sabato 15 giugno 2019

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Lampadina si è autosospeso dal suo partito chiamato ancora immeritatamente democratico; attonito, in un mix tra “ma che ho fatto di così strano?” e “le nomine correntizie sono la normalità in politica, pure nella magistratura!” Lampadina, lo chiamano così per via del suo accendersi nelle discussioni, con quel cognome che è tutto un programma, come se un circense fosse registrato all’anagrafe come Ammaestraleoni, facendosi da parte ha ricevuto solidarietà e stima dai tanti attorucoli di cui il nostro parlamento è pregno, cercando pure di rimodularsi a vittima sacrificale del sistema, rispolverando antichi anatemi di puro sapore, e fetore, del mai rimpianto Cinghialone socialista. Lampadina e l’amico figlio dei 110 all’ora usano, commercializzano della politica come il pizzicagnolo dell’affettatrice, in quel turbinio di accordi, mezze frasi, strizzatine d’occhi, sotterfugi da sempre elargenti cariche e poltrone ad adepti simil massonici, per il continuo, pervicace, ossessivo sfanculamento della meritocrazia, in ogni campo e luogo in cui siano presenti denari e centrifughe di potere, dalla sanità alle società statali o parastatali, dalle banche alla magistratura. Lampadina voleva consigliare, insufflare, inserire persone di credenza e stampo conosciuti, in tribunali potenti ed indaffarati nel futuro a giudicare pure lui, visto che è indagato per la vicenda Consip, e i genitori di un ex potente politico, suo amico fraterno, caduto per fortuna in disgrazia, nell’anonimato, pur avendo, attraverso varie Leopolde, cercato di risvegliare il pensiero sociale e culturale di questa nazione. 
Lampadina è soprattuto monito a tutti coloro che sognavano e sognano un paese migliore, leale e rispettoso delle fatiche in sinapsi di molti che, inopinatamente, immaginano serietà, fermezza, rispetto delle norme, capacità, curricula quale unico metro di giudizio per dispensar incarichi e prebende. Un mondo lontano e, soprattutto, senza Lampadina e quelli come lui.

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