L’ultimo sovversivo
DI MICHELE SERRA
Si legge dell’inchiesta di Perugia sugli “accessi illegittimi” alle vite e ai patrimoni di cosiddetti vip (che sono oramai una moltitudine, una vera e propria classe sociale, come i postelegrafonici) e ci si domanda — a parte il caso specifico — che cosa rimanga del concetto di “vita privata”, un tempo dato per scontato tranne che per le star del cinema braccate dai paparazzi, e poche altre icone della devozione popolare.
Non si illudano i non vip. La tracciabilità delle loro vite oramai è conclamata. Basta la telefonata di un call center che ti chiama per nome («buongiorno signor Michele!») per sapere che la tua vita è tracciabile, passo dopo passo. Sei spiato, classificato per età, per luogo di residenza e per spostamenti, per gusti personali, per reddito e dunque per solvibilità.
Il mercato ti bracca con mezzi e motivazioni infinitamente più potenti di quelle di un magistrato o di un poliziotto. Ognuno di noi è un dossier, perché ognuno di noi è un cliente.
Capisco che diano scandalo le intercettazioni non strettamente necessarie, ma il vero scandalo è una rete mondiale, incontrastata e sovrana, di dati personali in pugno a pochi mercanti con vocazione monopolista: il vero Re del Mondo sarà chi tiene in pugno, come una matassa definitiva, i nomi, gli indirizzi, le abitudini, i bisogni e le debolezze dell’umanità intera, altro che vip. Così che l’assenza, l’anonimato, diventeranno la vera sfida, il vero azzardo esistenziale. Colui che sparisce, colui che non è più tracciabile, sarà l’ultimo sovversivo.
Ma anche nelle foreste dell’Alaska, anche nel fitto della giungla, anche tra i ghiacci dell’Artide, se non hai saputo liberarti del cellulare, sarai raggiunto da un call center. «Buongiorno signor Michele!».
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