venerdì 16 giugno 2023

Commento Luttazzi

 

L’omelia del vescovo Delpini sul Berlusca è stata proprio ridicola
di Daniele Luttazzi
I giornalisti cattolici non riescono proprio a dirlo: l’omelia del vescovo Delpini sul Berlusca è stata ridicola. Ai berlusconiani come Porro, poi, è parsa addirittura meravigliosa. Te credo: la litania delle gesta berlusconiane era così poetica da essere omertosa: “Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita” (Bunga-bunga, escort a pagamento, minorenni). “Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari” (P2, decreto Craxi, corruzione di giudici, mafia, conflitto di interessi, All Iberian). “Ha quindi clienti e concorrenti” (lodo Mondadori). “Ha momenti di successo e momenti di insuccesso” (rischio default per l’Italia, condanna per frode fiscale, interdizione dai pubblici uffici). “Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere” (leggi ad personam; corruzione di politici, giudici, testimoni e guardia di finanza). “Ha sostenitori e oppositori” (si opponevano al suo disprezzo della Costituzione, del Parlamento e della divisione dei poteri, alle sue leggi ad personam, alla sua politica reazionaria e classista che tagliava salari e investimenti; che affossava l’economia; che distruggeva la scuola, la sanità, la ricerca, l’ambiente; che metteva la mordacchia alla giustizia, all’informazione libera e alla satira; che sdoganava il fascismo e il razzismo di Stato; al suo appoggio alla guerra criminale in Iraq; e all’esenzione dell’Ici alla Chiesa: 5 miliardi di arretrati). “Ha chi lo applaude e chi lo detesta” (lo detestavano a ragion veduta). Il lirismo è grottesco, alludendo ad atti del genere, soprattutto perché ne dimentica le vittime. Se Delpini, invece di ripetere “un uomo” per tutta l’omelia, avesse specificato ogni volta “Berlusconi”, la sua capziosità sarebbe stata evidente. Appena mettiamo il nome, infatti, cambia tutto: “Amare e desiderare di essere amato. E cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, un’accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande. Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare e arrendersi. Ecco che cosa si può dire di Berlusconi: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento”. Per Delpini, Berlusconi amava, desiderava, temeva, provava delusioni, sperava, era dedito, si affidava, si arrendeva. Una vittima. Seduta a pochi metri da lui c’era Veronica Lario, e purtroppo la regia non l’ha inquadrata durante questo ceffone sonoro datole da Delpini (a ben vedere, è stato un ceffone a tutte le donne, Olgettine e no). Il Berlusconi di Delpini è una vittima, ma eroica: “Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche”, “Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora”, “Amare e provare le delusioni dell’amore”, “Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti”, “Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia”, “Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui” (Chissà come mai. Ah, già; mancava “Vivere e rispettare le leggi”.) La conclusione di Delpini? Talmente generica che può valere per tutti, criminali compresi. Del resto, la Chiesa arrivò a onorare il mafioso De Pedis tumulandolo nella basilica di Sant’Apollinare in quanto “grande benefattore dei poveri”. Applichiamo la formula: “Cosa possiamo dire di Renatino? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora incontra Dio”. Funziona che è una meraviglia. Diavolo d’un Delpini!

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