mercoledì 21 giugno 2023

Idolatria e giustizia

 

Acchiappacitrulli
di Marco Travaglio
Per una mirabile congiunzione astrale, la giornata di ieri ha consacrato definitivamente l’Italia come il Paese di Sottosopra. Mentre il Parlamento lacrimante completava la beatificazione del suo spirito guida pregiudicato e il Guardasigilli gli dedicava la riforma della Giustizia lodando gli “onesti imprenditori” che non pagano le tasse (definite “pizzo di Stato” dalla premier), il Tribunale di Brescia condannava uno degli italiani e dei magistrati più onesti e corretti mai visti, Davigo; e la Corte d’appello di Milano assolveva l’ex sindaco Pd di Lodi, Uggetti, non perché fosse innocente (l’aveva già escluso la Cassazione), ma perché la sua turbativa d’asta era “tenue” (ha solo truccato una gara pubblica per dare l’appalto a chi pareva a lui). La scena ricorda quella di Pinocchio che, derubato delle quattro monete d’oro dal Gatto e la Volpe nel Paese di Acchiappacitrulli, denuncia il furto al Giudice Gorilla; ma questi lo condanna alla prigione per essersi fatto fregare; poi arriva un’amnistia per i colpevoli condannati e Pinocchio, essendo innocente, rischia di restare in galera: così, per uscire, deve dichiararsi malandrino.
La pompa funebre per B. in Parlamento è, in realtà, un’autopompa: i vedovi e gli orfani inconsolabili giustificano in realtà se stessi, per avergli retto il sacco per anni, votandogli 60 leggi ad personam, dimenticando che si era comprato parlamentari un tanto al chilo, immerdandosi con la mozione su Ruby (marocchina) nipote di Mubarak (egiziano). Chi santifica il delinquente se ne infischia di lui e legittima i propri misfatti passati, presenti e futuri. Tanto sa che anche la magistratura, salvo rarissime eccezioni, ha sostituito il Codice penale con la legge del più forte. Uggetti è l’idolo di tutti i sindaci di destra e sinistra che usano i Comuni come B. lo Stato: per farsi gli affari loro. Quindi va assolto anche se ha commesso il reato. Davigo invece, con l’esempio e le parole, non ha mai smesso di ricordare a chi ricopre cariche pubbliche il dovere costituzionale di esercitarle “con disciplina e onore”. Quindi va condannato come disturbatore della quiete pubblica per aver rivelato un segreto a soggetti che sono tenuti al segreto (membri del Csm e presidente dell’Antimafia) e possono maneggiare segreti perché poi li devono conservare. Infatti nessuno dei destinatari delle rivelazioni di Davigo, fra cui il capo dello Stato, il vicepresidente del Csm e i più alti magistrati d’Italia, si accorse che Davigo stava commettendo un reato: altrimenti avrebbero dovuto denunciarlo. E dove sono i processi per omessa denuncia? La realtà supera persino la fantasia di Collodi: nell’Italia di oggi, diversamente dal Paese di Acchiappacitrulli, non si condanna Pinocchio, ma il Grillo Parlante.

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