Begli amici
di Marco Travaglio
Più passano i giorni, più si avvera la frase dell’antropologo Antonello Ciccozzi: “In Ucraina, agli invasi e agli invasori, dovremmo aggiungere gli invasati”. Che popolano le file sia degli invasori sia degli invasi e dei loro alleati. Nelle ultime 48 ore, sia Putin sia Biden hanno evocato un “genocidio”: quello in Donbass per mano degli ucraini e quello in Ucraina per mano dei russi. Ora, il genocidio è l’annientamento sistematico di un popolo, un’etnia, una religione: gli ebrei per mano dei nazisti con la Shoah-Olocausto (un unicum nella storia), i pellerossa e altri aborigeni per mano dei colonialisti, gli armeni per mano degli ottomani. Per definire i massacri ucraini contro i russofoni e russofili in Donbass (15 mila morti circa in 7 anni) e quelli russi in Ucraina (2 mila morti circa in 49 giorni, secondo l’Onu) basta e avanza il termine “guerra”, anche se il primo tempo (iniziato nel 2014) viene pervicacemente negato da chi vede solo il secondo (iniziato il 24.2.2022). Perché allora insistere sul “genocidio”? Putin lo fa per giustificare l’ingiustificabile aggressione dell’Ucraina. Biden – sbugiardato da Macron e Scholz, cioè dagli alleati a schiena dritta, quindi non da Draghi – deve alzare ogni giorno l’asticella dell’escalation verbale a supporto di quella armata che deve impedire ciò che più teme: che la guerra finisca presto. Infatti, dopo le sue sparate sul golpe in Russia contro il “macellaio”, nessuno parla più di negoziati. Nemmeno l’Ue che, diversamente da lui, avrebbe tutto l’interesse a riallacciare i fili al più presto.
Il guaio di Biden e dei suoi servi sciocchi e furbi è che, col trascorrere dei giorni e l’aumentare dei morti e delle distruzioni, l’opinione pubblica occidentale è sempre meno intruppata e sempre più scettica sulla corsa al riarmo. Ormai lo capiscono anche i paracarri che si tenta di spacciare un conflitto regionale sul Donbass per una guerra mondiale contro tutta l’Ue, anzi tutto l’Occidente: altrimenti i governi che riempiono di armi l’Ucraina senza domandarsi che fine fanno in piena guerra e che fine faranno a fine guerra sarebbero già stati cacciati coi forconi; o almeno costretti a levarsi dalla testa la tafazziana ideona di privare i propri cittadini e imprese del gas russo, con recessione, razionamenti energetici, fallimenti di grandi e piccole aziende, boom dei disoccupati e dei poveri, solo perché glielo chiedono Zelensky (che al gas russo non rinuncia, e neppure al miliardo e mezzo di euro l’anno di diritti di transito del gasdotto) e Biden (che vuole rifilarci il suo, molto più caro, scarso e inquinante). Ieri su Rep si leggeva l’ultima good news: “Gas russo, gli Usa minacciano le società Ue che lo acquistano”. Che carini. Meno male che sono amici, sennò li avremmo già bombardati.
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