Quando il denaro diventa il fine ultimo, tutti i beni che non sono di natura economica come l’intelligenza, la cultura, l’arte, la bellezza, l’amore, cessano di essere valori in sé, perché lo diventano limitatamente alla loro convertibilità in denaro. La nostra cultura purtroppo ha assunto il denaro come unico generatore simbolico di tutti i valori. Nel frattempo da questa cultura gli uomini sono percepiti unicamente come produttori e consumatori. (…)
La produzione però non si limiterà a produrre beni, ma, con la pubblicità, provvederà a produrre anche nuovi bisogni. Il più grande pubblicitario del secolo scorso Frédéric Beigbeder un giorno scrisse: “Sono un pubblicitario: ebbene sì, sono quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova. C’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché chi è felice non consuma.”
E allora come dar torto al filosofo Günther Anders per il quale: “L’umanità che tratta il mondo come un mondo da buttar via, finirà per trattare anche se stessa come un’umanità da buttar via”.
Umberto Galimberti
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