giovedì 30/08/2018
Siamo Annegati nel mare delle giustificazioni
di Alessandro Bergonzoni
Sequestro un uomo. Il libro non l’ha scritto Primo Levi. Ma un governo. E ce ne sono quasi 100 copie, viventi. Proviamo a leggere. Parla di una nave venuta da lontano col suo carico di anime a migliaia di chilometri dalla propria terra affamata, guerreggiata, violentata e a pochissimi metri dalla nostra terra in pace (?). Mancava un ponte che non si voleva far scendere, una semplice passerella, ci sono voluti dieci giorni per fare due metri. Siamo ai limiti della lentezza, ai limiti, già oltrepassati, di una nuova follia a quanto pare non gratuita, ai limiti della legge, che alterna l’obbligo della giustizia a una sua libera interpretazione, a seconda dei fini di partito.
E siamo al punto: al crollo, dei ponti che uniscono innocenti e colpevoli, prede e predatori, venduti e compratori, peccanti e impeccabili, poveri meno poveri e ricchi o più ricchi, sani e ammalati, italiani e resto del mondo; ponti che sono caduti questa volta non a causa degli archi di tempo, tiranti e campate, più struzzo che calce, ma per idee, quelle sì campate in aria, idee di forza maggiore, minore e di potere che conferma che non c’è grazia, non c’è bene, non c’è intelligenza, non c’è visione, non c’è unione né pietà.
Ai funerali della pietà, non c’è n’è. Essa stessa è terminata in quei pochi metri. L’amore è stato bandito, anche lo Stato sembra diventato bandito; come in un rapimento ha accettato di trattare sul rilascio dei sequestrati: “E va bene facciamo una concessione per le donne e i bambini”.
Si può infrangere la legge delle vite in tanti modi, anche divertendosi a fare le navi in bottiglia e a chiuderle imbottigliando chi c’è dentro. E questo è il primo, il secondo e forse non ultimo atto di forza, della vecchia commedia che vede la continua mancanza di “pontefici” in noi (pontis facere dal latino), che possano non far cadere nel vuoto, anche di potere, persone innocenti sì portatori di violenza, ma subita!
E chi ha da ridire sull’innocenza o colpevolezza degli uomini lo faccia sempre dichiarando che colpevole lo si è in primis, di abuso di dolore, di indifferenza molesta, di ignoranza, di pena inflitta senza alcun motivo, di assenza di responsabilità. Sembrava che non ci fosse nessun “pontefice” in noi o fra di noi che collegasse quella scaletta, dei valori politici e sociali, a questo benedetto maledetto molo, per far scendere chi poi dovrebbe risalire, per fare andare a terra chi a terra era e sarà comunque ancora, purtroppo.
Una pazzia che racconta il cambio di dimensione che stiamo vivendo, anzi morendo. Che travalica le posizioni politiche e non c’entra solo con le diverse strategie sulla transumanza globale, col mercato, le infrastrutture, gli investimenti: c’entra con il ministero della Sanità, ma delle coscienze.
La mancanza di vergogna accompagna gesti moribondi, la mancanza di una benché minima consapevolezza del male che prende vita, e poi la sfregia. L’assenza di colpa che accompagna il dolore procurato è la prova della distanza che dobbiamo scoprire e non coprire.
Poi è arrivata anche e quasi sola una parte della chiesa, che ha deciso di cambiare la dimensione politica e partitica in accoglienza, presa in carico. Ha deciso di fare ponte. Ma insisto: chi è pontefice? Chi non lega, non getta la passerella, chi vuole far crollare?
Il tempo, questo tempo, è finito, l’uomo, questo uomo, non ha più senso, al massimo solo sensi. Non basta più, non serve più se non cambiamo il “pontificare”, il sobbarcarci.
Quali altri segni ancora dobbiamo aspettare dalla natura o dagli uomini, per renderci conto che il cambio o lo subiamo o lo diventiamo? A quante e quali esequie dobbiamo presenziare, quanti articoli ancora dobbiamo leggere in cronaca, quanti insulti e vendette dobbiamo ascoltare sui media che altro non fanno che informarci sulla nostra empietà? Dobbiamo annegare nella nostra saliva a forza di trovare un mare di assurde giustificazioni? L’apocalittico è pessimismo?
E se fosse invece quella forza profetica e di rinascita che ci manca proprio per non di-sperare più soltanto, ma per rivelarci altre verità?
Nessun commento:
Posta un commento