venerdì 31 maggio 2024

Attorno al finzione

 

Amedeo Nazzari è vivo
di Marco Travaglio
Il 28 luglio anche il Venezuela andrà alle urne per le elezioni presidenziali e sulla scheda svetta per 13 volte il faccione del presidente Nicolas Maduro, candidato da altrettanti partiti al terzo mandato. I suoi rivali sono dieci, alcuni dei quali compaiono due o tre volte perché rappresentano diverse liste (perlopiù civetta). La scheda fa ridere il mondo della sedicente democrazia venezuelana. Ma è meglio conservare qualche ironia per quella italiana, che alle Europee la insidia da vicino. Noi dovremo scegliere fra una decina di liste, di cui quattro guidate da leader che si candidano per finta, avendo già detto che rinunceranno al seggio europeo per non mollare quello italiano: FdI con la Meloni (premier e deputata, ergo doppiamente incompatibile), il Pd con la Schlein, FI con Tajani, Azione con Calenda. Poi c’è Stati Uniti d’Europa, guidata da Bonino (che nel 2019 si candidò in Ue e non ci mise piede) e Renzi (che ha promesso di rinunciare al seggio senatoriale per quello europeo, ma è un habitué degli impegni traditi).
Si dirà: c’è una bella differenza con Maduro. Sì, ma a suo vantaggio. Maduro si ricandida sul serio. I nostri quattro leader lo fanno per truffare gli elettori: chi li vota non elegge loro, ma qualcuno che neppure conosce e non può sapere chi sia (i seggi saranno ripartiti con complicati calcoli di preferenze e resti). A Otto e mezzo, l’irresistibile Calenda ha confermato che chi si candida a un incarico per poi non ricoprirlo “prende in giro gli elettori”. Infatti lui si candida a un incarico per poi non ricoprirlo. Ma lo fa perché lo fanno anche altri: non potendo tollerare la concorrenza sleale dei truffatori, truffa anche lui. Però è pronto a votare una legge che lo vieti a tutti: cioè vorrebbe vietare domani ciò che lui sta facendo oggi perché non è ancora vietato. In questa gara a chi truffa di più, svetta ovviamente Forza Italia, in omaggio al fondatore-frodatore. Nel manuale d’istruzioni per elettori e portatori di voti si raccomanda di scrivere sulla scheda “Silvio Berlusconi” e poi, volendo, una donna e un uomo. Essendo morto, sepolto e cremato da un anno, è piuttosto improbabile che B. possa onorare il mandato: quindi la preferenza è nulla. Ma non la scheda, visto che il famigerato cognome fa parte del simbolo Forza Italia-Berlusconi Presidente (di cosa, non è dato sapere: forse dell’Ade). Il che garantisce a FI i voti di chi non crede alla morte di B. o non ne ha avuto notizia. Nel celebre sketch di Veltroni e Livia Turco, Corrado Guzzanti avvisava i compagni della mozione “A. Nazzari”: “Amedeo Nazzari è morto! E porca miseria: era perfetto, ma è morto. Ho pensato di candidarlo anche da morto, ma non è possibile: bisognava fare una riforma”. Ecco, ora mi sa che hanno fatto anche quella.

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