giovedì 13 gennaio 2022

Che bella nazione!

 


Destra, Iv, Pd-LeU contro il Csm. Ecco lo scudo al renziano Ferri
No della Camera alle intercettazioni
DI ILARIA PROIETTI
Adesso è salvo ufficialmente: il deputato renziano, nonché toga in aspettativa, Cosimo Ferri, ha eccellenti speranze che il Consiglio superiore della magistratura non possa più rovinargli la carriera ora che dopo la Giunta per le immunità, anche l’aula di Montecitorio ha detto no all’uso delle intercettazioni del Palamaragate che lo riguardano. Un emiciclo a ranghi ridottissimi – anzi proprio dimezzato nei numeri, cause assenze anche da Covid – lo ha scudato con una maggioranza schiacciante: 227 sono stati i voti in suo favore raggranellati tra i banchi di Forza Italia, Lega, Pd, LeU e ovviamente dei colleghi di Italia Viva. In tutto 86 i contrari al diniego all’uso delle intercettazioni richieste da Palazzo dei Marescialli, dove su Ferri pende un procedimento disciplinare per via della sua partecipazione alla combine sulle nomine del nuovo procuratore di Roma durante l’ormai famosa cena all’hotel Champagne del 2019. A cui aveva partecipato insieme a Luca Lotti, Luca Palamara e cinque consiglieri del Csm che si son dovuti dimettere dopo lo scandalo rivelato grazie al trojan installato sul telefonino dell’ex presidente dell’Anm nel frattempo radiato dalla magistratura. E Ferri?
Per lui alla Camera è stata invocata con successo la privacy violata e più ancora il fumus persecutionis, altro che intercettazioni fortuite e casuali. E chi si azzarda a dire il contrario è una capra, anzi peggio è un dis-onorevole, come ha detto Vittorio Sgarbi, dopo che il deputato pentastellato Eugenio Saitta si era permesso di obiettare che Ferri non era il bersaglio dell’indagine e dunque: quale fumus persecutionis? Che intercettazioni illegittime?
“Ci risulta veramente difficile sostenere che le attività di indagine che erano state svolte nei confronti del magistrato Palamara per fatti di corruzione, in realtà, fossero finalizzate a captare le conversazioni dell’onorevole Ferri che non era nemmeno indagato”, ha detto Saitta, facendo anche notare che “la giurisprudenza costituzionale ha più volte ribadito che la garanzia costituzionale di cui gode il parlamentare è soltanto quella di non essere oggetto di intercettazioni mirate, effettuate senza la previa autorizzazione della Camera di appartenenza”. Lì Sgarbi non c’ha visto più: “Palamara viene intercettato già di per sé abusivamente, con quell’orrido strumento che si chiama trojan. Cosimo Ferri deve essere tutelato da noi, come fece Napolitano la volta che, durante Tangentopoli la Finanza volle entrare in Parlamento e lui la bloccò perché le garanzie di questa aula sono garanzie della Nazione”. Applausi, poi il voto che ha accordato lo scudo parlamentare che serve a Ferri magistrato.
Intanto la prossima settimana, il Senato deciderà se votare prima o dopo la partita del Colle, il conflitto di attribuzione che Matteo Renzi ha chiesto di sollevare alla Consulta contro i magistrati che si son permessi di indagarlo manco fosse un cittadino qualunque.

Nessun commento:

Posta un commento