Meglio Parigi meglio la libertà
di Michele Serra
Parigino». Aggiornamento di radical-chic. È l’epiteto che il Salvini ha affibbiato a Letta: il parigino Letta. Lo ha fatto in occasione del rilancio, da parte del nuovo segretario del Pd, dello Ius soli. Ovvero dell’idea che chi nasce in Italia, studia in Italia, cresce italiano, pensa in italiano, è un italiano.
Ben più che un principio politico, è un principio umano. Accessibile alla sensibilità e all’esperienza di chiunque viva una vita normale, negli uffici, nelle fabbriche, nelle scuole. Lo Ius soli è un principio popolare — ammesso che veramente si creda nel popolo in carne e ossa, non in quella sua caricatura truce che è il populismo.
L’espediente retorico del Salvini («il parigino Letta») tende invece ad attribuire a stravaganze metropolitane, a manie da abbienti del centro storico, ciò che invece è, nelle campagne e nelle fabbriche italiane, la realtà quotidiana. La vita del popolo, oggi, nel 2021. Chi custodisce la vigna con te, chi guida il muletto accanto a te, mangia in mensa con te, ha i figli a scuola con te, forse non è ancora italiano, ma i suoi figli sì, certamente sì, ovviamente sì. Lo capisce anche uno mai stato a Parigi.
Va aggiunto, per amore di verità, che senza Parigi sarebbe stato parecchio più lento il cammino della storia. Parigi che ha fatto la più grande rivoluzione di tutti i tempi (libertà, uguaglianza, fraternità), Parigi che è città del mondo, capitale culturale quanto New York, casa di chiunque ami sentirsi libero. Fossi in Letta, rivendicherei con orgoglio la mia componente parigina. Viva Parigi, viva la libertà, abbasso la Vandea e gli elmi cornuti.
Viva la rivoluzione, abbasso la reazione.
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