mercoledì 18 ottobre 2017

Articolo illuminante


mercoledì 18/10/2017
Il golpista e il palo

di Marco Travaglio

Nel 2003 il Consiglio d’Europa recepisce un documento della Commissione di Venezia (l’organismo comunitario che valuta lo stato della democrazia nei Paesi membri dell’Ue), dal titolo “Codice delle buone pratiche in materia elettorale”. È un forte richiamo ai Parlamenti affinché siano leali con gli elettori secondo l’art. 3 del Protocollo n. 1 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (“Elezioni libere ed eque”): “La stabilità del diritto è un elemento importante per la credibilità di un processo elettorale, ed è essa stessa essenziale al consolidamento della democrazia. Infatti, se le norme cambiano spesso e specialmente se presentano un carattere complesso, l’elettore può essere disorientato e non capirle. Al punto che potrebbe, a torto o a ragione, pensare che il diritto elettorale sia uno strumento che chi esercita il potere manovra a proprio favore, e che il voto dell’elettore non è di conseguenza l’elemento che decide il risultato dello scrutinio. Gli elementi fondamentali… del sistema elettorale non devono poter essere modificati nell’anno che precede l’elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o a un livello superiore alla legge ordinaria”.

In base a questa lettura della Convenzione dei diritti dell’uomo, che ha forza di legge e sovrasta le norme ordinarie degli Stati, la Corte di Strasburgo ha bocciato nel 2005 la legge elettorale della Bulgaria, ritenendola contraria al principio di neutralità perché cadeva a ridosso delle elezioni e penalizzava un partito a vantaggio degli altri. Proprio quel che sta accadendo col Rosatellum, approvato (per giunta col ricatto della fiducia) a meno di sei mesi dalle prossime elezioni al solo scopo di danneggiare il Movimento 5Stelle (e anche Mdp-Articolo 1) a vantaggio di tutti gli altri. Possibile che il presidente della Repubblica, fino a due anni fa giudice costituzionale, non si renda conto che questa legge, oltre a essere politicamente immorale e probabilmente incostituzionale, certamente calpesta la Convenzione europea e la sentenza 30386/05 “Ekoglasnost contro Bulgaria” e dunque espone l’Italia a un’analoga censura? Possibile che i presidenti delle Camere facciano finta di niente? Possibile che le frotte di giuristi che vanno in tv e scrivono sui giornali – a parte i pochissimi che si sono pronunciati in questi giorni – non abbiano nulla da eccepire? I più paraculi sventolano lo “stato di necessità”, come se in mancanza del Rosatellum l’Italia fosse priva di legge elettorale. Falso. La legge c’è: il doppio Consultellum, cioè il proporzionale con preferenza unica, anche se con modalità diverse fra Camera e Senato.

Per rendere omogenee le due sentenze della Consulta su Porcellum e Italicum basta una leggina, che avrebbe il doppio pregio di essere sicuramente costituzionale e neutra, senza favorire né sfavorire nessuno (tot voti, tot seggi) e anzi rendendo meno inaccettabile il fatto di legiferare alla vigilia delle urne. Invece si impone, con la tagliola della fiducia, una legge che è tutto fuorché neutrale, ma dichiaratamente punitiva per le uniche due forze politiche che non vogliono coalizzarsi con nessuno. Per giunta con un meccanismo incomprensibile che calpesta il diritto degli elettori di sapere per chi stanno votando. L’ha spiegato bene al Fatto il giurista Gianluigi Pellegrino, smascherando la truffa nascosta dietro il divieto del voto disgiunto. Nel Mattarellum e nel sistema tedesco (modelli misti, parte proporzionali parte maggioritari), l’elettore dà due voti: sceglie il candidato che preferisce nel suo collegio (quota maggioritaria) e la lista che più gli aggrada nella sua circoscrizione (quota proporzionale). Nel Rosatellum no, ha un solo voto: se barra il nome di Tizio nel collegio maggioritario, nel proporzionale deve per forza barrare una delle liste che lo sostengono; e, se non barra alcuna lista, il voto che ha dato al candidato va automaticamente ai partiti di quella coalizione. Cioè il suo voto viene utilizzato, a sua insaputa, per eleggere candidati-nominati che mai l’elettore vorrebbe mandare in Parlamento. Non solo: i voti dei non eletti nel collegio se li spartiscono i candidati delle liste proporzionali: tu credi di aver votato Tizio e invece fai eleggere Caio e Sempronio. Un unicum nel mondo.

Così i partiti coalizzati sfruttano i loro candidati di collegio, gli unici che girano sul territorio per farsi campagna elettorale, come specchietti per le allodole e traini per portare voti ai loro nominati. Cioè, con la quota maggioritaria del 36% e quella proporzionale del 64%, voti uno e nomini due (senza saperlo). È quello che Gustavo Zagrebelsky definisce “un sistema tecnicamente bastardo, che coarta la libertà dell’elettore nell’uno e nell’altro caso”: sia nel caso dell’elettore che vuole votare una lista sul proporzionale ed è costretto a votare pure il relativo candidato di collegio; sia nel caso dell’elettore che vuole votare il candidato di collegio ed è costretto a votare pure la lista (o, se non si esprime, le liste coalizzate) sul proporzionale. E proprio qui sta il più palese profilo di incostituzionalità del Rosatellum, alla luce delle sentenze della Consulta, la prima delle quali (la n.1/2014, scritta proprio da Mattarella) che – ricorda Zagrebelsky – hanno “ritenuto illegittimi i sistemi di voto che coartano in questo modo la libertà dell’elettore, cioè sistemi nei quali non è garantito il rapporto uno a uno, una scelta un voto”. Dunque, a meno che la Consulta non smentisca se stessa, il Rosatellum finirà come Porcellum e Italicum: sarà raso al suolo, ma solo dopo aver prodotto un nuovo Parlamento illegittimo, che a sua volta avrà figliato un nuovo governo illegittimo. Chi può e deve fermare questi golpisti lo sa benissimo: ora deve scegliere se fare il suo dovere o fare il palo.

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