venerdì 6 settembre 2019

Non sfanculatemi: la penso così!


In questa compagine governativa, fino a poco tempo fa impensabile e ancor oggi, sotto certi aspetti, inimmaginabile, c’è un substrato allarmante, ingombrante e probabilmente nefasto per il proseguo della coalizione: la sanità in mano a Speranza, ovvero il tentativo, speriamo serio ed efficace, di ripristinare il primato del pubblico sul privato. 
In materia mantengo un’idea accostabile a quella del mitico “Che” in grado di far sobbalzare probabilmente dallo scranno sia Marx che Lenin: ogni persona dovrebbe essere assistita, curata, con la medesima solerzia, ricevendo identici medicinali qualunque sia il proprio stato sociale; le aziende farmaceutiche essere di proprietà dello stato e la ricerca seguita e praticata in strutture pubbliche, di proprietà del popolo. Le cliniche private dovrebbero essere espropriate, così come i laboratori, gli studi medici privati; a nessuno concesso il privilegio di ricevere e visitare a pagamento chicchessia, tra l’altro nella modalità attuale: fattura-piffero con relativa spedizione a mo’ di cerbottana certificata. Le assicurazioni non dovrebbero interagire in alcun modo con la sanità, lucrandone in modalità invereconda, la specializzazione e la capacità del singolo riconosciuta attraverso incentivi statali perché, non mi vergogno di asserirlo, se a uno piace immaginarsi da grande principe riccastro, non dovrebbe vederne alcuna possibilità nella carriera medica.
Sono idee, lo ammetto, molto strane, preistoriche, cubane, per certi versi ridicole, come d’altronde assistere a questa oramai incistata normalità, accettata tra l’altro senza alcun apparente fastidio, di mercificazione di mezzi e uomini per un’inaccessibilità alle cure paragonabile alle mine anti uomo sparse per deturpare esseri umani. 
Ma torniamo a Speranza: dovrà combattere contro una forza economica, un potentato inaudito, capace di spargere corruttela in ogni anfratto, corroborato da media e stampa devoti alla causa, sorretto da lobby della peggior specie. Un marchingegno ideato e perpetrato da un pregiudicato attualmente agli arresti domiciliari, appartenente devotamente a non si sa quale strana setta il quale, ai tempi del proprio governatorato lombardo, lo chiamavano ossequiosamente Celeste, ebbe la diabolica idea di depotenziare il sistema sanitario pubblico in nome e per conto di Unni della morale, proprietari di fabbriche di denari chiamate cliniche, arrivando a percentuali blasfeme di pagamenti di prestazioni pro privati, autentici arieti in grado di liofilizzare il diritto universale di ognuno di noi all’assistenza medica. 
Per questo, e per molto altro, l’azione di Speranza è minata già in partenza. Per abbattere certi mostri creati dalla barbarie 2.0 infatti, esiste al momento un solo modo, ahimè sempre lo stesso: anacronistico, insopportabile, non condivisibile, per certi aspetti persino inaccettabile. Per info chiedere al “Che” telefonando ore pasti.

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