I golpisti buoni
di Marco Travaglio
Appassionati di western come siamo, seguiamo sempre con entusiasmo la guerra fra buoni e cattivi. L’altroieri, per dire, il petto ci s’è gonfiato di orgoglio patriottico nell’apprendere che il generalissimo Francesco Paolo Figliuolo, già esperto di vaccini per Draghi e di alluvioni per la Meloni, fa la spola fra l’Italia e il Niger per ricominciare ad addestrare i parà golpisti che l’estate scorsa rovesciarono e arrestarono il presidente filo-occidentale regolarmente eletto Bazoum e issato al suo posto la giunta militare filorussa del generale Tchiani. Avete capito bene: quelli fanno il golpe e noi li addestriamo. Quelli espellono i 1500 militari francesi e i 1100 americani, cacciano le missioni dell’Ue e noi restiamo lì – unici in tutto l’Occidente – coi nostri 250 soldati, pronti a raddoppiarli. Il perché lo spiega l’intrepido Figliuolo, pancia in dentro e nastrini infuori, inviato sul posto dal sagace Crosetto: “Le autorità nigerine (i golpisti, ndr) ci hanno promesso il ritorno alla democrazia e all’ordine costituzionale”. Lui li ha guardati negli occhi e ci ha creduto. O gli hanno detto di crederci: “L’Italia è l’interlocutore privilegiato del Paese, crocevia di tutti i flussi migratori dal Sahel e dal Corno d’Africa”, ergo nostro “prioritario interesse nazionale”. E, se ce ne andassimo anche noi, lasceremmo “spazi di manovra a influenze malevole, ad esempio russe e cinesi”. Ecco: o noi, o loro. E poi, sennò, con chi lo facciamo il Piano Mattei? “I nostri rapporti proficui col Niger contribuiscono sinergicamente all’implementazione del Piano Mattei con strategie di cooperazione paritetiche e innovative”, mica pizza e fichi. Quindi mica si può sottilizzare troppo su quali mani si stringono e di quanto sangue grondano: “Da quelle parti lì il confine tra buoni e cattivi non è così netto”. Ma non mi dire: “da quelle parti lì” (e solo lì) ci facciamo andar bene anche i cattivi, sennò arrivano i cattivoni Cina, Iran e Russia.
Purtroppo Figliuolo e i suoi geniali mandanti non si sono accorti che la Cina è arrivata da mo’: prima del golpe era il secondo investitore dopo Parigi (2,7 miliardi di dollari fino al 2020 in ricerche petrolifere e giacimenti d’amianto) e ora, cacciati i francesi, sarà il primo. L’Iran sta per fornire al regime nigerino droni in cambio di uranio. E, appena Figliuolo ha finito di parlare, sono arrivati pure i russi. Due notti fa i quadrimotore Ilyiushin hanno sbarcato a Niamey i primi 100 militari dell’Afrika Corp, con tanto di missili e troupe televisive per immortale lo storico evento: l’ingresso dell’esercito di Putin, già presente in sei Paesi del Sahel, nell’ultimo ex presidio occidentale della regione. A prendere sul serio le promesse dei golpisti al generalissimo Figliuolo, vuoi vedere che niente niente ora è la Russia a esportare la democrazia?
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