mercoledì 31 ottobre 2018

Travaglio in libertà


mercoledì 31/10/2018
LiberTav di stampa

di Marco Travaglio

Siccome i 5Stelle hanno torto a prescindere da quello che fanno, per ogni loro scelta i giornaloni hanno sempre pronti due titoli: quello che li attacca per l’opzione A e quello che li attacca per l’opzione B. Celebre il caso della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. Se avessero detto sì, i giornaloni avrebbero titolato: “Vergogna, sono come gli altri, servi dei palazzinari e traditori della promessa elettorale di dire no”. Invece dissero no e i giornaloni titolarono: “Vergogna, sanno solo dire no a tutto e fanno perdere alla Capitale un’importante occasione di sviluppo” (degli sprechi, del debito e delle mazzette, s’intende). La scena si ripeté per lo stadio della Roma, deliberato dalla giunta Marino in versione monstre con speculazioni e torri à gogo. Avendo promesso agli elettori il sì allo stadio, ma il no alle torri e alle speculazioni, la giunta Raggi approvò lo stadio senza le torri e le speculazioni. Apriti cielo. “Vergogna, servi dei palazzinari, sarà un ecomostro”, titolarono i giornaloni (che, quando l’ecomostro era davvero monstre, non obiettavano alcunché). Il titolo già pronto per il no allo stadio – “Vergogna, fate perdere alla Capitale un’altra importante occasione di sviluppo” – tornò buono quando lo stadio fu bloccato per l’inchiesta su Parnasi, Lanzalone & C. (a proposito: dopo tutti i titoloni sullo “scandalo Raggi-M5S”, i pm vogliono a giudizio i politici del Pd e di centrodestra pagati da Parnasi, ma nessuno dei 5Stelle).

L’altro giorno, l’ennesimo replay per il gasdotto Tap in Puglia. Il M5S si era sempre detto contrario, e aveva ragione da vendere. Aveva anche promesso di bloccare l’opera, e lì aveva commesso un grave errore, perché dopo gli accordi-capestro firmati nel 2015 da quel gran genio di Calenda (contro il parere del governatore Pd Emiliano), lo stop costerebbe allo Stato una ventina di miliardi di risarcimenti: purtroppo, porcata fatta capo ha (anche se qualcosa si può ancora tentare deviando il tracciato in un’area di minor pregio naturale e turistico). E giù titoloni (sacrosanti) sull’incoerenza dei 5Stelle che non han mantenuto le promesse o han promesso ciò che non potevano più mantenere. Ma sarebbero stati massacrati anche se ci fossero riusciti: “Vergogna, sapete solo dire di no e fate perdere all’Italia una grande occasione di sviluppo”. Lo dimostra il caso uguale e contrario del no dei 5Stelle e della giunta Appendino al Tav Torino-Lione. La bandiera No Tav (non contro l’Alta velocità tout court, ma contro la nuova ferrovia per le merci) sventola fra le mani di Grillo da prima che nascessero i 5Stelle, di cui poi divenne un cavallo di battaglia.

Lo sapevano benissimo i torinesi quando elessero sindaco la Appendino e gli italiani quando tributarono al M5S il 25,5% nel 2013 e il 32,5% nel 2018. Quindi, se bloccheranno il Tav, i 5Stelle non faranno altro che mantenere una promessa consacrata da valanghe di voti. Si chiama democrazia, e anche coerenza. Una coerenza che sarebbe più completa se il M5S governasse da solo o con alleati omogenei e potesse dunque agire solo in base all’inedita analisi costi-benefici sulle grandi opere commissionata a 14 esperti dal governo Conte (prima i governi dei “competenti” buttavano i nostri soldi a casaccio). Analisi che si accinge a bocciare sia il Tav sia il Terzo Valico: il Tav perché non serve a nulla, costa un occhio, è ancora in fase embrionale (in Italia come in Francia) e non prevede penali né risarcimenti; il Terzo Valico perché, costruito per un terzo, è del tutto inutile e costa molto meno sospenderlo (pagando penali e risarcimenti) che completarlo. Ma il M5S governa con la Lega che, come Pd e FI, è ben incistata nel partito trasversale del cemento. Di qui il compromesso tipico dei governi di coalizione: la Lega cede sul Tav e il M5S cede sul Terzo Valico.

E i giornaloni? Massacrano il M5S nelle pagine dispari perché è incoerente e non blocca il Tap, e in quelle pari perché è coerente e blocca il Tav. I fatti e i dati economici e scientifici che i “competenti” sbattono ogni due per tre in faccia agli ignoranti giallo-verdi non contano più nulla: solo slogan, fake news e titoli a mezzadria fra il terrorismo e il fantasy. Repubblica: “Il M5S dichiara guerra alla Tav. Rabbia di imprese e sindacati”, “Sarà la marcia dei centomila” (cioè i quattro gatti scesi in piazza a Torino con la Confindustria e gli annessi Pd&FI). La Stampa: “Torino vota lo stop all’Alta velocità. La piazza protesta: una vergogna” (sempre i soliti quattro gatti), “Rischiamo costi severi nel Nord” (Mario Deaglio in Fornero), “Adesso un’altra marcia dei 40 mila” (sempre i quattro gatti di cui sopra). Corriere: “Una cultura economica che disprezza la crescita, un colpo basso alla città”, “Giunta No Tav, divorzio dalla città”. Messaggero: “Chi blocca il Paese: il partito del no”, “A rischio 8.000 posti di lavoro, come esportiamo senza infrastrutture?”. Il Giornale: “Golpe grillino, stop alla Tav”, “Una marcia dei 100 mila per dire sì alle grandi opere” (sempre quei quattro gatti). Tutte balle. I posti di lavoro sono poche centinaia e arriverebbero, se va bene, a 4 mila. Non c’è nulla da esportare in più di quel che già si esporta: sulla ferrovia merci già esistente, la Torino-Modane, i treni partono con l’80-90% di container vuoti, perché il traffico merci che trent’anni fa era stimato in costante crescita è crollato o ha preso altre vie. I costi della retromarcia non sono 4 miliardi, ma zero (niente penali né indennizzi), mentre quelli per completare l’opera (in altri vent’anni di cantieri) vanno dai 15 ai 20 miliardi. Noi naturalmente siamo vicini ai “colleghi” ridotti a trombettieri del Tav per conto di chi gli paga lo stipendio e/o la pubblicità. Ma, per favore, lascino perdere la libertà di stampa: quella che difendono è la loro servitù.

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