martedì 10 maggio 2022

Letta nel Travaglio


Un segretario Nato 

di Marco Travaglio

Sui migliori giornaloni (che non sono il Fatto, dunque dicono la verità), si legge che fino a un mese fa l’ad della Rai Carlo Fuortes e il direttore del Tg3 Mario Orfeo, entrambi di stretta obbedienza draghian-pidina, avevano confermato Carta Bianca di Bianca Berlinguer anche per la prossima stagione. Poi Bianca ha iniziato a dar voce anche a intellettuali pacifisti, come Orsini e Di Cesare. Il Pd l’ha subito bombardata, trasformando il Copasir in un Minculpop che decide gli ospiti dei talk. Fuortes è stato convocato – non si sa a che titolo – a Palazzo Chigi dal braccio destro e sinistro di Draghi, il sottosegretario Garofoli e il capo di gabinetto Funiciello, e ne è uscito deciso a chiudere Carta Bianca. I partiti maggiori (M5S, Lega, FdI) hanno già detto che si opporranno, tranne il Pd. Siccome Pd è l’acronimo di “Partito democratico”, vuole gentilmente il segretario Letta spiegare cosa ci sia di democratico in un partito che tace e acconsente alla chiusura di un programma per motivi politici, per giunta decisa a Palazzo Chigi?
L’altroieri, mentre Scholz, Macron e quasi tutti i partiti italiani prendevano le distanze dal folle proclama del capo della Nato Stoltenberg contro la pur timida apertura di Zelensky a una possibile rinuncia alla Crimea, Letta ha negato che fosse mai stato pronunciato: “Mi pare in corso una colossale opera di disinformazione. Ecco la risposta data da Stoltenberg a vari giornali europei. Solo da noi è diventata la Crimea è nostra e deciderà la Nato. NO, saranno gli ucraini, che stanno resistendo e morendo, a decidere”. E, a corredo del tweet negazionista, ha evidenziato una risposta di Stoltenberg: purtroppo era quella sbagliata. Quella giusta, riportata da Repubblica e Stampa (che non sono il Fatto, quindi dicono la verità), è questa: “L’annessione illegale della Crimea non sarà mai accettata dai membri della Nato”. Frase che ha subito suscitato le allarmate dissociazioni di Scholz (“Non porteremo la Nato nel conflitto”) e di Macron (“Non si fa la pace umiliando la Russia”). Ora, si dà il caso che l’Ucraina non faccia parte della Nato, anzi la Nato assicura di non averla mai voluta inglobare e le sta inviando armi, osservatori e addestratori militari per difenderne il diritto all’autodeterminazione. Ma che autodeterminazione è quella di un Paese il cui presidente ipotizza, fra mille distinguo, di rinunciare alla Crimea (che peraltro ha già perso) e viene zittito un minuto dopo dal capo di un’alleanza “difensiva” che non ha nulla a che fare col suo Paese e non ha alcun titolo per trattare al posto suo? Se poi Letta smentisse di aspirare alla guida della Nato, dissiperebbe tanti cattivi pensieri. Se invece confermasse, i suoi elettori cambierebbero partito. O almeno segretario.

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