giovedì 07/12/2017
Scudi umani a difesa di sua altezza Boschi
Scudi umani a difesa di sua altezza Boschi
di Daniela Ranieri
Difendere l’indifendibile, nello specifico la sottosegretaria Boschi dal sospetto di incarnare un conflitto di interessi in quanto rappresentante del governo e insieme curatrice delle questioni relative al fallimento della banca vicepresieduta dal suo babbo, è un’impresa titanica che non riuscirebbe nemmeno al chiacchierone contaballe Matteo Renzi (che infatti se ne guarda bene). Perciò al Nazareno ogni martedì si tiene una sessione di schiaffo del soldato. A turno, ogni parlamentare, ministro e dirigente, fino all’ultimo galoppino del Pd, viene fatto voltare verso il muro mentre un altro gli sferra uno schiaffo sulla nuca. Se lo schiaffeggiato indovina chi è stato, si salva. Quello che prende più schiaffi viene inviato nei talk della sera.
Martedì è stata una strage di scudi umani. Esentato Fiano (specializzato nella difesa di babbo Renzi, perinde ac cadaver), nel pomeriggio finisce a SkyTg24 tale Federico Gelli – che di schiaffi deve averne presi parecchi, per essere mandato con quel cognome a difendere una tizia chiacchierata di far parte di un cerchio che emana uno “stantio odore di massoneria”. Naturalmente scout, ovviamente toscano, eletto con Renzi nel 2013 (col Porcellum, come la Boschi), para i colpi di Fabio Rampelli di FdI con una vocazione al martirio da cavaliere medievale, blaterando di “inchiesta politica”, “gogna” e “garantismo” come neanche i berlusconiani si sognano più di fare davanti a testimoni.
A sera, a #cartabianca finisce disgraziatamente Ivan Scalfarotto. Sul perché il pm di Arezzo Roberto Rossi (ex consulente del governo Renzi) avrebbe mentito o omesso alla Commissione d’inchiesta sulle banche circa altre indagini a carico di babbo Boschi, Scalfarotto enuncia: “Ma perché un magistrato dovrebbe mentire?”. Dal che si evince che la linea di difesa al Pd la scrive l’usciere. Con la salivazione azzerata, davanti alle logiche domande di Berlinguer e De Bortoli, Ivan farfuglia delle altre banche fallite oltre a Banca Etruria, come se il punto non fosse che la Boschi, come scrive De Bortoli nel suo libro, da ministra delle Riforme (incompetente in vari sensi) si rivolse all’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni per chiedergli di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria, giurando poi in Parlamento di non essersi mai occupata del dossier. Nell’intento di compiacere il capo e la di lui amica ma impossibilitato dal principio di realtà, Scalfarotto balbetta, ha la lingua felpata, grida: “Se la smettiamo di fare processi sui giornali… vogliamo parlare di Consip?”. Poi dà la colpa ai giornali per la mancata vigilanza sulle banche. Chiude dicendo “la Boschi non ha mai annunciato una causa per diffamazione”, il che è chiaramente, pateticamente falso. Verso le 23, viene rinvenuto in via Teulada in evidente stato confusionale.
In contemporanea, al funereo Ettore Rosato tocca la difesa d’ufficio a DiMartedì. Poveretto! Ripete a pappagallo il copione contenuto nel kit dello scudo umano della principessina Boschi: Etruria è stata commissariata dal governo Renzi (falso: da Bankitalia); la colpa è dei giornali che fanno la guerra al Pd diffamando Boschi (che peraltro non si sente affatto diffamata, visto che non ha querelato De Bortoli per diffamazione ma l’ha denunciato per danni). E, soprattutto, babbo Boschi non ha ricevuto alcun avviso di garanzia (siamo alla fase freudiana della negazione), o forse sì, ma per “falso in prospetto”, reato risibile inventato apposta per fregarlo.
Premio della critica a Beppe Severgnini, ospite di Otto e mezzo. Senza manco essere sotto schiaffo, si sente lo stesso il friccico del protettore di rango: dice di credere a De Bortoli, suo amico e direttore, e però, contestualmente, lamenta un “linciaggio mediatico” nei confronti della Boschi. Povera stella. Come se stesse scritto da qualche parte che questa “giovane donna” (fosse un anziano signore lo si potrebbe pure linciare) deve avere ruoli rilevanti nel governo del Paese. Come se la innocua fanciulla non avesse tentato di “riformare” la Costituzione, o non si potesse metterne in discussione il “merito”, uno dei feticci falsi di questa pseudo-classe di miracolati toscani a vario titolo legati a Renzi. Vediamo quanti voti prenderà, questo genio incompreso della Repubblica (anche se proprio Rosato ha scritto una legge che consentirà di farla agevolmente “eleggere” nel listino bloccato del proporzionale).
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