venerdì 22 marzo 2024

Bari di professione

 

I bari di Bari
di Marco Travaglio
Il Pd pugliese ha gravemente peccato e dovrebbe confessare. Ma non ciò che non ha fatto e che gli rimprovera la destra più spudorata dell’universo: e cioè le collusioni mafiose, smentite anche dalla Procura di Bari, che parla di “fenomeno circoscritto”, “marginale”, che “non incide sull’attività dell’amministrazione”, che anzi “è sempre stata nella direzione della lotta alla criminalità”. Bensì ciò che ha fatto, ma che la destra si guarda bene dal rinfacciargli perché lo pratica sempre anch’essa: il trasformismo. Sia il sindaco Decaro sia il presidente Emiliano hanno imbarcato troppi voltagabbana da destra. E, fra gl’imbarcati (in Comune), c’era anche la consigliera finita sotto inchiesta per voto di scambio con i clan. Non sappiamo se sia colpevole o innocente, ma il suo ingresso ha sporcato il Pd e ha ripulito (ove mai fosse possibile) la destra. Almeno mediaticamente. Nei fatti sappiamo bene che il detersivo in grado di ripulire la destra italiana non è stato ancora inventato. Infatti, mentre il capogruppo forzista Gasparri tuona contro le presunte collusioni del Pd, l’inventore del suo partito Marcello Dell’Utri, condannato definitivo per concorso esterno in mafia, si vede sequestrare dal gip di Firenze una decina di milioni non dichiarati dopo la sentenza, in gran parte gentilmente offerti da B. negli anni del suo aureo silenzio. E, mentre il governo di destra cinge d’assedio Bari avviando l’iter per sciogliere il Comune, saltano fuori i video della Procura che immortalano un esponente del clan Parisi mentre compra voti per la consigliera ora indagata quand’era candidata della destra nel 2019 e spiega al compare che “Decaro non dà niente”, mentre “sono quelli (gli avversari di Decaro, ndr) che stanno dando un sacco di soldi… Stanno andando tutti quelli di Bari Vecchia, perché stanno dando i soldi, capito?”.
Di qui il Pd pugliese (ma non solo) dovrebbe partire per fare tesoro dello scandalo, finirla con le pratiche consociative, piazzare dei cerberi alle sue porte e abolire le primarie “aperte” ai non iscritti sul candidato sindaco: per evitare nuovi intrusi, stavolta dal basso e non dall’alto, servono meccanismi meno permeabili e più protetti. Ma solo nel Paese di Sottosopra può capitare che il governo di chi ha candidato tutto il peggio possibile, da Dell’Utri a D’Alì, da Cuffaro a Cosentino, e impedì financo il commissariamento del Comune laziale di Fondi, inquinato fin sopra i capelli dai clan, dia lezioni di antimafia a un sindaco sotto scorta per minacce mafiose. 

Per il centrodestra dei tartufi eredi del berlusconismo, andrebbe un po’ aggiornata la famosa risposta di Alberto Sordi, ballerino in Un americano a Roma, alle pernacchie del troglodita in prima fila: “Ormai hai trent’anni, è ora che tu sappia di chi sei figlio”.

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