martedì 2 agosto 2022

L'Amaca

 

La serietà del silenzio
DI MICHELE SERRA
Bisogna parlare seriamente.
E parlando seriamente spesso si deve stare zitti». La frase è di Damiano Tommasi, nuovo sindaco di Verona, intervistato da Concetto Vecchio. È il principio più rivoluzionario che si possa enunciare in questo contesto storico, nel quale la sovraproduzione di parole è devastante, e non solo in politica.
Siamo una società ossessionata dalla comunicazione, nella quale chi tace sembra morto. Magari, invece, sta pensando.
La serietà del silenzio è ben nota ai monaci, ai pensatori, ai camminatori solitari, che nel silenzio misurano i pensieri e i passi. Ma che sia il fresco vincitore di una competizione elettorale, a dire che stare zitti può essere un segno di serietà e di profondità, lascia ben sperare per il futuro, perfino per il futuro della politica.
Tacere può voler dire: piuttosto che dire una scemenza, o una banalità scontata, o una frase ruffiana che ha il solo scopo di accattivarmi le simpatie dei miei elettori, preferisco non dire nulla. Immaginate un leader politico che, alla domanda di un conduttore televisivo o di un giornalista, risponda: è una questione della quale so poco, se le rispondessi simulando certezze starei bluffando, quindi preferisco non rispondere. Lo voterei, mi fiderei di lui.
Oggi tutti hanno uno staff. Serve a predisporre risposte su cose che non si conoscono. Il leader viene preparato dal suo staff, prima degli incontri pubblici, come il guerriero che indossa l’armatura.
Ci sono armature, nei musei, che coprono per intero cavaliere e cavallo, senza che un solo centimetro di carne rimanga esposto.
Le parole, in politica e altrove, sono l’armatura di noi contemporanei.
Ci nascondono più che rivelarci.

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