martedì 7 settembre 2021

Buongiorno

 


Parole povere

di Mattia Feltri 
In un impeto di temerarietà, il ministro Andrea Orlando ha accusato Giorgia Meloni, secondo la quale il reddito di cittadinanza è metadone di Stato, di non sapere che sia la povertà. Non vorrei indagare le biografie dell'uno e dell'altra: forse, per farsi un'idea su chi abbia più o meno sintonia coi poveri, basta notare i sondaggi di Fratelli d'Italia nelle periferie, la fama di partito da Ztl del Pd, e pure l'evaporazione dei Cinque Stelle, quelli che la povertà l'avevano abolita. Io, fossi Orlando, non sarei sicurissimo che siano tutti in attesa di un sussidio, probabilmente la stragrande maggioranza preferirebbe un lavoro dignitosamente pagato. Preferirebbe, in un ristorante, non essere retribuita a norma per un terzo delle ore e a nero per i restanti due terzi (il 73 per cento dei ristoranti italiani vive di irregolarità). Preferirebbe non vedersi offrire un lavoro stagionale a 3-4 euro l'ora, sette giorni la settimana. Preferirebbe non fare i conti con la concorrenza disperata degli immigrati schiavi nei campi a dieci euro al giorno. Preferirebbe non portare le pizze in casa altrui per una media di ottocento euro al mese. Preferirebbe vivere in un Paese nel quale tre milioni di lavoratori, un milione sotto i trent'anni, non fossero pagati meno del salario minimo di nove euro lordi l'ora. Preferirebbero una politica che, invece di cavarsela distribuendo sovvenzioni, si decidesse a traslocare nel Terzo millennio per affrontare con strumenti nuovi i problemi nuovi sorti con la rivoluzione tecnologica e la globalizzazione. Non so se questo significhi conoscere i poveri, di sicuro significa conoscere gli uomini.

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