Dalla parte degli esterrefatti
DI MICHELE SERRA
Sono esterrefatto che nemmeno se ne parli», dice il neosenatore dem Crisanti a proposito delle voci che Ignazio La Russa sia stato eletto anche con il voto di qualche senatore del Pd. Aggiunge di essere «un neofita e un ingenuo», quasi per giustificare la sua indignazione.
Ma se il compito di un eletto è rappresentare i suoi elettori, sappia l’ingenuo Crisanti che ci rappresenta molto bene: siamo altrettanto esterrefatti, e lo siamo in tanti. Lo siamo nonostante la politica ci abbia abituati a tutto, a cominciare dai proverbiali centouno che affossarono Prodi, anonimi anche molti anni dopo un atto politico che, evidentemente, fu così scellerato, o così scemo, da non poter essere rivendicato nemmeno dal più cinico di quei centouno. Altrimenti almeno uno su cento lo avrebbe ammesso, no?
Allo stesso modo, nel caso qualche senatore del Pd abbia davvero votato La Russa, sappia Crisanti che non lo dirà mai. Lo sa anche Enrico Letta, dal quale però sarebbe bello attendersi, in proposito, qualche parola chiara e pesante, non importa se per negare o per confermare, oppure per dirsi impotente di fronte a manfrine che passano sopra e sotto la sua persona. Letta, anche dopo la sconfitta, gode della simpatia di molti elettori del Pd, convinti che il problema non sia lui. Il problema è il modus politicante di quel partito, erede anche suo malgrado di una grande tradizione.
Un modus da casta per giunta ridotta a castina. Il problema è mettere a profitto — perché in fin dei conti fa comodo — la perdita di una identità certa: equivale a un “liberi tutti” grazie al quale anche Pinco Pallino sente di poter contare qualcosa in quanto Pinco Pallino.
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