giovedì 30 agosto 2018

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Ieri mi sono imposto, quasi scocciato, di leggere l'articolo su Repubblica di "Uolter" Veltroni imperniato sulla crisi, meglio dire scomparsa, della sinistra in Italia. Tutto sommato un bel articolo anche se il metodo, la medicina proposta da Uolter non la condivido pienamente. Scalfari stamani su Repubblica incensa l'articolo sperticandosi come solo lui sa fare e proponendo nomi su cui ripartire: Gentiloni, Minniti, Zanda, lo stesso Veltroni e naturalmente il Presidente Mattarella. Scalfari quindi propone il vecchio per cercare di portare novità all'interno dell'esangue sinistra. A mio parere un coacervo d'inutilità, una ripartenza senza movimento, un'iniezione palliativa senza futuro.
Interviene pure l'Eterno Scocciato Cacciari che, pungolando Uolter nel ricordargli gli errori che anche lui fece al tempo del segretariato del partito, propone un partito federale, transnazionale con il leader dal basso. Cacciari analizza pure i macroscopici errori fatti al tempo della nascita del PD: 

«La sinistra italiana ed europea li ha compiuti già dagli anni Settanta e Ottanta. Da un lato, ci furono grandi trasformazioni sociali, cambiamenti nel lavoro che fecero smottare la base della sinistra, senza che i suoi leader ne prevedessero le conseguenze.
Dall’altro, la questione istituzionale: in quegli anni la sinistra non affrontò le riforme, chiudendosi nel conservatorismo e rifiutando chi, come i sindaci del Nord, chiedeva una svolta in senso federale. Un atteggiamento che accomuna Veltroni a D’Alema e Prodi».

E questi sono i rimedi proposti sempre da Cacciari:

«Ricostruendo dalle fondamenta un partito con un radicamento territoriale, con gruppi dirigenti che emergano dal basso, dalle località. Che valorizzi chi nel suo ufficio, ospedale, giornale, scuola, sindacato rappresenta quel luogo. Il contrario di quanto ha fatto il Pd, che scelse le cooptazioni. Ci vuole discontinuità netta: un partito non liquido ma di massa».

E dirò pure la mia: per far rinascere la sinistra in Italia occorre che avvenga solo un fatto: anteporre i diritti degli esseri umani ai profitti, abbattendo senza remore l'alterazione democratica trentennale che chiamo tecno-rapto-finanziocrazia.
E propongo pure un nome su cui ripartire: Tomaso Montanari.

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