Personaggi come Georges Lemaître mi fanno sentire indissolubilmente parte integrante della società, con annessi e connessi e ricorsi storici.
Nacque a Charleroi il 17 giugno del 1894, si laureò in matematica e scienze fisiche all'Università di Louvain nel 1920, e venne ordinato sacerdote nel 1923.
Già il fatto che riuscì a far convivere la propria fede con le teorie universali dell'epoca, lo rende molto simpatico ed ammirabile. Ma il fatto per cui lo ricordo è che Georges potrebbe rappresentare la schiera di coloro a cui rapaci ed in genere altolocati energumeni, sfilano da sotto il naso scoperte e pensieri alla faccia del copyright.
Perché Georges fu il primo a mettere nero su bianco che, all'epoca le galassie venivano chiamate così, le "nebulose extragalattiche" distanti dal nostro pianeta milioni di anni luce, tendevano ad "arrossarsi", a trasmettere cioè una luce tendente alla parte rossa dello spettro elettromagnetico, in inglese si definisce redshift, e questa caratteristica aumentava tanto più le galassie erano distanti dalla Terra, indice di come l'universo stava, e sta, espandendosi.
La pubblicazione della sua teoria in una rivista francese, anche il suo predecessore Fridman visse tale esperienza, non ottenne nessun apprezzamento, venne, perdonate il francesismo, sfanculata dai grandi scienziati dell'epoca, persino dal sovrano incontrastato Albert Einstein. Non se lo filarono manco per idea, e Georges non protestò, non si adirò, continuando a validare le sue teorie.
Nel 1929 colui che diverrà il principe dei telescopi, Edwin Hubble, americano guarda caso, pubblicò la stessa teoria, ed essendo molto noto, dotato anche di una personalità molto forte, ottenne apprezzamenti e riconoscimenti in tal senso.
Georges silente e probabilmente contento, si sarà corroborato meditando passi evangelici, soprattutto, credo, quello del porgere l'altra guancia.
Il mondo scientifico non solo non chiese scusa al prelato scienziato, ma chiamò la legge redshift-distanza "costante di Hubble" anche se fu misurata per la prima volta da Georges nel 1927, ma il suo articolo in francese fu tradotto solo nel 1931, dopo quello di Hubble.
Gli confezionarono quindi una canagliata bella e buona, molto simile a certi furti attuali, più frequenti di allora, in ogni ambito dello scibile, del pensiero e della socialità nel nostro pianeta.
I furbi la fanno e la faranno sempre da padrone, i miti erediteranno la Terra, al momento pare che agguantino ben poco, vista la pregnante presenza di tecno-rapto-coyote in ogni dove.
Georges Lemaître morì nel 1966, senza aver potuto assaporare alcun riconoscimento in merito alle sue scoperte.
Solo nel 2018, l'Unione astronomica universale ha deciso a maggioranza di restituire il giusto onore a Georges, chiamando da allora in poi la relazione tra redshift e distanza, legge di "Hubble - Lemaître"
Come da copione, capita che ti riconoscano bontà e qualità delle tue attività, allorché non te ne frega più una mazza, vedi van Gogh che per mangiare vendeva i suoi quadri, al tempo croste senza valore.
Georges dov'è attualmente, avendo compreso appieno del grande mistero dell'universo, sogghignerà impercettibilmente, assestando, chissà se lo potrà fare, qualche coppino risarcitorio sul cranione di Albert, sfottendo in allegria pure Hubble, senza troppa scurrilità visto il luogo ci mancherebbe, con domande circostanziate in merito a dove, a parer suo, dovrebbe riporre il telescopio...
Nessun commento:
Posta un commento