giovedì 5 marzo 2020

Serra


La lunga vacanza

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Gli appuntamenti rimandati o annullati, i tanti lavori sospesi, il tempo che diventa una pagina bianca, uno spazio libero e ingovernato. L'epidemia è anche una lunga vacanza (da vacuum vuoto), è l'interruzione a tempo indeterminato del ritmo quotidiano, decisamente frenetico, che scandisce la vita delle persone e delle famiglie.

Il vuoto spaventa, l'horror vacui è uno dei motori del nostro tempo nevrotico, veloce, bulimico. Il vuoto è denigrato, gli si attribuisce ogni nefandezza (a partire dal famigerato "vuoto di valori", e poi le vite vuote, le teste vuote, gli sguardi vuoti). Eppure, se si ha il coraggio di sporgersi sulle sue voragini, il vuoto ha un fascino, e dei meriti. Il fascino è quello dell'ignoto: non sappiamo che cosa resta di noi e delle nostre giornate, di che materia siamo fatti, se ci rubano l'agenda, ci tolgono la pienezza professionale, la palestra, i viaggi, il calcetto, il corso di cucito, il cinema, i musei e tutto il resto. Il merito è costringerci ad ascoltare noi stessi e chi ci sta vicino, nel silenzio si sente il battito delle persone.

Ho fatto la ola (da solo, in compagnia è vietato) leggendo che la psicologa Brunella Gasperini dice che "la noia fa bene ai bambini". Che non si deve stare in ansia se, a scuole chiuse, i figli non sanno bene che fare. Ai pomeriggi vuoti, e alla noia, ai bivacchi indolenti e alle camminate senza meta con i miei compagni di medie e di liceo, io mi sento, a mezzo secolo di distanza, profondamente debitore. Cerchiamo, in questo duro interludio, di non sprecare almeno il dono dell'improvviso vuoto che ci si è spalancato attorno, seducente, irripetibile.

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