mercoledì 13 settembre 2023

Daniela e i miseri



Quei “riformisti” falliti che assediano Schlein

DI DANIELA RANIERI

Siamo consapevoli che appena il lettore si imbatte in espressioni come “Strappo nel Pd”, “Pd, è crisi” etc. rischia la narcolessia istantanea, e anche per l’editorialista alle prese col Pd il più delle volte vale la frase di Karl Kraus su Hitler: “Non mi viene in mente niente”.
Ma apprendiamo che Elly Schlein incontra Calenda per avanzare una proposta di legge per salvare la Sanità pubblica. Vedi tante volte la vita: avevamo lasciato Calenda che ridisegnava il mondo con Renzi sulla base della sua (di Renzi) Weltanschauung darwinista prestazionale, e lo troviamo a combattere per offrire cure agli indigenti.
Ora, siccome la Sanità è talmente allo sfascio che non esiste cittadino che non ne abbia fatto esperienza, giocoforza è entrata nell’agenda di questi miracolati parlamentari, che se vogliono prendere ancora qualche voto devono pur sposare qualche tema popolare, fino a ieri “populista” perché a promuoverlo era il M5S. È la stessa sorte toccata al Reddito di cittadinanza, abolito da Meloni e dal suo governo ferocemente neoliberista: quando fu varato, il Pd votò addirittura contro; al salario minimo, su cui i privilegiati di sinistra sono sempre stati contrari o tiepidini, non essendo tema da Zona a traffico limitato; al cambiamento climatico, improvvisamente tema caldo nel partito ferocemente sviluppista dello Sblocca Italia.

Colpisce oggi lo zelo con cui una schiera di dirigenti del Pd, quelli che durante la stagione renziana deglutivano tutto, danno consigli a Schlein, eletta segretaria proprio perché la maggioranza dei votanti alle primarie non ne voleva più sapere della vecchia classe dirigente inetta, screditata e compromessa con una stagione nefasta. Non passa giorno senza che questi sfollagente le spieghino cosa fare per battere Meloni; loro, che non riescono a vincere un’elezione da anni (a parte il 40,8% alle Europee comprato da Renzi con gli 80 euro) eppure sono stati in tutti i governi fino a ieri.

Questi “riformisti” del Pd (in realtà renziani dormienti pronti ad accoltellare alle spalle, come da specialità del fondatore) invitano Schlein a non essere “troppo radicale”, considerato anche che 30 dem liguri se ne sono andati con Calenda. Graziano Delrio, che nel 2018 ancora elogiava il lanciafiamme minacciato da Renzi contro la minoranza (“Non mi piace l’immagine, ma è vero che il Pd deve cercare il rinnovamento della propria classe dirigente”), dice a Rep che sente un “disagio” crescente verso Schlein, la quale “si deve fare aiutare” per “costruire una proposta vincente che allarga, non minoritaria”. Adesso la minoranza “riformista” va ascoltata, non bruciata viva; vessare i lavoratori e ignorare i poveracci è una “diversa sensibilità”. “Non è che i precedenti dirigenti del Pd agivano per rendere precari i diritti o il lavoro”, dice. Eppure il Jobs Act, l’obbrobrio di Renzi su cui Schlein vorrebbe fare un referendum su proposta di Landini, era programmaticamente una mascalzonata contro i lavoratori (e ci è costato 20 miliardi).

Ma per i “riformisti” il massimalismo della segretaria è visibile anche sulle armi all’Ucraina. Per quanto lei sia timida sul tema, non le perdonano di non essere una fanatica atlantista, una degli assatanati di guerra che furoreggiano sui social con la claque dei giornalisti d’élite.
E sulla Sanità, che improvvisamente gli sta a cuore (senza penalizzare i privati, ci mancherebbe): li avete mai sentiti denunciare il disastro degli ospedali? No, perché godono di assistenza sanitaria integrativa estesa anche ai famigliari. Li avete mai visti piangere sui giornali per il fatto che tra il 2010 e il 2019 tra tagli e definanziamenti sono stati sottratti 37 miliardi al Sistema sanitario nazionale? No, perché il governo che, d’accordo con le Regioni, ha danneggiato di più il Ssn sotto il nome truffaldino di “Patto per la Salute”, tagliando 16,6 miliardi promessi e mai erogati, è stato il governo Renzi, e non uno dei suoi lacchè si dissociò dalla criminale operazione.

Li avete sentiti insorgere per il fatto che l’“Autonomia differenziata” tratta la Sanità come una materia ordinaria, insieme al commercio e alla gestione del territorio, tra le materie di esclusiva competenza delle Regioni, contro il dettato della Costituzione per cui la salute è fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività? O per il fatto che i Lea, i livelli essenziali di assistenza, in 22 anni dalla riforma del Titolo V (fatta dal centrosinistra) non sono stati stabiliti e non esiste uno strumento per verificare la loro effettiva applicazione? No, perché Bonaccini è uno dei “governatori” più a favore della secessione.
Ora questi falliti della politica friggono sulle sedie perché Schlein dice cose di minimo buon senso in linea con la Costituzione, ergo è una massimalista radicale e dovrebbe spingersi un po’ più verso destra, come hanno fatto loro, beninteso restando nel Pd: mica sono matti a entrare in un partito che ha il 2%.

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