Un tempo neppure troppo lontanissimo, quando parlavi di Emilia Romagna, della regione rossa per eccellenza, si bloccava ogni sorta di tentativo di critica da parte di chicchessia: L'Emilia Romagna era la fucina, il simbolo, il laboratorio di quella "vaga idea di socialismo" che incuteva rispetto, quasi ammirazione. Terra accogliente, sapiente, volitiva, esemplare. Erano tempi di lotta e ansia per chi pareva non essere in viaggio con gli altri, avendo perso l'ennesimo treno.
La regione stimolava, era quasi un fiore all'occhiello per chi credeva nel cambiamento, nella fine dei soprusi, delle angherie, delle contraddizioni; i grandi segretari del partito la coccolavano, la privilegiavano perché se tutto funzionava bene in quelle terre molti, me compreso, avrebbero potuto sognare la sua trasposizione nei palazzi romani.
Venne però un vento di pensiero afflosciante ideali ritenuti incrollabili, una collusione con tutto quello che in Emilia mai si sarebbe potuto concepire: finanza, protezione di interessi, di banche, accordi con l'imprenditoria dedita a non rischiare più nulla affidandosi e giocando con debiti e borsa con avventure piratesche per aumentare vergognosamente guadagni a danno del proletariato. Omuncoli s'aggirarono nelle stanze rosse dei bottoni, decisi a modificare sentieri e confini, in nome di un mescolamento di ideali, di certezze, di obbiettivi che ha portato negli ultimi anni a non vedere più nessuna differenza tra quel partito e l'azienda affaristica camuffata da centro di pensiero comune di un noto delinquente abituale.
Aggiunta a questa scelta vergognosa ecco la nobile idea di accogliere disperati senza però crearvi attorno un progetto valido di ricezione motivata con proposte integrative, e non laido sfruttamento disinteressato.
Accordi idioti con la fucina burocratica sita in Bruxelles tramutarono il nostro paese in un'enorme reception di profughi, una cantina di lamenti senza alcun futuro se non quello di arricchire pochi attraverso la quota pro capite derivante dalla nota becera accoglienza fine a se stessa.
La gente soffrì oltremodo per questa scellerata manovra mai accompagnata da quella progettualità che tanto è servita alla crescita comune anche in nazioni vicine, vedi Germania.
L'Emilia cominciò a screpolarsi, la sua gente da sempre arginante il malaffare fascista si pose delle domande, senza che nessuno, per via dell'arroganza dell'élite spocchiosa nel frattempo andata al comando del partito un tempo fiore all'occhiello di "quella vaga idea di socialismo", si degnasse di rispondere, di porre rimedio all'evidente sconquasso provocato dallo scellerato ebetino con il suo politichese alla cazzo&campana.
Nel frattempo antichi baluardi come l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori caddero, vennero abbattuti dall'arroganza di quel giullare, che aiutò la cosiddetta imprenditoria a trasformare nuovamente i lavoratori in schiavi 2.0 al servizio della causa comune, l'arricchimento di pochi.
Per farla breve e dolorosa: domenica paesi emiliano-romagnoli, orgoglio dell'antifascismo come Vergato, han deciso di mettersi in mano alla destra melliflua comandata attualmente da un Cazzaro Verde, violando l'inviolabile, sfanculando l'impensabile.
Hanno scelto la sponda da sempre combattuta, irrisa, sminuzzata. L'uomo ora al comando, con le sue "f" al posto delle "s" speriamo che centri il problema, il segnale. Prima che sia troppo tardi.
La regione stimolava, era quasi un fiore all'occhiello per chi credeva nel cambiamento, nella fine dei soprusi, delle angherie, delle contraddizioni; i grandi segretari del partito la coccolavano, la privilegiavano perché se tutto funzionava bene in quelle terre molti, me compreso, avrebbero potuto sognare la sua trasposizione nei palazzi romani.
Venne però un vento di pensiero afflosciante ideali ritenuti incrollabili, una collusione con tutto quello che in Emilia mai si sarebbe potuto concepire: finanza, protezione di interessi, di banche, accordi con l'imprenditoria dedita a non rischiare più nulla affidandosi e giocando con debiti e borsa con avventure piratesche per aumentare vergognosamente guadagni a danno del proletariato. Omuncoli s'aggirarono nelle stanze rosse dei bottoni, decisi a modificare sentieri e confini, in nome di un mescolamento di ideali, di certezze, di obbiettivi che ha portato negli ultimi anni a non vedere più nessuna differenza tra quel partito e l'azienda affaristica camuffata da centro di pensiero comune di un noto delinquente abituale.
Aggiunta a questa scelta vergognosa ecco la nobile idea di accogliere disperati senza però crearvi attorno un progetto valido di ricezione motivata con proposte integrative, e non laido sfruttamento disinteressato.
Accordi idioti con la fucina burocratica sita in Bruxelles tramutarono il nostro paese in un'enorme reception di profughi, una cantina di lamenti senza alcun futuro se non quello di arricchire pochi attraverso la quota pro capite derivante dalla nota becera accoglienza fine a se stessa.
La gente soffrì oltremodo per questa scellerata manovra mai accompagnata da quella progettualità che tanto è servita alla crescita comune anche in nazioni vicine, vedi Germania.
L'Emilia cominciò a screpolarsi, la sua gente da sempre arginante il malaffare fascista si pose delle domande, senza che nessuno, per via dell'arroganza dell'élite spocchiosa nel frattempo andata al comando del partito un tempo fiore all'occhiello di "quella vaga idea di socialismo", si degnasse di rispondere, di porre rimedio all'evidente sconquasso provocato dallo scellerato ebetino con il suo politichese alla cazzo&campana.
Nel frattempo antichi baluardi come l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori caddero, vennero abbattuti dall'arroganza di quel giullare, che aiutò la cosiddetta imprenditoria a trasformare nuovamente i lavoratori in schiavi 2.0 al servizio della causa comune, l'arricchimento di pochi.
Per farla breve e dolorosa: domenica paesi emiliano-romagnoli, orgoglio dell'antifascismo come Vergato, han deciso di mettersi in mano alla destra melliflua comandata attualmente da un Cazzaro Verde, violando l'inviolabile, sfanculando l'impensabile.
Hanno scelto la sponda da sempre combattuta, irrisa, sminuzzata. L'uomo ora al comando, con le sue "f" al posto delle "s" speriamo che centri il problema, il segnale. Prima che sia troppo tardi.
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