martedì 5 settembre 2017

Da leggere attentamente


"La corruzione è oggi il principale strumento di penetrazione delle mafie nelle istituzioni. Si è ridotto il tasso di violenza perché non c’è più bisogno di uccidere, corrompi. Abbiamo un ceto politico che, dopo il crollo della Prima Repubblica, ha progressivamente emanato una serie di leggi che hanno impedito il contrasto giudiziario alla corruzione. Oggi la corruzione è sostanzialmente impunita: su 60.000 detenuti, quelli condannati in sede definitiva per corruzione sono talmente pochi che non sono statisticamente riportati. E c’è una differenza fondamentale tra la corruzione della Prima Repubblica e quella della Seconda. Nella prima, quando lo Stato italiano aveva il potere di emettere moneta e obbligazioni di Stato, poteva finanziare la spesa pubblica in modo illimitato e finanziava anche la corruzione. Dopo la fine della Prima Repubblica e poi con i trattati di Maastricht, e l’importanza dell’Ue manifestata in rigorosi vincoli di bilancio, non è più possibile finanziare la corruzione con la spesa pubblica. La corruzione però è rimasta e, anzi, è aumentata, ma ora si finanzia con il taglio ai servizi dello Stato sociale. Uno dei più famosi casi di corruzione è il Mose di Venezia, 2 miliardi il costo iniziale previsto e costo finale, invece, di 6 miliardi, di cui 4 di spesa di corruzione. Nella Prima Repubblica questi 4 miliardi erano di spesa pubblica in più, nella Seconda sono tagli agli ospedali, alle scuole, alle pensioni… Non serve a niente minacciare delle pene severe, perché i colletti bianchi che delinquono sono operatori razionali e prendono in considerazione il concreto rischio di essere scoperti e le concrete conseguenze penali. Oggi il rischio e il costo penale sono prossimi allo zero. Il rischio di essere scoperto è ridotto perché nel mondo dei colletti bianchi c’è un’omertà superiore a quella della mafia, tanto è vero che non abbiamo quasi mai collaboratori. E il rischio è ridotto anche dalla prescrizione, che l’Unione europea ha detto essere criminogena per come è stabilita, perché impedisce di combattere la corruzione, perché non decorre dal momento in cui io pubblico ministero accerto il reato, ma dal momento in cui il reato è stato commesso. Quindi, tutta una serie di reati, dall’abuso d’ufficio al traffico di influenze illecite, il pilotaggio di gare d’appalto, il reato di frode nelle pubbliche forniture, essendo puniti con pene inferiori a 5 anni, si prescrivono in 7 anni e mezzo da quando il reato è stato consumato. Se i reati sono stati consumati 3 o 4 anni fa, a me restano uno o due anni per una sentenza definitiva, impresa impossibile, e non c’è verso di avere una normativa che sia ragionevole. Tutte le riforme che hanno fatto ultimamente non servono, perché sospendere la prescrizione dopo la sentenza di primo grado non serve, tenuto conto che i pm, di solito, vengono a conoscenza dei reati qualche anno dopo che sono stati compiuti."

(Roberto Scarpinato - Magistrato)

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