La vera destra di potere
DI MICHELE SERRA
Ho visto un paio di tigiuno e tigidue di grandiosa spensieratezza: una volta sbrigato lo stretto necessario di giornata (un poco di guerra, un poco di migranti, molto “governoal lavoro”) parte un florilegio da cinegiornale degli anni Cinquanta, sagre gastronomiche, sfilate di moda, località turistiche in grande spolvero, un’Italia cartolinesca e lieta, festosa e innocua, tutta passeggiate a mare e vista sui monti. L’Italia è il Bel Paese, gli italiani brava gente.
Tutti parlano, e si capisce, del sito complottista misteriosamente in onda su Radiouno ogni mattina, o del libretto del vero maschio Vannacci, o della fu-Pontida retrocessa dal Salvini a raduno lepenista: ma a vincere – come negli anni Ottanta – sarà la destra frescona, quella che “basta tristezze, basta discorsi difficili”, la destra che non vuole grane e non vuole scocciature.
I fanatici si fanno notare troppo, sono faticosi e ingombranti. Sarà dunque la destra frescona, lei per prima, a suggerire ai baschi neri e ai novax di non esagerare, di non dare troppo nell’occhio, di non dare scandalo. Il medicone farneticante o il generale che batte i tacchi sono, dal punto di vista del risultato, molto meno utili e performanti del patriottismo caramelloso e amichevole da tigì. Non saremo governati dai colonnelli: più probabile un colpo di Stato invisibile delle Pro Loco e degli Uffici del Turismo. La sagra del gladiolo a Rocca di Sotto (con intervista inclusiva anche alla coppia di coltivatori gay) varrà, in termini elettorali, molto più di Vannacci.
Nessun commento:
Posta un commento