venerdì 19 aprile 2024

Ma guarda un po'!

 

Le parole per dirlo
di Marco Travaglio
Ci è voluto un po’, ma alla fine le quattro retate in un mese a casa Pd fra Puglia e Piemonte sono finalmente diventate il “caso Conte”. Il merito è dell’infaticabile Maria Teresa Meli (Corriere: “L’ira di Schlein sul ‘caso Conte’. E lui evoca anche Mani Pulite”), un tempo ventriloqua di Renzi e ora di Elly, di cui riporta col consueto distacco ciò che “spiega ai fedelissimi”, “racconta lei stessa”, “dice ai suoi senza girarci intorno”. E che dice Elly? “Basta parlare di Conte”. Poi però parla solo di lui, che si ostina a non subire retate, quindi è un “caso”. Il putribondo grillino mira financo a “conquistare voti”, diversamente dagli altri leader che mirano a perderli. Ma, osserva amara Mely Schlein, “anche gli altri attuali o futuribili alleati puntano a togliere voti al Pd”. Cioè: il Pd è proprietario di milioni di elettori (come peraltro emerge dalle retate sui voti comprati) e gli alleati attuali o futuribili vogliono scipparglieli. Come? Presentando candidati senza il permesso di Elly. Avs, per dire, “candida Ignazio Marino” (che il Pd cacciò da sindaco nello studio di un notaio) “nonostante i dem avessero tentato di convincere Bonelli a lasciar perdere” (decidono anche le candidature altrui). E, non contenta, “cerca di convincere Ilaria Salis”, dopo che il Pd s’è beccato il no secco dall’interessata e del padre. E Renzi? Brutta aria anche lì. Ma non perché quello appoggia quasi sempre le destre, quelle sono quisquilie: bensì perché “Schlein continua a non comunicare” con lui, anche se si vocifera di “un loro scambio frequente di messaggi”. E Calenda? “Pure lui punta a quel bacino elettorale, benché lui sì che comunichi (sic, ndr) ogni tanto con la segretaria”. E comunque, sul “caso Conte, “più di tanto il Pd non si spinge” (ri-sic).
È una fortuna avere a disposizione giornali così: se dovessero mai chiamare le cose col loro nome, tipo le retate nel Pd “caso Pd”, toccherebbe fare qualcosa di più serio che appiccicare la foto di Berlinguer sulla tessera. Per esempio copiare quelli del “caso Conte” almeno sul divieto di imbarcare trasformisti. Già, perché senza quell’esercito di ex-centrodestri, ora il Pd sarebbe intonso. A Bari le sue indagate Lorusso e Maurodinoia sono accusate di aver trafficato voti quando stavano a destra, ma a pagare pegno è il Pd, ultimo domicilio conosciuto. A Torino Sasà Gallo, attempato capobastone inquisito, era craxiano, poi Fassino l’ha accolto come fosse a casa sua. E Luca Sammartino, il vicepresidente siciliano indagato l’altroieri, era nato Udc, poi era passato ad Articolo 4, e dì lì al Pd renziano, infine aveva traslocato in Iv e infine nella Lega. Ma è accusato di aver comprato voti nel 2019 per il Pd. Che così si sputtana anche quando le retate riguardano le destre. Ma forse anche questo è un “caso Conte”.

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