martedì 1 marzo 2022

Marco e la guerra

 

La guerra a fumetti
di Marco Travaglio
Al tavolone del negoziato russo-ucraino c’erano diverse sedie vuote. Avrebbe potuto occuparle qualche rappresentante dell’Europa, se esistesse come entità autonoma e non come pròtesi degli Usa e di quel residuato bellico e bellicoso chiamato Nato. L’Ue, è vero, ha battuto un colpo sulle sanzioni alla Russia e le armi all’Ucraina. Ma troppo tardi, quando ormai parlavano le bombe. Ora, se tutti restano sulle proprie posizioni, possono accadere tre cose, e non si sa quale sia peggio. 1) La vittoria di Putin con la russificazione dell’Ucraina, ottenuta con (e seguita da) massacri, guerriglie e repressioni. 2) La vittoria dell’Ucraina e la sconfitta di Putin, che perde il potere viene sostituito da un altro, forse meglio o forse peggio di lui (vedi i precedenti capolavori d’Occidente dopo Saddam, dopo Gheddafi e dopo i talebani col ritorno dei talebani più forti di prima). 3) Il pareggio, cioè una tregua col ritiro dei russi, non dal Donbass, ma dal resto dell’Ucraina che, armata fino ai denti da Usa ed Europa, entra nella Ue in attesa di essere accolta nella Nato, completando l’occupazione dell’Est e gettando le basi per altre guerre ancor più devastanti.
C’è anche una quarta via, che però richiede una rivoluzione copernicana nelle teste degli occidentali, in antitesi con la (non) politica di questi 30 anni: un impegno solenne (e scritto, diversamente da quello verbale di Baker con Gorbaciov nel 1989) a lasciare neutrale l’Ucraina come la Finlandia. Putin può essere sconfitto e cacciato, ma non si può umiliare la Russia, o cancellarla, o trattarla come un teppistello da rieducare, come si è fatto dopo il crollo del Muro di Berlino. E come strillano i Nando Mericoni atlantisti, così “liberali” e “democratici” da voler trasformare pure l’Italia in una caserma e zittire chi tenta di spiegare le ragioni profonde della guerra e non si beve il ridicolo fumetto di “Putin nuovo Hitler” impazzito in una notte. Dire che Putin è un autocrate criminale (da sempre, anche quando aveva B. appeso al collo, anche quando Repubblica pubblicava le sue veline ben pagate nell’inserto settimanale Russia Oggi), non esclude l’esame delle concause della guerra. E la prima è l’accerchiamento Nato della Russia (confrontare la cartina di oggi con quella del 1989 e leggere i continui annunci Usa degli ultimi tre mesi: non “previsioni”, ma una precisa e studiata tecnica di disinformazione-provocazione per accelerare e propiziare un evento più auspicato che scontato, sulla pelle degli ucraini). Ciò che affermano Spinelli, Fini e altri sul Fatto e Innaro alla Rai, per lo sdegno del Cretino Collettivo, lo sostengono da anni Romano, Caracciolo e perfino Kissinger. Tutta gente che ci vede benissimo perché non calza l’elmetto sugli occhi.

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