giovedì 1 luglio 2021

Tutto tutto tutto, purché...

 

Tutto purché si allontani lo spettro Conte, qui in Alloccalia!
La destra esalta Beppe: non è più “Benito Grillo”
Tifosi. Sallusti, Minzolini e Belpietro
di Giacomo Salvini
Un tempo, poco prima delle elezioni del 2013 e del boom del M5S, era il “Benito Grillo” che in pochi giorni era passato “da profeta a dittatore” (Il Giornale), “il Duce Beppe” (Libero), “lo squadrista che fa paura” (Giuliano Ferrara). Il Giornale di casa Berlusconi, oltre a ricordare “l’omicidio” di Limone Piemonte, lo accostò anche a “Bin Laden” e “all’Islam” solo perché la moglie Parvin Tadjk è di origine iraniana. Due mesi fa, invece, dopo il video choc in cui aveva difeso il figlio Ciro accusato di stupro, non lo avevano risparmiato: “Il suicidio di Grillo”, titolava il 20 aprile il Giornale; “Grillo infanga una ragazzina”, gli faceva eco Il Tempo, mentre La Verità di Maurizio Belpietro ci andava giù ancora più pesante: “Grillo stupra la giustizia (e anche un po’ le donne)”. Oggi, tutto d’un tratto, è tutto dimenticato: per i giornali e i leader del centrodestra, Beppe Grillo è diventato un politico da stimare. Un punto di riferimento da elogiare. Quasi uno statista. Perché? Perché ha avuto il merito di bloccare la corsa alla leadership del M5S di Giuseppe Conte.
Dopo il post di martedì in cui Grillo ha accusato l’ex premier di non avere “né visione politica, né capacità manageriali, né capacità di innovazione”, ieri è scattata la ola della destra che ha esultato per la mossa del Garante che ha “liquidato” Conte e ha “ripreso le redini” del M5S. Augusto Minzolini, da poco direttore de Il Giornale, solo due giorni fa, commentando la conferenza stampa del leader in pectore, si ergeva ad avvocato di Grillo accusando Conte di “scippo” e di “furto con destrezza”: l’ex premier “ha tentato di rubare il M5S a Grillo”. Ieri, dopo la rottura con il fondatore, il titolo emblematico: “Un vaffa a Conte”. Strategia fotocopia de La Verità di Belpietro che due giorni fa titolava: “Conte prova a scippare il M5S a Grillo”. E ieri: “Grillo liquida Conte: ‘È una droga’”. Bene, bravo, bis! Non poteva mancare Il Tempo di Franco Bechis: “Conte strappa a Grillo i suoi 5 Stelle”, scriveva martedì prima di festeggiare ieri legando la querelle del M5S allo sblocco dei licenziamenti che parte oggi: “È Conte il primo licenziato”. Per non parlare di Libero, diretto da Alessandro Sallusti, che quasi si bea del fatto che Grillo abbia “violentato” Conte elogiandone “il colpo di teatro”, pur specificando che il comico è “culturalmente violento e pronto a farsi esplodere con il nemico”. Però intanto ha fatto la cosa giusta, sostiene Libero.
La rottura tra Conte e Grillo e lo sfaldamento del M5S ovviamente fa esultare anche il fronte politico del centrodestra che non arriva a elogiare direttamente il fondatore del Movimento, ma giudica positivamente la sua mossa in grado di azzoppare l’ex premier che gode ancora di un’alta popolarità. Tutti puntano ai voti dei delusi del M5S. Matteo Salvini a In Onda ha spiegato che quella del M5S è “una parabola esaurita”. Anche Matteo Renzi, che a gennaio ha fatto cadere il governo Conte-2 e dopo aver detto che “il M5S è morto e non ha futuro”, martedì ha esultato: “È andato tutto bene, secondo previsioni”. Chi prova esplicitamente ad attrarre i voti dei delusi del M5S è la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Non vedo un futuro roseo per il M5S, tornerà il bipolarismo”, ha detto ieri. Che l’obiettivo sia quello lo spiega anche il deputato di FdI Mauro Rotelli, braccio destro di Meloni: “Molti elettori di destra in passato hanno votato M5S e sono rimasti delusi per l’incoerenza dei grillini: noi oggi parliamo a loro perché tornino a casa”.

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