzava i suoi detenuti? Perché, se voleva eliminare Borsellino, non attese due settimane, fino allo spirare di quella che tuttoggi è la prima ossessione dei boss? C’è un solo fatto nuovo, fra Capaci e via d’Amelio, che può spiegare il cambio di programma: la trattativa Stato-mafia, che doveva restare segreta e invece giunse all’orecchio di Borsellino, informato dal ministro Martelli tramite la giudice Ferraro. Borsellino, grazie anche ai primi pentiti che dopo Capaci iniziavano a parlare, iniziò forsennatamente a indagare sull’immondo negoziato, incontrando anche i vertici del Ros e il neoministro Mancino. Qualcuno (non in Cosa nostra: nello Stato) seppe che era arrivato a tali livelli che non si poteva lasciarlo vivere un giorno di più.

Infatti nel garage dove l’autobomba fu imbottita di tritolo assisteva alle operazioni un uomo ben vestito che i killer non conoscevano. Infatti, subito dopo l’esplosione in via d’Amelio, dalla borsa carbonizzata nell’auto devastata di Borsellino una mano sapiente (non mafiosa, ma statale) asportò l’agenda rossa dove il giudice annotava le sue indagini. Infatti la moglie del pentito Di Matteo, intercettata, dopo il rapimento del figlio (poi sciolto nell’acido), implorò il marito di non nominare mai gli “infiltrati” dello Stato. Infatti, pochi mesi dopo, non la mafia, ma la polizia confezionò un falso colpevole pentito, Enzo Scarantino, da dare in pasto ai pm di Caltanissetta per nascondere i veri colpevoli della strage (un depistaggio di Stato che ieri il presidente Mattarella ha incredibilmente derubricato in una serie di “troppi errori nelle indagini”). Tutto quel che venne dopo - la “cattura” di Riina e la mancata perquisizione del suo covo da parte del Ros, il ribaltone alla direzione delle carceri per passare dal carcere duro al carcere molle, le stragi del ‘93 per piegare lo Stato a nuovi cedimenti, la revoca del 41-bis per 334 mafiosi, le mancate catture di Bagarella e Provenzano sempre a opera del Ros, l’assassinio del boss provenzaniano Luigi Ilardo subito dopo la decisione di svelare le collusioni degli apparati deviati (notizia nota solo a uomini dello Stato, non della mafia) – fu solo la naturale conseguenza di quanto accaduto prima. Per questo oggi lo Stato evita di avvicinarsi a via d’Amelio: se l’avesse fatto anche 25 anni fa, Borsellino sarebbe ancora vivo.

Dizionario


Faccia di merda (fac-cia di mer-da) fem. sing. 
Dispregiativo volgare per definire chi non prova vergogna alcuna. Avvoltoio. Sfacciatamente menefreghista verso gli altri. 
(Es. Francesco Piscicelli, costruttore edile, rise al telefono dopo il terremoto dell'Aquila del 2009, immaginandosi i lauti affari della ricostruzione. Anche  Vito Giuseppe Giustino, presidente della cooperativa edile l'Internazionale sghignazzò sguaiatamente, festeggiando al telefono nel post terremoto di Amatrice al pensiero dei giganteschi guadagni che sarebbero arrivati.)

martedì 18 luglio 2017

Campo minato


Non potrò far riferimenti, a nomi, a luoghi, a date. Non posso perché metterei in difficoltà una persona a me cara, tanto cara. Ma sono incazzato. Perché è così che gira codesto mondo. Questa giostra su cui molti salgono senza volerlo, fingendo di esserne contenti, girando in tondo senza meta, senza linearità, ritrovandosi pure a dover pagare per l'ignobile giro. 
Certo, è difficile scrivere di un sopruso senza poter manifestare prove eclatanti di questa becera consuetudine. Toccare con mano che la meritocrazia in questo martoriato paese non solo è chimera, ma pure solenne presa per il culo, è un fatto incontrovertibile e pregno di malefici alla coscienza. 
Da questa esperienza sono uscito con una certezza ancor più granitica di quella che avevo per il sentito dire: non conta un cazzo essere bravi, dedicare la propria volontà e tutto se stesso ad una nobile causa! Devi prostrarti, inginocchiarti, divenir sudaticcio, abbracciare compromessi, trasformarti in pongo malleabile, scacciare sani principi, annichilire valori a te tanto cari, perdere la salinità, acquisire il retrogusto amaro dell'ammiccamento professionale per agevolare il brigante di turno. Conoscere la sdolcinatura, il mellifluo, lo smanceroso, a volte fingerti imbelle. Vogliono questo. Lo pretendono, lo esigono. La tua conoscenza, la tua professionalità, il tuo porti sagacemente nel mondo no, non gli interessa, anzi: è ostacolo ai loro progetti merdosi.
Così gira la giostra, così giovani preparati non riescono a lavorare, persone fiere di sé stesse piombano nell'involutivo squallido sistema del prono, fieri e dignitosi professionisti capaci di salvare vite umane o d'ingegnarsi in attività degne del Sapere proprio della specie, soccombono nell'adattarsi alla mentalità di codesto progresso medievale, svergognante linearità concettuale di chi agirebbe solo per concretizzare il tanto spasimato "mondo migliore." 
Un mondo che non è salito e mai salirà, su questa giostra ridondante nel nulla.      

lunedì 17 luglio 2017

Riorganizzazione


Scala valori affettivi sportivi, in ufficio, aggiornata! Sotto Gianni, ecco Li!


domenica 16 luglio 2017

Stralcio 2


Rimpiange i governi Berlusconi?

Diciamo che il centrosinistra non li fa rimpiangere, però ha fatto più danni. Il centrodestra faceva leggi terribili, che fortunatamente perlopiù non funzionavano, o venivano dichiarate incostituzionali dalla Consulta, o sortivano effetti opposti a quelli sperati. Ma allora almeno il centrosinistra votava contro, protestava, chiamava la gente in piazza. Ora che quello che non era riuscito a fare il centrodestra lo fa il centrosinistra, il centrodestra glielo vota e quasi nessuno protesta.

(Intervista di Marco Travaglio a Piercamillo Davigo)

Stralcio


Ieri Sangermano, sul Giornale, trova gravissima la frase che le viene attribuita, secondo cui: “Non esistono politici innocenti, ma solo colpevoli su cui non sono state raccolte le prove”.

Sì, è la stessa che mi attribuisce anche Renzi nel suo ultimo libro: sorprendente questa assonanza, non trova? Evidentemente i due hanno le stesse fonti, o leggono la stessa pessima stampa. In realtà io parlavo di un processo specifico: quello di Mani Pulite sulla linea 3 della metropolitana milanese, dove si dimostrò fino in Cassazione che tutte le imprese consorziate versavano la loro quota di tangenti all’impresa capofila, che poi versava l’intera mazzetta al cassiere unico della politica, che poi la distribuiva pro quota a ogni rappresentante dei partiti, di maggioranza e di opposizione. È colpa mia se poi sono stati tutti condannati? È il solito giochino che una volta facevano solo certi politici e certi giornalacci: prendere una frase e isolarla dal contesto per buttartela addosso. Un giorno il capitano di una nave scoprì che il primo ufficiale di guardia era ubriaco e lo scrisse nel giornale di bordo. Quello, per vendicarsi, scrisse a sua volta: “Oggi il comandante non era ubriaco”. Era la verità, ma quella frase, estrapolata dal contesto, sembrò un atto di accusa, come a dire che tutte le altre volte il comandante era ubriaco. Ecco, questi fanno così. Sono ridicoli.

(Intervista di Marco Travaglio a Piercamillo Davigo)

In memoria


Si è spenta oggi a soli 40 anni di età Maryam Mirzakhani (Teheran, 5 maggio 1977 – Palo Alto, 15 luglio 2017), matematica iraniana, per un cancro al seno. È stata la prima donna nonché la prima iraniana a vincere la Medaglia Fields, il più prestigioso riconoscimento al mondo per matematici, nel 2014 per "i suoi contributi eccezionali alla dinamica e alla geometria delle superfici di Riemann e dei loro spazi di moduli". La Medaglia Fields viene concessa ogni 4 anni e, assieme all'annuale Premio Abel, è considerata il "Nobel" della matematica per il suo prestigio.
Maryam Mirzakhani così oltre ad esser stata un esempio di brillantezza intellettuale, rappresenta anche un traguardo per l'emancipazione femminile.

Mirzakhani frequentò il liceo a Teheran, in Iran. In quegli anni trovò subito un riconoscimento internazionale vincendo due medaglie d'oro alle Olimpiadi Internazionali della Matematica nel 1994 e 1995. Nel 1995 divenne la prima studentessa iraniana a concludere le olimpiadi con punteggio massimo (42 su 42).
Dopo avere ottenuto una laurea in matematica nel 1999 alla Sharif University of Technology sempre a Teheran, si è spostata quindi ad Harvard per il dottorato, concluso nel 2004 con relatore Curtis McMullen. Nel 2004 divenne research fellow al Clay Mathematics Institute e professoressa a Princeton.
La ricerca di Mirzakhani si è svolta nell'ambito della geometria e si concentra soprattutto nello studio delle superfici di Riemann. Il suo primo importante contributo a quest'area è stata la scoperta di una formula che esprime il volume dello spazio dei moduli (con genere fissato) come una funzione polinomiale nel numero di componenti di bordo della superficie. Come conseguenza di questa costruzione, Mirzakhani ha fornito una nuova dimostrazione di una congettura di Edward Witten sui numeri di intersezione di alcune classi tautologiche sullo spazio dei moduli e una formula asintotica per la lunghezza di geodetiche semplici chiuse su una superficie iperbolica compatta.
Successivamente Mirzakhani si è focalizzata su aspetti dinamici dello spazio dei moduli; tra i suoi contributi c'è la dimostrazione che i terremoti di William Thurston generano un flusso ergodico.

Biografia: Wikipedia

sabato 15 luglio 2017

Chiarimento


Al di là della goliardia, del sano sfottò che è il sale per il tifoso vero, colui cioè che spudoratamente parteggia sempre e contro ogni evidenza per la propria sponda, voglio evidenziare la presenza sul web di animali, specificatamente scrofe viventi nel loro unico habitat, la porcilaia, che con messaggi irripetibili, attaccano Bonucci prendendosela con il figlio, con un'inaudita violenza. A queste merde, non aventi nessuna dignità umana, né passione sportiva, né alcun valore che gli elevi dal pozzo nero dove vegetano, mando il mio migliore, inequivocabile e fantasmagorico vaffanculo!

Compassione


La mia solidarietà va a questo anonimo tifoso juventino, a questo coacervo di fede sportiva e misticismo, probabilmente tanto convinto dell'inamovibilità del campione, da deciderne l'eternità cutanea da esporre sui lidi italiani e dentro palestre attrezzate. Coraggio amico! Solidarizzo con il tuo animo trafitto da spada e da calciomercato! La vita continua!


venerdì 14 luglio 2017

Richiesta


Spett.le Federazione Gioco Calcio

Gent.ma Federazione,
La società A.C. Milan, in considerazione dell'acquisto del più forte difensore del globo, Leonardo Bonucci e considerata l'eclatante futura inoperosità del proprio primo portiere, Gigio Donnarumma, tra l'altro anch'egli numero uno assoluto, con la presente chiede a codesta Federazione la possibilità di posizionare a lato della porta, una scrivania, comprensiva di sedia, ove il nostro portiere possa studiare in preparazione agli esami di maturità, previsti il prossimo anno o, in alternativa, divertirsi con la Settimana Enigmistica di cui è particolarmente ghiotto.
In attesa di un vs gradito riscontro in merito, porgiamo
Distinti saluti 
A.C. Milan

Confronti populisti


Ma guarda questi populisti della Capitale!

Spese funzionamento assemblea capitolina nel 2008 (sindaco Alemanno): 6.900.000,00 euro
Oggi (sindaco Raggi) 1.100.000,00 euro

Di cui:
Spese per iniziative di organi istituzionali nel 2008: 2.775.928,00 euro
Oggi: 0,00 euro

Spesa per cancelleria Comune di Roma nel 2008: 120.000,00 euro
Oggi: 3.600,00 euro

Spese per abbonamenti agenzie di stampa del Comune di Roma nel 2008: 613.000,00 euro
Oggi: 51.000,00 euro

Populisti della malora!

giovedì 13 luglio 2017

Il retroscena


Pare che tre giorni fa, a Leonardo, il più forte difensore del mondo, si sia fermato il Suv a Milano in via Aldo Rossi e che sia entrato, con la tanica dentro al museo di uno dei club più titolati al mondo, per chiedere dell'acqua. Appena messo piede dentro la sala trofei, munito di occhiali per alta quota, abbia esclamato "cazzo! Questa si che è una sala trofei! Non come quella là, fatta solo di piccole coppette, di insignificanti tricolori! Guarda qui! Le coppe Italia servono dà portaombrelli!" 
Uscendo stordito pare che Bonucci abbia chiamato subito il suo procuratore, intimandogli di aprire le trattative con il club più famoso al mondo e dicendogli "voglio giocarci da subito! Alle coppe con le orecchie piace stare insieme tra di loro! E qui ce ne sono Sette!!!"