sabato 07/09/2019
Una speranza in più: la sanità di sinistra
di Daniela Ranieri
Speranza alla Salute, che sembra una frase pronunciata durante un brindisi, potrebbe rivelarsi la scelta giusta. Anche se Roberto Speranza di Leu non è un medico (è laureato in Scienze politiche), attingendo alla sua identità di sinistra può fare bene al ministero della Salute, che fosse per noi si chiamerebbe ancora Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità pubblica come nel ’45, o almeno ministero della Sanità com’era prima che Bassanini e poi Berlusconi ci mettessero mano armati di neoliberalismo smart.
Non gli sarà difficile sostituire la gassosa Grillo, né tantomeno la ineffabile Lorenzin, diplomata classica alfaniana quindi de iure ministro della Salute di ben tre governi di centro-sinistra (Letta-Renzi-Gentiloni), ricordata per il Fertility Day per dare figli alla Patria e i 208 esami medici, prima gratuiti, tagliati durante il governo Renzi.
Ma Speranza dovrà rispondere a queste domande: la Sanità è ancora pubblica? La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti (art. 32 Costituzione)? Essere di sinistra conta qualcosa?
Ad esempio: Zingaretti, segretario del Pd ora al governo, ha festeggiato a fine luglio la fine del suo mandato come Commissario straordinario per la Sanità del Lazio risalente al 2007 annunciando “la scomparsa del disavanzo finanziario”. Peccato che per risanare il deficit delle strutture ospedaliere abbia adottato il modello sanitario lombardo di Maroni: ricoprire di soldi gli ospedali privati, specie cattolici (Policlinico Gemelli, Campus Biomedico, Bambino Gesù), a scapito di quelli pubblici, falcidiati dai tagli alla spesa. San Camillo, Tor Vergata, San Giovanni, Policlinico Umberto I sono letteralmente allo sfacelo. I medici che vanno in pensione non vengono sostituiti: si preferisce eliminare l’unità che guidavano. Il “piano di assunzioni” è in realtà una stabilizzazione dei precari. All’Umberto I, dove molti approdano dopo peregrinazioni da altre strutture o regioni, un paziente con trauma cranico può restare anche 6 giorni su una barella nella “piastra” del pronto soccorso, dove un medico solo può trovarsi a gestire 20 pazienti, prima di essere ricoverato.
I ginecologi obiettori di coscienza in Italia (quelli che è meglio non incontrare di turno se si vuole godere del diritto stabilito dalla legge 194 sull’interruzione di gravidanza) sono il 68,4% del totale. Nel Molise è obiettore di coscienza il 93,3% dei medici, nella provincia di Bolzano il 92,9%, nel Lazio l’80%. Si parla tanto di Lea, Livelli essenziali di assistenza: se fossero davvero garantiti, non ci sarebbero transumanze da una regione all’altra per curarsi e curare i propri figli (colpa nostra: Renzi&Boschi ci avevano promesso il Bengodi della Sanità se avessimo votato Sì al loro referendum). In breve: chi è ricco guarisce, chi è povero muore. Entro il 2028 saranno andati in pensione 80.676 medici tra medici di base e ospedalieri (dieci giorni fa Giorgetti, quand’era ancora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha detto che nessuno va più dal medico di base, ergo bisogna puntare sui privati). Le élite baronali impediscono il ricambio generazionale; il numero chiuso a Medicina blocca l’accesso agli studi; non si insegna Educazione medica a scuola (ma si possono usare i cellulari, un lascito di Valeria Fedeli, diplomata assistente sociale quindi ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel governo Gentiloni). Uno dei dipartimenti del ministero è intitolato a Sanità pubblica veterinaria, nutrizione e sicurezza degli alimenti. Quanto alla prima, l’unico ad aver parlato di diritti degli animali e di cure sanitarie gratuite o detraibili per gli animali d’affezione è stato Berlusconi, ivi trascinato dalla simpatica Brambilla e dalla patinatura che gli agnellini allattati in giardino hanno dato alla sua immagine. A fronte di pubblicità martellanti di cibo e oggettistica per cuccioli trasformati in status symbol da borsetta, quando un animale sta male ci si deve affidare ai privati succhiasoldi o a cliniche-lager dove sono trattati alla stregua di polli da allevamento o vitelli destinati alla macellazione, altro sadismo che ci consentiamo di perpetrare a nostro stesso scapito. È impensabile parlare di Sanità senza mettere fine alla gestione efferata degli allevamenti industriali.
Essere di sinistra vuol dire porre attenzione alla medicalizzazione della società a beneficio delle case farmaceutiche globali, alla salute dei migranti internati nei Cie, all’iniquità sociale che giustifica una sperequazione nelle cure tra regioni e tra ceti. Non è obbligatorio conoscere Marx per sapere che è impossibile tutelare la salute dei cittadini senza ripristinare la giustizia sociale perché non siano considerati solo lavoratori e consumatori, o aver letto Feuerbach per sapere che siamo quello che mangiamo; ma magari aiuta. Speriamo.
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