venerdì 16 novembre 2018

Daniela e Recalcati


venerdì 16/11/2018
DOCUMENTARIO
Recalcati legge Recalcati (cioè la storia d’Italia)
A LIBRO APERTO - SU LA EFFE È ANDATA IN ONDA LA POETICA AUTOBIOGRAFIA DELLO PSICANALISTA RENZIANO

di Daniela Ranieri

Come i lettori sanno, nutriamo una predilezione scostumata per lo psicoanalista Recalcati, almeno da quando partecipò da par suo ai fasti dell’era renzista (senza peraltro mai trovare una cura per il narcisismo del rignanese). Recalcati stava a Renzi come Hegel stava a Napoleone; nel baldo giovane a cavallo di una Smart lo psico-guru ha visto lo Spirito del Tempo, tanto da prestare la sua expertise per una scuola politica del Pd – che tanto ha fatto per la salute della politica, autodistruggendosi – intitolata al povero Pasolini, riavendone in cambio nulla, manco uno straccio di ministero della Cultura, affidato poi alla non scolarizzata Fedeli.

Da tutto ciò, lo specialista pare non aver conseguito danni morali o reputazionali e gode anzi di gagliarda salute mediatica. Mercoledì in prime time presentava il suo nuovo libro sul canale La Effe di proprietà dell’editore che pubblica il libro di Recalcati in un poetico documentario su Recalcati intitolato a A libro aperto. Ad essere onesti, non proprio un biopic sulla persona di Recalcati, quanto una specie di storia d’Italia sub specie Recalcatis: a letture di libri cari a Recalcati e filmati di repertorio tratti dalle epoche in cui Recalcati si formava, andava all’università, diventava padre, si alternano immagini di Recalcati che parla, legge, sottolinea un libro, cammina in un parco, siede su una panchina, si mette una mano sotto il mento, guarda i riflessi sull’acqua di uno stagno, calpesta foglie cadute, sposta una lampada nel suo studio, contempla le orchidee sulla consolle del soggiorno. Il feticismo minimale che forse cita Godard lascia spazio a illuminazioni da intellettuale engagé: “Il mio primo ricordo”, dice Recalcati con una voce diaframmatica da far svenire le casalinghe, “è mio nonno che ammazzava i conigli sbattendo la loro testa contro il muro e poi scuoiandoli. Io mi identificavo col coniglio. Ecco, per me la lotta di classe era schierarmi con tutti i conigli del mondo”. Ecco, noi saremmo già paghi così, con Marx e Lenin accoppati dalla metafora leporide, ma una poeticità implacabile insuffla il racconto. “I miei amici si erano persi chi nel terrorismo, chi andando alla deriva in India (sic), chi bruciandosi nell’eroina”. E lui? Un attimo di tregua la pubblicità, annunciata da un jingle con Recalcati a braccia conserte tipo Raffaele Morelli dei benestanti.

Ora Recalcati siede sul muretto sotto le arcate di un chiostro (scarpe di ottima fattura italiana, calze in filo di Scozia): storditi, percepiamo lo svolgersi della biografia in frammenti di cultura maiuscola: “Kierkegaard, Nietzsche, Sartre… il clinamen… il mistero della soggettivazione…”, risuona la voce di Recalcati mentre scorrono immagini di Recalcati che gioca col cane, guarda l’orizzonte, sfiora la tela di un quadro coi polpastrelli, sistema i libri nella libreria. Apprendiamo che il suo maestro gli ha “fatto incontrare libri come se fossero mari”.

Dopo i Vangeli, Ungaretti, Sartre e Lacan, la voce legge Recalcati: è Il complesso di Telemaco, vero saggio di formazione del renzismo (noi spiegammo come Renzi fosse semmai il capo dei Proci che devastano il palazzo di Ulisse), mentre Recalcati, sdraiato su chaise longue da 6 mila euro, dice frasi profonde e torride, come “Ogni figlio è il figlio giusto in quanto sforzo di poesia”, “Ogni libro ha un modo di camminare e di esistere” e “Essere e tempo di Heidegger è pieno di grumi teorici”.

Ci torna in mente come in un sogno quel passo di Thomas Bernhard: “Ho visto delle fotografie di Heidegger… Heidegger scende dal letto, si rimette a letto, dorme, si risveglia, indossa i mutandoni, infila i pedalini, contempla l’orizzonte, intaglia il bastone, si mette il berretto, si toglie il berretto, cammina davanti a casa, cammina dietro la casa, si dirige verso casa, legge, mangia, si taglia una fetta di pane (fatto in casa), apre un libro (scritto in casa), chiude un libro (scritto in casa), si china, si stiracchia… Roba da vomitare. È sempre stato comico, un megalomane… Un imbecille delle Prealpi”. Ed era Heidegger.

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