Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
lunedì 31 dicembre 2018
Brutta piega
domenica 30 dicembre 2018
Preparativi
Meraviglioso
sabato 29 dicembre 2018
venerdì 28 dicembre 2018
Fraintendimento
Chiedo venia, avendo da sempre travisato il significato del suddetto sostantivo. Mentre i giornaloni fanno a gara a chiedere fermezza, punizioni esemplari, i tuttologi si concentrano su questi vili esempi di pazzia sociale, i presidenti di club assestano buffetti ai capi tifoserie che in gran loggia segreta supportano, coccolano, spronano, continuo a rimanere basito difronte al personale fraintendimento del concetto di tifoso, inviando però jingle bells di vaffanculo ai tanti paraculi che fingono di non vedere la macelleria sociale attorno a noi, frutto di squallide politiche pro loro, iniettanti spot, indegni spettacoli mediatici al fine di intorbidire sinapsi e cultura, creando eroi e dei di tale risma.
Travaglio
mercoledì 26 dicembre 2018
Ventisei
lunedì 24 dicembre 2018
Comprensione
Geniatliaco
Cinquantesimo
sabato 22 dicembre 2018
Differenze
Selvaggia antimatteo
Mah!
Dixit
Avvocati travagliati
venerdì 21 dicembre 2018
giovedì 20 dicembre 2018
Travaglio ed il se
mercoledì 19 dicembre 2018
C'è aria e aria!
In alto i cuori!
martedì 18 dicembre 2018
Augurio
Nessun limite, nessuna dignità!
Nemmeno nelle più tristi storie dei grandi romanzieri si è mai assistito ad un pubblico ludibrio come questo del giornalino del boss retto da un diversamente giornalista, un sallusti della peggior specie.
L'onta di essere in difficoltà economica rappresenta per il quotidiano della famiglia il perno, il fulcro su cui gettarsi per agitare le acque, irridendo una famiglia colpevole di aver dato i natali ad un'anomalo politico da molto tempo scagliatosi contro colui che personalmente ritengo il male assoluto, la ragione ontologica per cui oggi siamo ridotti in questo stato raccapricciante.
Intendiamoci: anche Fininvest fu ad un passo dal baratro del fallimento, sommersa com'era da enormi debiti; l'allora padrone indiscusso dell'etere, eravamo negli anni novanta, ebbe l'illuminante idea di scendere in politica mentre, attraverso il suo fratello di latte Dell'Utri, continuava imperterrito a pagare tangenti a tale Salvatore Riina.
Il filibustiere per antonomasia ebbe il coraggio di entrare in politica, ed ivi rimanervi per quattro lustri, solo ed esclusivamente per curare, innaffiare, crescere i propri affari. E ci riuscì alla grande, trasformandoci in abitanti felici e bombardati via antenna, in Alloccalia, durante l'Era del Puttanesimo, arrivando con grande seguito di servili decerebrati a modificare leggi per uso personale.
Ciò che è riuscito alla grande al famelico pregiudicato non sta dunque realizzandosi nella famiglia di Alessandro Di Battista. Mi chiedo: e allora? Come possiamo farne un messaggio politico? Cosa ci vorrebbe trasmettere il direttore sallusti? La difficoltà economica può scatenarsi per un'infinita serie di problemi finanziari, ma questo non può stimolare la degenerativa campagna di fango per dar l'assalto ad una persona seria, nella fattispecie, come Di Battista figlio.
La rabbia, il rancore, il fango, la merda scagliata dal giornaletto di famiglia per mano di un sallusti angosciante ed angoscioso, genera sensazioni tanto sgradevoli come il constatare, in questa nostra valle di lacrime, in questo far west divenuto must di ribalderia, che il non aver mai tentato di ostacolare quel signorotto feudale, ha fatto sì che la malformazione democratica da lui innescata si è evoluta, sparsa, diffusa così bene da arrivare a questi punti, gli ultimi respiri di una nazione un tempo sana, forte e soprattuto acculturata.
lunedì 17 dicembre 2018
domenica 16 dicembre 2018
Scoperta
L’argomento non è certamente natalizio, né pre pranzo. Diciamo che trattasi di divulgazione scientifica. Campo minato ed irto di trappole. Il mio rapporto con la defecatio è da sempre improntato sulla tempestività, sia nel preludio, preannunciato da segnali inequivocabili, compressione, roboate lontane come il temporale in avvicinamento, nervosismo e, se sono fuori casa, ricerca spasmodica di soluzioni, a volte comiche. Non ho mai stazionato per lunghi tempi sulla tazza, per via della suddetta frettolosità e, salvo rare eccezioni, la post defecatio risulta quasi sempre poco appagante. Ma leggendo il libro della dott.ssa Di Fazio -Mangiar bene per sconfiggere il male - ho messo in pratica un suo consiglio che, al momento mi ha fatto riscoprire la magnificenza di una sana seduta, arrivando anche ad apprezzare il celeberrimo “buco-fondo tazza” inducente quasi ad apporre un fiocco colorato alla porta del bagno, visto le dimensioni. Il consiglio? Un semplice mezzo bicchiere di acqua tiepida con spremuto dentro mezzo limone da bere alla mattina, appena sveglio a stomaco vuoto, che potrebbe far pensare ad un topico momento d’acidità, in realtà un fattore alcalizzante. Provatelo! E buona seduta!
sabato 15 dicembre 2018
Questo sì che è un bel dire!
venerdì 14 dicembre 2018
Questa si che è una notizia!
Beeep!
Travaglio
giovedì 13 dicembre 2018
Chi si loda s’imbroda
Sentite oggi cosa scrive il mitico Travaglio nel suo editoriale:
Son sodddisfazioni
mercoledì 12 dicembre 2018
Simpatia
Albert
mercoledì 12/12/2018
L’umana saggezza del “pio” Einstein
di Massimo Fini
Christie’s ha venduto all’asta a New York per 2 milioni e 892.500 dollari una lettera che Albert Einstein scrisse a Eric Gutkind nel 1954, a 74 anni, mezzo secolo dopo aver preso il Nobel per la Fisica. Ma più fortunati del ricco Epulone che l’ha acquistata siamo noi che possiamo leggere gratuitamente questa straordinaria lettera di questo straordinario scienziato e di quest’uomo straordinario i cui pensieri continuano ad abitarci, come quelli di tutti i grandi, da Eraclito a Leonardo a Dante a Shakespeare a Milton a Nietzsche a Leopardi, anche se i loro corpi “dormono, dormono” sulla collina o altrove, e le loro menti non hanno più coscienza di sé e tantomeno di ciò che hanno suscitato.
La lettera di Einstein ruota intorno alla questione eterna dei rapporti fra scienza, religione, spiritualità e il mito di Dio. Einstein, da scienziato, è un “non credente”: “Sono un religioso, non un credente… Per me la parola ‘Dio’ non è altro che l’espressione e il risultato della debolezza umana”. E liquida la Bibbia (“un libro raccapricciante che suscita orrore” secondo l’interpretazione del laico Sergio Quinzio), il Vangelo e tutte le altre cosmogonie come raccolte di “Leggende venerabili ma piuttosto primitive. Non c’è un’interpretazione, per quanto sottile possa essere (e qui si riferisce precipuamente alla Bibbia, ndr) che mi faccia cambiare idea… Per me la religione ebraica nella sua versione originale è, come tutte le altre religioni, un’incarnazione di superstizioni primitive”. Insomma sono miti fondativi, ma senza nessun riscontro storico e tantomeno scientifico.
Ma Einstein non è un “non credente” integralista, “freddo” alla Rita Levi-Montalcini, se in questa stessa lettera riprende un passaggio di Spinoza che concepiva la figura di Dio come un essere senza forma, impersonale: l’artefice dell’ordine e della bellezza visibili nell’universo. In Einstein sembra quindi esserci comunque e nonostante tutto una tensione verso il trascendente e in questo credo consista la sua “spiritualità”. La presenza/assenza di Dio lo turba se nella famosa polemica col collega danese Niels Bohr, che aveva descritto per primo la struttura dell’atomo, gli replica: “Dio non gioca a dadi con l’universo”.
Einstein è ebreo e si riconosce nella cultura ebraica sia pur senza integralismi (“con piacere”) e scrive: “E la comunità ebraica, di cui faccio parte con piacere e alla cui mentalità sono profondamente ancorato, per me non ha alcun tipo di dignità differente dalle altre comunità. Sulla base della mia esperienza posso dire che gli ebrei non sono meglio degli altri gruppi umani, anche se la mancanza di potere evita loro di commettere le azioni peggiori”. E qui Einstein centra una questione molto attuale, che non ha a che vedere con la scienza ma con l’essenza dell’umano, e che risponde a quella legge storica per cui i vinti di ieri una volta diventati vincitori non si comportano molto diversamente dai loro antichi sopraffattori. Altrimenti sarebbe incomprensibile come lo Stato di Israele tenga a Gaza un enorme lager a cielo aperto, quando proprio dei lager gli ebrei sono stati vittime nei modi atroci che ci vengono sempre ricordati.
La lettera venduta l’altro giorno da Christie’s ci riporta anche alla famosa polemica fra Niels Bohr e lo stesso Einstein. In estrema sintesi: Bohr sostiene il “principio di indeterminazione” e cioè che la Scienza non può arrivare a scoprire la legge ultima dell’universo, Einstein al contrario non riuscirà mai a convincersi che non sia possibile, per l’uomo, arrivare alla Verità assoluta. E qui noi, pur nella consapevolezza di inserirci da nani in un confronto fra giganti, stiamo con Bohr che doveva aver ben presente il profondo insegnamento di Eraclito: “Tu non troverai i confini dell’anima (e qui per anima va intesa la Verità, ndr) per quanto vada innanzi, tanto profonda è la sua ragione”. E aggiunge: la legge autenticamente ultima ci sfugge, è perennemente al di là e man mano che cerchiamo di avvicinarla appare a una profondità che si fa sempre più lontana.
Infine in un’altra nota Einstein, nella sua saggezza umana, molto umana e nient’affatto troppo umana ci dà un consiglio, che con la fisica ha poco a che vedere, ma che dovrebbe far rizzare le orecchie ai cantori molto attuali, inesausti e dilaganti delle “sorti meravigliose e progressive”, delle crescite esponenziali e del mito del successo: “Una vita tranquilla e umile porta più felicità che l’inseguimento del successo e l’affanno senza tregue che ne è connesso”.