mercoledì 8 luglio 2020

Fanno dei grandi giri e poi ritornano


Come stai? 
Noi quaggiù bene, e tu? Sai che, quasi fosse un 'ellisse, ritorno, non spessissimo, ma periodicamente a quel giorno? 
Rivivo le ultime tue ore, gli sguardi, apparentemente uguali ma intensi e speciali da essere accomunati in un unico, eterno, Sguardo. I tuoi assensi paciosi, gli impercettibili movimenti che mi sgombrarono la mente dalla possibilità infausta che potessi soffrire. 
E la notte che non ci abbandonava, e se io avessi solo sospettato che sarebbe stata l'ultima, l'avrei desiderata infinita. La testa che andava perpetuamente a destra, il sonnecchio leggero, la tua mano sulla mia, ah come la rivivo quella tua mano sulla mia! Per fortuna la fotografai ma sai che non riesco a riguardarla quella foto? No, non ci riesco ancora, so che esiste, ma non ho il coraggio di ammirarla, e poi, lo ammetto, non ho bisogno del supporto per rimirarla, la vedo dentro di me costantemente, mi affianca, mi accarezza, mi stimola. 
Non so perché ti ho scritto, ma sono sicuro che ne avevo bisogno. Quattro mesi mi sembrano già una follia, non poter parlare con te, non gustare delle tue magiche espressioni, non stuzzicarti sul calcio, a proposito, ieri avete straperso, quelle discussioni, risate, corbellerie che ti dicevo e che capitalizzavi per quello che erano, tanto affetto, speciale, unico, irripetibile. 
Chissà dove sei ora, se cioè sei piombato nel nulla o nella compagnia festante! Che dubbio questo, che mistero! Lo hai già scoperto, hai compreso che c'è di là, e io sono sereno al proposito sai? Perché in tutte le opzioni c'è e ci sarà sempre pace. Certo la Pace luminosa è un'altra cosa, ci mancherebbe! Ma non parliamo di questo. Ogni tanto scopro qualcosa che t'apparteneva, come l'ultimo pacchetto di sigarette che a volte mi rimiro tra le mani, il tuo portafogli, le tue foto. Sono fatto così che ci posso fare? Mi rammarico al risentirti nel cuore, allorché mi narrasti un fatto di oltre cinquant'anni fa, ero piccolino, di quando cioè mi venisti a prendere a scuola in macchina e io, per vergogna, mi nascosi rannicchiato sotto il sedile perché non volevo che i compagni mi vedessero su un'auto così! Te lo sei ricordato, è rimasto un dolore per te, ed io manco me lo rammentavo! E' inutile che ti chieda scusa, perché lo sai che da bambini si compiono tali sciocchezze. Ho un altro tarlo, quello di essermi assentato nel Momento, dieci minuti maledetti. Avrei voluto accompagnarti, desideravo che le mie pupille fossero presenti, attraverso lo sguardo, nel momento di inizio del lungo viaggio. Ci rivedremo, mi dicono molti, a volte lo credo anch'io, lo spero, lo agogno. Impazzisco, sono sincero, al pensiero di rivederti, di riparlarti, di rigustare la tua infinita gentilezza, il dono dell'amore che mi hai donato per tanti anni. Cerca di venire nei miei sogni, modellandoli inequivocabilmente verso la Bellezza! So che se lo puoi fare. 
Ciao piccolino!    

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