martedì 10 maggio 2022

L'Amaca

 

Guerra preventiva parte seconda
DI MICHELE SERRA
L’invasione dell’Ucraina è stata un «intervento preventivo» prima che l’Occidente sferrasse il suo attacco.
È la nuova definizione-alibi che il signor Putin (e basta con ‘sto “zar”!) dà della sua guerra, fin qui battezzata «operazione militare speciale». In attesa dei prossimi eufemismi, è impossibile non ritornare con la mente al concetto di «guerra preventiva» (preemptive war) escogitato da George Bush junior vent’anni fa, con tanto di discorso a West Point, ai tempi dell’attacco all’Iraq.
Lasciando agli appassionati del genere il compito di specificare le importanti differenze storico-politiche, che sicuramente ci sono, chi come me lavora con le parole non può non rimanere tramortito dalla mirabolante ipocrisia, nonché dalla travolgente comicità involontaria, di quell’aggettivo. “L’ho ammazzato io perché lui sicuramente voleva ammazzare me”, “gli ho dato dello stronzo, ma solo perché ho intuito che un attimo dopo lui mi avrebbe insultato”; “ho parcheggiato in doppia fila per impedire a un altro di farlo”. Eccetera.
Sono infinite le interpretazioni satiriche del concetto di guerra preventiva, che non è, agli occhi di chi la compie, una guerra come le altre. Si ammanta di un’aura di preveggenza, perfino di riduzione dei danni, e soprattutto spaccia per “difesa” ciò che, con ogni evidenza, è un’offesa.
Parentesi personale. La mia rubrica di satira sull’Espresso, ormai ventennale, si chiama Satira preventiva proprio in onore della «guerra preventiva» di Bush: la considerai, all’epoca, una battuta formidabile. Ora, all’omaggio a Bush, posso aggiungere l’omaggio a Putin. E non è un pensiero né-né. È un pensiero con-con.

Nessun commento:

Posta un commento