mercoledì 2 maggio 2018

Primo Maggio


Raccolte le innate pigrizie, constatato il plumbeo del cielo, ho trascorso un primo maggio secondo i precetti trascritti nel compendio  "Stravaccamentum die", un libro scritto da qualche frate satollo nei primi anni del XVII secolo.
Quando entri in questa particolare concezione spazio temporale, le più semplici azioni, dalle abluzioni allo svuotamento della vescica, diventano impedimenti rocciosi in puro stile alpino; l'ammorbidente che pervade il tuo animo blocca ogni proposito, ogni progetto. La tv diventa sovrana e solo grazie al decoder, permettente di tornare indietro, riesci in un tempo enormemente dilatato a visionare almeno un film, interrotto da molteplici penniche che si susseguano a ritmo circadiano. 
Le ore del giorno si tramutano in un'unico ed indecifrabile tempo, cadenzato dalla luce che filtra dalle tapparelle ortodossianamente calate a mezz'aria. Lo svuotamento in cervice raggiunge picchi impensati, tanto che diventa faticoso coordinare un'alzata per l'espletamento della minzione. 
Sul far del meriggio infine, scovando su Rai 1 il famigerato concertone sindacale del Primo Maggio, riesco, dopo sforzi mnemonici importanti, a rielaborare la classifica annuale delle inutilità scassamaroni, posizionando al solito l'evento musicale romano, con cantanti mai conosciuti prima senza senso né storia, un'incollatura dietro ad un pranzo di prima comunione, agli auguri a raffica di Natale, l'incontro con scalmanati narratori di vacanze e la terribile casualità che mi costringe ad ascoltare le narrazioni di due o tre celeberrime logorroiche che sfuggo da tempo immemore più che la Picierno una biblioteca. 

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