mercoledì 8 luglio 2020

La querelle viaria


Fermiamoci in un autogrill, no è meglio di no, anche li arricchiamo i soliti noti, la famigliola veneta. 
Mettiamoci in uno spiazzo, che è meglio e riflettiamo: anni indietro una classe politica vergognosa, di cui molti ancora stanno blaterando alla Luna con la solita ed imperterrita faccia tosta, diede in concessione nella più invereconda modalità "ad minchiam" gran parte delle autostrade italiane ai Benetton. Un contratto capestro, a detta di molti, tra cui io, tanto protetto che molte importanti postille sono ancora oggi segretate. Una manna, una valanga di soldi pubblici nelle tasche dei nobili coloranti maglioni, con lane prese negli enormi latifondi argentini. Pensare che questa enorme massa di denaro non sia ritornata in tasche politiche è dichiararsi ufficialmente degli incontrastabili coglioni. Ma non ci sono prove di questo, si sospetta e non si dovrebbe dire, per rimanere babbani naturalmente. 
Un ponte in conto alla loro manutenzione, pare che gli dedicassero una trentina di migliaia di euro all'anno, venne giù due anni fa, provocando la morte di oltre quaranta persone. Apriti cielo! Dobbiamo levargli subito la concessione, via dagli autogrill, via da tutto, dove tutto sta anche per l'aeroporto di Fiumicino, si gestiscono anche quello. Dopo due anni nessuno, neppure il Premier, ha il coraggio di eseguire ciò che si promise al tempo del crollo. Paura? Probabilmente visto che in caso di chiusura anticipata della concessione dovrebbero ballare una ventina di miliardi, perché al tempo della stipula gli orchi eletti dal popolo prepararono una perfetta inchiappettatura per noi sudditi, non c'è che dire. 
Morale della favola: sembrerebbe che tutto sia immobile, stantio, perché da sempre non c'è migliore medicina per il sistema che l'immobilismo doc, quello da cui e per cui pullulano attorno a noi tanti devoti alla mammasantissiama, la sorgente dell'invalidante metodologia annichilente lo stato. Che siamo noi.  

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