martedì 13 ottobre 2020

Pluto il devastatore

 

Si, lo ammetto, me la sono letta tutta! Sforzandomi oltremodo ho appena letto la relazione del presidente di confindustria - tutto minuscolo come la loro dignità - Pluto Bonomi, o se preferite Carlo il Plutocrate. 

Già dal titolo (il coraggio del futuro) si evince la sfacciataggine di blaterare ancora su tematiche che dovrebbero consigliare a Pluto e Company, un silenzio rispettoso nei confronti di chi, e non sono loro, sta soffrendo in questo maledetto tempo pandemico.

Ma Pluto non ci sta, e rilancia! Vediamo come: 

L'amore per l'Italia - Certi, come siamo, che in questa nuova grande crisi si possano e si debbano evitare nuovi errori, traendo lezione da quelli compiuti nel post 2008 e negli anni alle nostre spalle, visto che a fine 2019 mancavano ancora 3 punti di PIL rispetto al livello di 11 anni prima. 

E l'amore per le nostre imprese -  Per ciò che noi imprenditori, insieme ai nostri collaboratori, clienti e fornitori, siamo in grado di fare al meglio per dissipare incertezza e sfiducia, realizzando, con il concorso di tutti, un percorso di uscita dalla crisi che questa volta sia rapido, solido e sostenibile.     

Pluto da l'impressione di essere convinto di parlare a degli zotici rincoglioniti, insegnando ed ammaestrando come se nessuno fosse in grado di rivangare il passato con le sue tremebonde scelte politiche a vantaggio dei suoi amici. 

 Nessun provvedimento di politica economica, nessuna misura istituzionale, nessun capitolo di spesa, generano effetti positivi, rilevanti e durevoli senza che la strategia in cui si inscrivono venga compresa e validata dagli operatori economici.  

 Primo Estikazzi: non fate e decidete nulla senza di noi, che siamo quelli che se ne intendono. 

Lo stiamo già sperimentando: senza una prospettiva credibile di sviluppo, il reddito, anche emergenziale, non si trasforma in spesa ma viene trattenuto sotto forma di liquidità; la disoccupazione aumenta nonostante le norme eccezionali introdotte; gli investimenti vengono rimandati.  

 Pluto vorrebbe che i denari dati a chi non ha nulla cessassero, le risorse devono essere date a chi ha il compito di portare avanti il paese. 

 

Una visione di fondo capace di unire ciò che il nostro Paese sa fare con l’impatto della modernità, l’evoluzione formidabile delle tecnologie, gli effetti che tutto ciò può produrre in una società italiana che, in 25 anni, ha perso reddito e ha aumentato il tasso di diseguaglianza. Ed è la mancanza di questa visione, a spiegare l’annegarsi della politica in mille misure ad hoc, il proliferare della normativa, l’astrusità delle procedure amministrative, la dilatazione dei tempi giudiziari, la perdita di punti in ogni ranking internazionale, si tratti del PISA (Programme for International Student Assessment) sulle competenze scolastiche.

Non voglio scomodare Max Weber, e il suo libro sull’etica protestante e lo spirito del capitalismo. Ma da noi, l’aggettivo “visionario” identifica automaticamente l’utopista, l’irrealista, il predicatore mistico che non sa tenere i piedi per terra. In inglese, visionary guy, è colui che sa volgere al meglio per il futuro ciò che gli offre il presente. Ed è esattamente ciò che le imprese sono chiamate a fare, e fanno.

Avere una visione non è solo ciò che spinse, con molti anni di anticipo, i fondatori di Amazon e Apple a capire che il mondo sarebbe stato rivoluzionato da enormi piattaforme di logistica insieme fisiche e digitali, o dalla tecnologia touch screen. 

 Secondo Estikazzi, fragoroso: Pluto si dimentica, tralascia, finge sbadataggine, non dice, non lo dice, ma alla base di tutto, prima di Weber e di altro incenso incantatorio per babbani mancherebbe, e manca, un'ammissione di tragica colpevolezza, sempre che qualcuno non accetti l'idiozia profusa dai media peripatetici, che sono quelli che lavorano in nero i responsabili del rapto annuale nel gettito delle imposte: siamo corresponsabili dell'evasione fiscale, dei 120 miliardi sottratti alla comunità annualmente. Lo ammettiamo e cerchiamo di porvi rimedio. E invece nulla! Addirittura nel finale del testo un elogio alle immense multinazionali, soprattutto Amazon, che schiacciano i piccoli per ingigantirsi smodatamente senza alcun ritegno, per poter prendere tutto il malloppo! Termino la prima parte, e in parte me ne scuso, con il primo sonoro, irrinunciabile, inevitabile, cosmico "vaffanculo" (non dico a chi rivolto! Forse a Weber?)

(1.continua) 

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