giovedì 28 ottobre 2021

Daje Daniè!

 

Draghi sfrutta i giovani come scudo per i tagli
di Daniela Ranieri
Un bel po’ di anziani ce li siamo tolti di mezzo col Covid, e già quello è un bel risparmio per le casse dello Stato; ma qualcuno è sopravvissuto e francamente costicchia, per l’establishment confindustriale governativo migliorista tutto teso alla ripresa e alla resilienza, concetti giovanili che esigono strade sgombre, menti sognatrici e affamate, cavalcate wagneriane verso il progresso.
Naturalmente nessuno dice che odia i vecchi, ci mancherebbe; dicono che amano i giovani. I giornali riferiscono con bonaria empatia di un Draghi “irritato”, che si alza e lascia la Sala Verde di Palazzo Chigi, dove si siglano storicamente i “patti sociali”. È che lui pensava che i patti sociali si facessero così: lui, in quanto amministratore delegato risanatore della ditta Italia, detta la linea, e i sottoposti eseguono. Sennonché esistono ancora fisicamente i rappresentanti dei lavoratori, che pretendono inopinatamente di dire la loro (perché assaltarne le sedi quando li si può silenziare e deridere, col consenso divertito di tutti i giornali?): così i segretari di Cgil, Cis e Uil hanno avanzato critiche alla riforma pensionistica inclusa nella legge di Bilancio, riforma che era già pronta: era la Fornero, che Draghi conosce bene, visto che l’ha imposta la Bce nel 2011 con una lettera firmata da lui. Ma come far passare agli occhi dell’opinione pubblica l’idea che il governo di Migliori non stia affatto derubando i vecchi delle loro pensioni, costringendoli a lavorare fino a 70 anni? Facendo colare in ogni dove il blob vischioso di un’insopportabile retorica pro-giovani. Così la mattina Draghi va in missione in un Istituto tecnico di Bari (anche per “fuggire dai partiti che lo assediano”, Corriere), dove sforna perle motivazionali “alla Steve Jobs” (Repubblica), consiglia ai giovani “un pizzico di incoscienza” (giacché tutto il resto, la sicurezza e le comodità, già ce l’hanno), e addirittura, umanissimo, “stringe mani” e “accorcia le distanze” (Corriere).
Intanto proprio la ex ministra (e neo consulente di Draghi) Fornero scrive via La Stampa una lettera aperta a Landini pregandolo di pensare ai giovani, alzando l’età pensionabile e ricostruendo “il patto” generazionale infranto dallo sbilanciamento del welfare sulle pensioni. Cioè: a minare il welfare sono le pensioni, che sono una parte del welfare, e non le politiche anti-welfare. Era tra i desiderata di Bonomi consegnati a Corriere: finirla di “mettere soldi sulle pensioni”, pure per i lavori usuranti.
Naturalmente i principali emissari di questa retorica pro-giovani sono i detentori di vitalizi, pronti a darsi fuoco quando gli si toccano privilegi da Ancien Régime, improvvisamente preoccupati per il destino dei giovani. I quali giovani sono stati massacrati da decenni di precariato, scientificamente privati del diritto alla futura pensione, costretti ad accettare ricatti, contratti finti, salari da fame e/o sostituiti da buoni pasto, tutto per volere del legislatore e dei governi anche di centrosinistra. Infatti il distruttore dello Statuto dei Lavoratori e inventore del Jobs Act (e della Buona Scuola, con la cosiddetta alternanza scuola-lavoro, una trovata per mettere i minorenni a lavorare gratis negli autogrill), twitta: “Che i sindacati attacchino il Governo sulle pensioni dimostra ancora una volta come parte dei dirigenti di questo Paese pensi solo a chi è già garantito e non ai giovani. Tanto il conto lo pagano sempre i nostri figli”. Giusto per geolocalizzarlo: il tweet parte da Riyad (o dall’aereo privato che ce lo porta), dove è atteso per parlare di “Cultura” (lui!) in cambio di soldi sauditi. È lo stesso Renzi che ha indetto un referendum per abolire il Reddito di cittadinanza (fallito, come tutto quel che indice lui) perché i giovani devono “soffrire”.
I sindacati sono rimasti soli e non hanno sponde in Parlamento. E vorremmo vedere: cosa vuol fare una pletora di privilegiati che hanno smesso la lotta politica pure per accaparrarsi voti, garantiti dal fatto che le elezioni sono una pura formalità per masse sempre più esigue?
È tutto coerente, l’etica neoliberale è questa: amare gli imprenditori e i figli di papà con alta capacità di rischio d’impresa (gli start-upper, i “rider per scelta” scopertisi milionari con qualche pedalata, etc.), e danneggiare i poveri di ogni età. Perciò si occulta il conflitto sociale dietro il conflitto generazionale: quando devono fare cose impopolari contro i vecchi, dicono che lo fanno per i giovani; quando devono fare qualcosa contro i lavoratori, dicono che lo fanno per l’occupazione, perché i giovani possano smetterla di chiedere prestiti ai nonni. “È il momento di dare, non di chiedere”, disse Draghi; ecco, quand’è così bisogna sempre chiedere “a chi?”. La vedete, la direzione nella quale va il fantastico Piano di ripresa e resilienza? A far riprendere e resilire i ricchi. Ne usciremo migliori: certo, come no.

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