« L'economia ha come suo dogma la rinuncia a se stessi, la rinuncia alla vita e a tutti i bisogni umani (...) Quanto meno tu sei, quanto meno realizzi la tua vita, tanto più hai; quanto più grande è la tua vita alienata, tanto più accumuli del tuo essere estraniato.
Tutti i sensi fisici e spirituali sono stati sostituiti dalla semplice alienazione di essi tutti: sostituiti dal senso dell'avere. Tutto ciò che l’economia ti porta via di vita e di umanità, te lo restituisce in denaro e ricchezza, e tutto ciò che tu non puoi, può il tuo denaro, esso può insomma impadronirsi per te di tutto quanto; può tutto comprare: esso è il vero e proprio potere. Ma pur essendo tutto questo, non è in grado di produrre null'altro che se stesso, né di comprare nulla fuor che se stesso.
Quando il denaro diventa il fine ultimo, tutti i beni che non sono di natura economica come l’intelligenza, la cultura, l’arte, la forza, la bellezza, l’amore, per l’avaro cessano di essere valori in sé, perché lo diventano limitatamente alla loro convertibilità in denaro, che, a questo punto, si presenta agli occhi dell’avaro come la forma astratta di tutti i piaceri che tuttavia non vengono goduti. »
Karl Marx, “Manoscritti economico-filosofici”, 1844
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