martedì 11 aprile 2023

Intervista a Maggiani

 

Maggiani “Cinque Terre trattate come Disneyland Non vi stupite dell’assedio”
DI MARCO PREVE
«Visto che siamo a Pasqua e si dice che c’è redenzione solo dopo l’espiazione, penso che per le Cinque Terre questo dovrebbe significare la rinuncia ad una parte dell’arricchimento smodato accumulato in questi anni».
A Maurizio Maggiani, scrittore sensibile e appassionato, le Cinque Terre creano ogni volta che le si nomina uno sconvolgimento emotivo.
Perché il destino di questi borghi, oggi soffocati da un turismo sempre più invadente e bisognoso di cornici per selfie più che di “immersioni emozionali”, lui lo aveva previsto venti anni fa, quando i suoi allarmi sull’aggressione ambientale e sociale al territorio gli avevano inimicato le autorità regionali, quella dell’allora presidente del Parco Franco Bonanini poi finito condannato per una gestione di malaffare dell’ente, e addirittura di Legambiente, all’epoca schiacciata sulle posizioni di Bonanini.
Maggiani, dopo cinque anni di vita a Monterosso, nei primi anni duemila aveva deciso di abbandonare per sempre le Cinque Terre.
Dieci giorni fa con Repubblica , lo scrittore aveva ribadito le sue convinzioni, che poi riguardano tutte quelle località in cui, per dirla con il professor Corrado Del Bò docente di etica del turismo, «va in scena la turistificazione, ovvero la sostituzione di una comunità con una non comunità come quella turistica».
Buongiorno Maggiani, lei oggi se ne sta tranquillo in Emilia ma ha visto le foto delle masse turistiche di nuovo accalcate a Pasqua nelle stazioncine delle Cinque Terre?
«Credo fossero ampiamente attese e non vedo come potrebbe non essere diversamente visto che in passato, e per anni, non si è fatto che cercare di vendere le Cinque Terre in tutto il mondo, senza pensare alle conseguenze per un territorio dall’equilibrio ambientale e sociale così fragile. Hanno voluto farne una Disneyland ed è stata un’idea da criminali. Venti anni fa la Regione (il presidente era Claudio Burlando,ndr )e Bonanini fecero un gemellaggio con la Grande Muraglia cinese per attirare milioni di turisti da Pechino. Con quelle premesse oggi parlo di una giusta nemesi rispetto ad una scelta che fu coordinata dall’alto ma collettiva, appoggiata da buona parte della comunità con poche eccezioni».
Le Cinque Terre sono un
patrimonio dell’umanità, è un marchio che attrae.
«Appunto. Il grande boom, il salto c’è stato con il marchio Unesco. Patrimonio dell’Umanità, ma i dividendi sono andati all’Umanità o sono rimasti lì? Per questo oggi che siamo a Pasqua, e non possiamo non dirci cristiani, vorrei ricordare che il sacrificio di Cristo sulla croce ci insegna che possiamo essere redenti, ma prima bisogna espiare.
Magari iniziando a pagare tutte le tasse».
Alcuni sindaci come Fabrizia Pecunia ed Emanuele Moggia, di Riomaggiore e Monterosso, condividono la sua lettura e oggi chiedono una legge nazionale per frenare i flussi, ma c’è chi come Franco Villa primo cittadino di Vernazza trova offensive le accuse ai suoi concittadini, è contrario al numero chiuso ma vorrebbe limitare il numero di treni nella sua stazione: 95 al giorno in alta stagione.
«Sono felice che sia in atto un dibattito alle Cinque Terre: credo possa essere allargato anche ad altre realtà italiane che soffrono lo stesso problema. Però c’è un grosso ostacolo, e non è burocratico. Quando hai imparato a fare soldi in quel modo, affittando camere oppure con una ristorazione a ritmo frenetico che conta su un ricambio giornaliero della clientela, è molto difficile smettere. Insomma, ci sono anche piccoli episodi che raccontano bene un luogo».
Racconti.
«Due anni fa i carabinieri fermarono un ragazzo di Monterosso di 23 anni e gli sequestrarono una McLaren perché troppo potente per la sua patente appena presa. Una McLaren alle Cinque Terre.
Gliel’aveva regalata sua nonna. Il fatto è che in questi luoghi dalle origini povere ma dignitose, fatte di un durissimo lavoro per coltivare e mantenere il territorio, il denaro facile ha trasformato le persone».
E ora le sue estati dove le passa?
«Ho scoperto che esiste un modo di fare turismo senza sacrificare territorio e comunità. L’ho trovato a Bonassola, poco distante e molto simile alle Cinque Terre. Paese e mare bellissimi, una popolazione radicata, prezzi non alle stelle.
Il piacere di circolare nella piazzetta senza essere schiacciati dalla folla. E un segreto: non hanno allungato il moletto per evitare l’arrivo di traghetti pieni di turisti».

Nessun commento:

Posta un commento