martedì 1 marzo 2022

L'Amaca

 

Il cervello sotto l’elmetto
di Michele Serra
La guerra è orribile anche perché è il trionfo della semplificazione. Costringe a schierarsi (in questo caso lo si fa volentieri: con l’Ucraina) ma tende a costringere ogni discorso, ogni sentimento, in un rude sistema binario. O con noi, o contro di noi.
Questa rudezza calza benissimo alle dittature, che di semplificazione vivono, e di dialettica morirebbero. Dividere il mondo in Amici e Nemici è il loro metodo e il loro fine. Ma non si addice, questa rudezza, alle democrazie, che al contrario di dialettica vivono.
Per questo la guerra delle democrazie è difficile. Perché sotto l’elmetto è previsto un cervello in attività.
Dobbiamo dunque temere l’insorgere di una logica di guerra anche nel dibattito che ci riguarda, noi che siamo dalla parte giusta. Si sentono toni e giudizi animosi, per esempio, nei confronti di chi ha dubbi sull’espansione della Nato a Est; o ritiene che il Pentagono non sia, per diritto naturale, la Sede dei Giusti. Ci deve essere, in una guerra come questa, uniformità di condotta e di schieramento. Non uniformità di pensiero: non appartiene al nostro campo.
Il nostro campo — se è vero che difendiamo la democrazia — ci costringe alla tolleranza, all’ascolto, al dibattito, anche al litigio, perché largo è il confine intellettuale che ci siamo conquistati. Ma ci sconsiglia fortemente un atteggiamento da propaganda bellica, che rischia di classificare tra i cacasotto, se non tra gli amici di Putin, chiunque voglia continuare a discutere le responsabilità e i doveri impliciti nel definirsi “campo democratico”. Il campo democratico, se veramente democratico, ha l’onore e l’onere di non diventare, in guerra, intollerante e ottuso. Il problema della democrazia è che è costretta a essere democratica. Ha scelto la via più difficile.
Ma non ne conosce altra.

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