I 2 Matteo e le riaperture chi si somiglia poi si piglia
di Daniela Ranieri
L’avevamo detto al professor Galli: stia lontano dalla Tv, chi doveva capire ha capito, chi non capisce o è costituzionalmente impedito o ci marcia, andrà a finire che più parla e più il suo messaggio si depotenzia; ma lui niente. L’altra sera a #Cartabianca si è imbattuto nell’ennesima incarnazione dell’interlocutore aperturista, che stavolta era un politico, Stefano Bonaccini – le categorie a cui attingono gli autori di talk show per il “Galli contro tutti” quotidiano sono varie: albergatori/discotecari/ristoratori/chef stellati (che piangono miseria); direttori di testata salviniana e/o meloniana; seconde file leghiste e bolsonariani a vario titolo; ma condividono gli stessi argomenti: bisogna riaprire centri commerciali e ristoranti perché il Paese non ce la fa più. Galli, in qualità di simulacro del principio d’autorità (un’autorità scientista e un po’ ottusa, diversa dall’autorità paterna e in fondo benevola di Draghi, che si “fida del suo popolo”), ha la funzione di dire che si rischiano molti morti. Davanti a questo teatro primitivo, il telespettatore è appagato: la destra e i virologi simpatici (i minimizzatori) ci vogliono far uscire a mangiare una pizza; la sinistra, Speranza, i virologi antipatici come Galli e Crisanti – non uomini di mondo à la Bassetti – godono a tenere la gente chiusa in casa dalle 22 e a far morire di fame i pizzaioli.
La novità è che stavolta l’aperturista ottimista era un politico di sinistra, o meglio uno che si fa passare per tale, Bonaccini, per l’appunto, che con questa favoletta ha vinto le elezioni per la presidenza dell’Emilia-Romagna cavalcando tutta un’epica resistenziale contro la Borgonzoni telecomandata da Salvini, in ciò aiutato anche dalle Sardine, semmai servisse una prova del carattere pubblicitario dell’operazione. Ebbene, quando Galli ha ribadito l’ovvio, e cioè che le riaperture non sono state decise su base scientifica, ma politica, Bonaccini, contundente e manipolatorio come un berlusconiano nel 1996, ha preso a screditarlo: “Quindi lei sta sostenendo che Draghi e il governo sono degli irresponsabili?”. Il sofisma, benché demenziale, gli ha sturato il condotto da cui passano le villanie più grossolane e passivo-aggressive: “Non c’è bisogno che si arrabbi, lasci parlare anche gli altri, perché è così nervoso?”, che come anche i bambini sanno è un modo per far arrabbiare chiunque abbia un minimo di dignità. Non potendo, lui così ruspante, controbattere alle tesi dell’infettivologo, ha usato l’antica tecnica di infamare l’interlocutore additandolo agli occhi dei gonzi: “Se il professor Galli dice che il Paese è ipocrita…”.
La cosa in sé è talmente squallida e la figura di Bonaccini talmente indifendibile, a meno di non sembrare deficienti o in malafede, che infatti sui social c’è stata la corsa dei renziani a difendere Bonaccini. Ernesto Carbone, noto per il “ciaone” rivolto a chi era andato a votare al referendum contro le trivelle, ha insinuato: “Qualcuno può gentilmente promettere un seggio al Prof. Galli? Così la smette di fare politica con la pandemia”. Lo stratagemma, in sé auto-elidentesi (perché attacca l’uomo e non la sua tesi; perché finché Galli non si candida si tratta di un’illazione; perché è una fallacia basata sulla propria etica e la propria concezione della politica), richiama le tesi della destra complottista, per la quale c’è un potere mondiale, vaccinista e chiusurista, che simula una pandemia al fine di far comandare gli scienziati (che intanto, pare a noi, hanno sostituito i magistrati nel Walhalla degli orrori dei liberali). Del resto in giornata l’account Lega – Salvini Premier aveva rilanciato una card in cui Renzi dice che sta con Bonaccini, che il coprifuoco alle 22 non ha senso e che non bisogna lasciare questa battaglia a Salvini. Formidabile: la Lega, che è di bocca buona, utilizza le dichiarazioni di Renzi per farsi campagna elettorale (e questa è una notizia: vuol dire che non ritiene il personaggio screditato al punto da orripilare il proprio elettorato, ma abbastanza screditato da affascinarlo), e Renzi non si dissocia (e come potrebbe, la pensa esattamente come Salvini!). Battaglie di destra sostenute da politici di destra: non vi è attrito o dissonanza cognitiva, è tutto coerente. Salvini e Renzi sono da tempo d’accordo e i loro elettorati hanno molte affinità (nel 2016 Renzi disse di voler mantenere in vigore il reato di clandestinità perché c’era “una percezione di insicurezza”, cioè temeva di perdere voti), ma ultimamente, nell’horror vacui della sparizione e fintanto che c’è da ballare sui morti, i renziani sono indistinguibili dai salviniani. Che aspettano a mettersi insieme, magari con la benedizione di Verdini? L’1,9% a Salvini può far comodo: si sa che gli piace il salame, e poi del maiale non si butta via niente.
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