Regalano Libero e vendono cibi e birre senza scontrino
VIAGGIO NEL POPOLO LEGHISTA - Negli stand. Il giornale ovunque, borracce “firmate” e cravatte verdi con la ruspa
DI SELVAGGIA LUCARELLI
Posso affermarlo con certezza perché c’ero, sono arrivata proprio mentre il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti grida feroce: “Continuerò la battaglia contro i grandi carnivori!” con la faccia di uno che nel bosco uscirebbe male pure dall’assalto di un toporagno. Faccio una passeggiata lungo il perimetro del campo per capire cosa ci sia sotto i tendoni bianchi e, a parte salvadanai per aiutare i poveri a casa loro e magliette “Lombardia autonoma” a 15 euro per aiutare i leghisti a casa loro, il vero gadget della festa della Lega è il giornale Libero. Ce ne sono copie ovunque. Se in base alle consuete rilevazioni vendite Libero, a settembre 2023, toccherà una diffusione di 1,5 milioni sappiate che erano tutte copie omaggio distribuite a Pontida. Copie di Libero usate come tovagliette per il pranzo, per apparecchiare sul prato, per sventolarle contro il gran caldo. Addirittura un signore, dopo un sapiente lavoro di origami, ci ha confezionato un cappello per la moglie. Non scherzo. L’unica alternativa negli stand è la rivista La critica i cui editorialisti sono: Hoara Borselli la cui avvincente teoria è che le donne sono tutte invidiose di Giorgia Meloni e le donne italiane sono le moderne vestali perchè mettono creme protettive anti-sole. Un tizio di FdI scrive contro i monopattino perchè “non permette di uscire dal tracciato ordinario”: pure il monopattino vittima del pensiero unico. E infine, per alleggerire, la rubrica satirica: un’intervista ad Alessandro Meluzzi.
Inizia a fare davvero molto caldo, per cui mentre una sobria Giulia Bongiorno dal palco urla che serve la castrazione chimica per gli stupratori, mi dirigo verso gli stand suddivisi per regioni d’Italia. Si respira subito una forte aria di autonomia, con gli stand “Emilia” e “Romagna” rigorosamente separati da almeno 50 metri. L’Emilia propone formaggio di pecora stagionata e Lambrusco. La Romagna, nel cui stand c’è una bionda cotonata che sembra uscita da una vecchia puntata di Dallas, esibisce una stemma della Lega tempestato di paillettes. Le chiedo se stia strizzando l’occhio al mondo queer: mi guarda come se avessi una saetta infuocata sulla fronte, allora semplifico e dico “al mondo Lgbt”, lei allora spiega che strizza l’occhio solo alle donne. Lo stand del Friuli ha le seguenti proposte enogastrostromiche: delle bottiglie di vino sulla cui etichetta ci sono Fedriga e Salvini abbracciati e che dunque dovevano aver senz’altro bevuto almeno una casa di quelle bottiglie perché si sono simpatici quanto Fugatti e gli orsi e poi un’altra tipicità: una pila di copie di Libero. In Friuli evidentemente c’è chi Libero pur di non leggerlo preferisce mangiarlo. Lo stand della Calabria è un negozio di alimentari, quello del Lazio vende il biscotto frascatano della donna con tre tette, quello piemontese il riso Carnaroli, quello ligure ha il seguente slogan: “spendi 30 euro e avrai una borraccia autografata”. Penso che le borracce siano autografate da Ronaldo o Belèn, invece ci sono le firme, a scelta, dei noti leghisti liguri Natale Gatto, Bordilli, Di Muro e Lettieri. Faccio a pugni per accaparrarmene una, ma scopro che per spendere 30 euro dovrei acquistare degli irresistibili dadi con scritto Lega, una cravatta verde con ruspa stampata o semi di basilico sulla cui confezione c’è scritto “non serve la ruspa, basta il pollice verde”. Rinuncio con dolore alla borraccia autografata Natale Gatto.
Arriva Le Pen, poi Salvini che saluta tutti e in modo particolare gli amici di Israele, le cui bandiere sventolano in prima fila. Li saluta anche il tizio con le svastiche sullo zaino e la scritta “W il duce”. Salvini cita una quindicina di volte “il buon Dio” come un prete di campagna. Nega il concetto di superiorità di un popolo ed esalta le diversità: un secondo dopo dice che le donne col velo non sono compatibili con la nostra cultura. Spiega che la Lega è dalla parte dell’innovazione: un secondo dopo ce l’ha con la carne sintetica e l’intelligenza artificiale. Smaschera un grande complotto delle multinazionali che fanno la guerra ai produttori del buon cibo italiano. In effetti Cremonini, Amadori &C. sono tutte Onlus. Il pezzo forte arriva quando manda bacioni a Richard Gere sentendosi un po’ Julia Roberts e lo invita ad accogliere i migranti nelle sue ville. Un po’ fiacco. Così fiacco che inizio ad andar via mentre continua a parlare. Lo sento da lontano urlare che fermerà i migranti per ristabilire la legalità. Bravo, viva la legalità. Chiedo una birra e dell’acqua al grande stand all’uscita. “Sono 4,5 euro”. “Avete la carta?”. “No, solo contanti!”. “Ecco i 4,5 euro. Lo scontrino?”. “Non facciamo scontrini” Una signora vende artigianato veneto. “Bello il portafogli, ha la carta?”. “No, solo contanti”. “Scontrino?”. “Non lo faccio”. Me ne vado rincuorata, il leader è un po’ spompato, ma la base è sempre la stessa, la vecchia Lega di una volta. Arrivo all’auto. Sul tergicristalli trovo un omaggio: una specie di Arbre Magique con la faccia di Angelo Ciocca, quello dell’indimenticabile slogan “se ti piace la gnocca vota Ciocca!”. Poi i leghisti si lamentano perché ci sono troppi gay. Il parcheggio è già semivuoto, neppure fila per uscire. La Lega dirà poi che ieri c’erano 100mila persone. Facciamo 10mila più 90mila copie di Libero.
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