La sinistra di destra
di Marco Travaglio
La sera delle elezioni, il Commentatore Unico convergeva su un punto: il Pd di Letta aveva regalato l’Italia a Meloni perché non si era alleato con i 5Stelle di Conte. Cioè perché aveva dato retta al Commentatore Unico che gli intimava non allearsi con i 5Stelle di Conte. Che, com’è noto, erano morti e sepolti, diversamente dai trascinatori di folle Calenda, Renzi, Di Maio e Tabacci. In pratica, il Commentatore Unico rimproverava al Pd di Letta di averlo ascoltato, anziché ignorarlo o consultarlo per fare l’opposto. Ora, senza che nulla sia cambiato se non l’ulteriore avanzata del M5S e l’ulteriore picchiata del Pd, con agile balzo torna allo status quo ante 25 settembre. E ricomincia a sostenere che, se Pd e M5S si rimettono insieme (cosa che peraltro non sta accadendo), sarà peggio per loro e meglio per Meloni. In che senso Meloni dovrebbe gioire per l’unione di due avversari che insieme la batterebbero, non è chiaro. Ma nulla ha un senso nei commenti del Commentatore Unico.
Se dal 25 settembre a ieri trovava strano che Pd e M5S, diversamente dalle tre destre, corressero divisi, ora trova strano che si alleino. Anzi non usa mai la parola “alleanza”, perché ha un sapore positivo: dice che il Pd sarebbe “guidato” ed “egemonizzato” dai 5S (Stefano Folli, Rep) e, a furia di “inseguirli” o “scivolare per inerzia” verso Conte, si ritroverebbe un “gruppo dirigente postcomunista” di “estrema sinistra” (quei brigatisti rossi di Bersani, Speranza e Bettini) per “un’alleanza estremista e minoritaria col grillismo” (Massimo Franco, Corriere). “Una sinistra per la quale il pacifismo e le suggestioni anti-Nato, il Reddito di cittadinanza, la sintonia con frange dell’associazionismo cattolico (tipo la frangia del Papa, ndr) dovrebbero essere la bussola politica” (ancora Franco). Una sinistra di sinistra, ecco: per dire il pericolo che corriamo. Una sinistra che “lascerebbe a Meloni la ragionevole speranza di governare a lungo” (ancora Folli). Quindi, se Pd e M5S corrono divisi, vince Meloni; se invece corrono uniti, vince Meloni. E, qualunque cosa accada, è colpa di Conte, lapidato prima perché era morto, ora perché è vivo. Di chi è la colpa del no di Letta alla Moratti? Di Conte, che non l’ha manco nominata. Però esiste ed è un bel guaio: senza di lui, il Pd potrebbe tornare a schierare contro la destra gente di destra con programmi di destra “guidando la riscossa a Milano e Roma” (Folli). È lui che, ostinandosi a non defungere, impedisce alla sinistra di passare definitivamente a destra. Non è meraviglioso? Prima di affogare nel ridicolo, questi buontemponi dovrebbero finalmente fare outing: “A noi non frega nulla di chi vince e di chi perde. Noi odiamo Conte perché lui non obbedisce ai nostri padroni e noi sì”.
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