Se l’è andata a cercare
DI MICHELE SERRA
Il vero problema di questo governo è che quasi ogni suo gesto è scontato. Non ci si può aspettare altro, come se esistesse un’agenda Meloni-Salvini già scritta, parola per parola, molto prima delle elezioni, e per la cronaca anche ben prima dell’agenda Draghi.
Il comportamento molto disinvolto (per dirla con educazione) sul caso Regeni è l’ennesima conferma. Nel senso che ricalca pari pari un’impostazione, diciamo così, brutalmente distratta, una specie di andreottismo però senza la cipria democristiana a nasconderlo e ammorbidirlo. L’indignazione per quell’omicidio di Stato, tutti quei cartelli, quei sit-in, quelle prese di posizione, quella partecipazione al lutto, erano roba da studenti di sinistra, da sindaci e assessori che sono andati a impelagarsi nel ginepraio dei diritti umani, da conduttori televisivi che amano ben figurare con il loro pubblico di anime buone.
Di sinistra, del resto, era anche quel giovane ricercatore che si impicciava di cose più grandi di lui, i diritti sindacali in Egitto, ma figurati un po’, chi glielo ha fatto fare, se l’è andata a cercare. La destra, con i suoi giornali così elegantemente confezionati, l’aveva già fatto notare, che la politica internazionale non è un pranzo di gala, e che se questo Regeni era diventato una specie di martire della ricerca sul campo la cosa non doveva riguardare i nostri rapporti commerciali, con tutte le aziende e le partite Iva che lavorano con l’Egitto.
Sono ubbie della sinistra, queste dei diritti, impicci emotivi. Nell’agenda Meloni-Salvini, alla voce Regeni, c’era già scritto, da tempo, “sorvolare”. Detto fatto, la coerenza ha vinto.
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