La faccia e la pelle
di Marco Travaglio
Lo scomposto agitarsi di Macron sempre più Micron sulla guerra la dice lunga sulla statura politica e morale delle cancellerie atlantiste. Che, dopo aver usato il popolo ucraino come carne da cannone per spezzare le reni alla Russia, ora che la Russia le sta spezzando a noi lo usano come carne da macello per le campagne elettorali Ue e Usa. Ma il nanerottolo francese fa storia a sé, perché ha sempre giocato una partita tutta sua sulla pelle degli ucraini. Si crede una via di mezzo fra Napoleone e De Gaulle, cioè il padrone dell’Europa. Nel 2019 decreta la “morte cerebrale della Nato”. E nel 2021, mentre Usa e Nato spingono Putin a invadere l’Ucraina rifiutando l’impegno sulla neutralità che la salverebbe, fa il mediatore. L’8 febbraio 2022 strappa a Zelensky e Putin la promessa di rispettare gli accordi di Minsk per l’autonomia del Donbass (l’altro pomo della discordia). E il 20 febbraio chiama Putin, Biden e Scholz, poi annuncia un vertice fra i primi due. Gli Usa sabotano la mediazione e quattro giorni dopo i russi invadono. Ma lui insiste. Zittisce Biden che dà del “macellaio” a Putin: “Io non l’avrei detto, non si deve alimentare un’escalation di parole e azioni”. E quando Joe accusa lo Zar di “genocidio”, taglia corto: “Parole che non aiutano la pace, anche se le forze russe hanno commesso crimini di guerra”.
Il dialogo gli serve per vincere le elezioni contro la filorussa Le Pen e il pacifista Mélenchon: “Non saremo mai cobelligeranti, serve una de-escalation in Ucraina”, “Non si fa la pace umiliando la Russia”, serve “una via d’uscita dalla guerra senza umiliare la Russia”. È così ben informato da credere che sia la Russia a rischiare l’umiliazione, non l’Ucraina. Nel pellegrinaggio in treno con gli altri due magi Scholz e Draghi, chiede a Zelensky di trattare con Putin. Biden s’inventa un “Armageddon nucleare russo” e lui lo invita alla “prudenza”. Chiede a Mosca e Kiev di accettare la mediazione del Papa. E nel dicembre ’22 annuncia con Biden un’inutile conferenza di pace a Parigi. Poi domanda: “Cosa siamo disposti a fare per dare garanzie di sicurezza alla Russia quando tornerà al tavolo dei negoziati? Uno dei punti essenziali, come ha sempre detto Putin, è il timore che la Nato si avvicini alle sue porte e dispieghi armi che potrebbero minacciare la Russia”. Kiev si infuria: “Vuole fornire garanzie di sicurezza a un terrorista assassino?”. Ora deve aver capito che Putin ha vinto la guerra e il fronte Usa-Ue- Ucraina l’ha persa. Ma non può ammetterlo, almeno fino alle Europee di giugno. E, da pompiere che era, gioca l’altra parte in tragedia: quella del piromane, straparlando di truppe Nato a Kiev. Lui ha il problema di salvare la faccia. Noi, la pelle: quella degli ucraini e anche la nostra.
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